Julia Ituma

Sara Bonifacio ricorda Julia Ituma: “È colpa di tutti”

La compagna di squadra: "Il dolore che provo mi svuota ma allo stesso tempo mi pare poco se paragonato a ciò che ti affliggeva dentro"

Oggi l’ultimo saluto nella parrocchia milanese di San Filippo Neri alla giovane pallavolista Julia Ituma, morta giovedì scorso a Istanbul. La 18enne è precipitata dal sesto piano dell’hotel della capitale turca dove si trovava con la squadra, la Igor Volley Novara, dopo aver disputato i quarti di finale di Champions League.

Se le cause della drammatica fine della 18enne sono purtroppo chiare, resta ancora da decifrare il perché di quel gesto volontario che ha lasciato nello sconforto famiglia, amici e l’intero mondo della pallavolo, evidentemente ignari dello stato psicologico di Julia.

Julia Ituma, il ricordo di Sara Bonifacio: “Il dolore mi svuota”

Di queste ore il toccante post sui social di Sara Bonifacio, 26enne centrale compagna di squadra a Novara di Ituma: “Il dolore che provo mi svuota, ma allo stesso tempo mi pare poco se paragonato a ciò che ti affliggeva dentro. Sento mille voci intorno a me dire: ‘Non è colpa di nessuno’, ma non credo sia cosi… penso sia un po’ colpa di tutto e di tutti…”.

“Un mondo dove essere fragili è quasi una vergogna”

Su Instagram Bonifacio prosegue: “Viviamo in un mondo fatto di persone che si convincono a dover essere forti, un mondo dove le debolezze non sono accettate, MAI, ed essere fragili è quasi una vergogna. Un mondo che ti spinge a rialzarti ancor prima di cadere, in cui chiunque ti invita a chiedere aiuto, ma poi nessuno ha realmente orecchie per ascoltare…. Chi decide chi è forte e chi no? Perché è così importante? Non lo è. Non è importante. TU eri e sei importante, mi dispiace immensamente non avertelo ricordato”.

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“Libera di trovare la pace”

“Voglio sedermi a riflettere su di te, su di me, su cosa valga realmente e vorrei che lo facessero tutti, un esame di coscienza reale per capire se come agiamo nei confronti degli altri ogni giorno sia degno della vita che ci è stata data. Spero solo – conclude il post – che tu ora sia libera di trovare la pace e spero che noi tutti impareremo a fare più attenzione alle persone che incontriamo sul nostro cammino. Mi mancherai Tituz e mi devi una serata”.

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Julia Ituma, l’amica Virginia Adriano: “Vorrei averti stretto più forte”

Mi manchi. Vorrei averti stretto più forte l’ultima volta che ti ho abbracciata. Vorrei che fosse meno lontana”. Inizia così un altro lungo e commosso post su Instagram dedicato a Julia Ituma dall’amica ed ex compagna di volley Virginia Adriano, che è anche la protagonista dell’ultima foto postata sul suo profilo da Ituma.

“L’ultima volta che ti ho abbracciata, vorrei poterla ricordare quando chiudo gli occhi e ti penso. L’ultima volta che ti ho stretta tra le mie braccia la vorrei ricordare nitida come ricordo i tuoi occhi e il colore della tua pelle. Come ricordo il tuo profumo. Mi piaceva tanto sentire il tuo profumo, quando mi abbracciavi, perché anche se non era una cosa tua, anche tu mi abbracciavi”, prosegue il post.

“Non ti ho mai conosciuta abbastanza”

“Ora non lo so non lo so più se ti conosco. Forse non l’ho mai fatto abbastanza. Non ti ho mai conosciuta abbastanza. Non ti ho mai ascoltata abbastanza. Non ti ho mai capita abbastanza. Abbastanza”, spiega ancora Virginia Adriano ricordando Julia. “Tante cose forse non le ho fatte abbastanza. Che brutta parola abbastanza, significa che c’è qualcosa che manca. Qualcosa che ci sarebbe dovuto essere di più. Forse avrei dovuto chiamarti, di più. Forse avrei dovuto stare sotto la pioggia con te, di più. Forse avrei dovuto chiederti se ti piaceva il colore del cielo al tramonto, di più. Forse avrei dovuto imparare a guardarti. Non solo vederti. Forse avrei dovuto chiederti come stessi, di più”, scrive ancora nel lungo messaggio affidato ai social, quasi una sorta di poesia.

Julia Ituma

“… Capirsi, è questo che fanno gli amici”

“Avrei dovuto capirti, di più. Avrei dovuto intuire. Senza forse, i Forse vanno solo per le piccole cose. Quelle grandi o sono o non sono. Le tue erano tutte cose grandi. Lo erano, erano cose enormi e importanti. Non erano mediocri o trascurabili. Forse un pò nascoste o per lo meno offuscate. Ma avrei dovuto capirle. Me ne sarei dovuta accorgere. È questo che fanno gli amici. Quando stanno male si aiutano. Vero? È così che va fatto, si capiscono perché si parlano. Tu parlavi poco di te, parlavi tanto dell’amore. Tanto del futuro, delle insicurezze, delle scelte, delle occasioni, degli errori, dei problemi, di quelli della vita, di quelli degli altri, dei tuoi? Poco. Mai abbastanza. Di nuovo. Questa parola”, conclude.

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