divano bambino nascosto dietro

Torremaggiore: anche chi ha condiviso il video andrebbe punito

Dopo aver ucciso il presunto amante della moglie, la figlia 16enne e aver aggredito la moglie, Taulant Malaj ha girato un video in cui dice di cercare l'altro figlio, per uccidere pure lui. Il bimbo si è salvato nascondendosi dietro un divano. Molte persone però hanno condiviso il video

Tutti partecipi anche se non attori

Quello che è successo a Torremaggiore (Foggia), oltre alla mattanza dei corpi (la figlia di 16 anni, un uomo presunto amante della moglie, le coltellate alla moglie che resta in vita), è una mattanza delle anime, ma non solo di quelle che non ci sono più: di tutti gli altri, quelli che in qualche modo hanno partecipato alla messinscena dell’orrore.

L’uccisione della figlia e del presunto amante in un video

Dopo aver massacrato il titolare di un bar, Massimo De Santis, la figlia Jessica e aggredito con sei coltellate la moglie Tefta, Taulant Malaj, panettiere di 45 anni, gira un video shock di 62 secondi in cui riprende la scena.

Il video virale del massacro girato e inoltrato

A cosa serve quel video? Lui adesso dice di non saperlo, per il momento è una prova schiacciante contro di lui. Dopo averlo girato, lo inoltra a un amico che fa l’unica cosa che ognuno di noi dovrebbe fare nella malaugurata ipotesi di ricevere un documento del genere: lo denuncia alla polizia, che così si attiva. Quel video, però, nel frattempo dilaga nelle chat di paese (ma chissà fin dove è già arrivato), al punto che adesso il sindaco chiede rispetto per le vittime.  

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Nel video, la ricerca in casa del bambino col coltello in mano

Quindi in qualche modo il video sta circolando. In qualche modo ci sono state persone che, come ci si scambiano cuoricini, meme e auguri, hanno condiviso corpi insanguinati e l’angoscia di un macabro gioco a nascondino in casa, alla ricerca di un bambino nascosto. Un orrore dentro un altro orrore, perché in quel video si vedono i cadaveri dell’uomo nell’androne di casa e della ragazzina, e poi la moglie ferita che invoca la figlia. Adesso il presunto assassino dichiara di essere confuso e di aver visto tutto nero al momento di colpire, e che per questo motivo non si sarebbe accorto che stava uccidendo la figlia. Lo stesso video, però, sembra incastrarlo perché nelle immagini si rivolge alla moglie minacciando di uccidere anche l’altro figlio, di 5 anni: «Ti uccido anche l’altro bambino» avrebbe detto. Per poi dire a Tefta: «Non ti uccido – avrebbe detto in albanese nelle immagini ora nelle mani degli investigatori – perché devi sopravvivere e provare tutto il dolore che hai causato a me». Il piccolo riesce a nascondersi dietro un divano, dove lo trovano poi gli zii in stato di shock.

Che pena spetta al presunto colpevole

Come potrebbe essere punito l’autore di un simile massacro, che attraverso l’uccisione della figlia vuole punire la moglie? «Si tratta di due omicidi e un tentato omicidio, se la moglie resisterà» spiega l’avvocata Cristiana Coviello. «L’omicidio della figlia è aggravato, come anche il tentato omicidio della moglie. Se scegliesse il rito abbreviato o il patteggiamento, invece dell’ergastolo potrebbe scontare 30 anni di prigione, che poi si potrebbero ridurre con i riti alternativi. Da quanto si sa finora, a suo carico pesa anche la premeditazione. Mentre cerca il bambino, è evidente che ha un’intenzione ben precisa. Non è chiaro invece se la ragazza sia stata svegliata nel sonno o se sia morta difendendo la madre». Di sicuro, alla madre Tefta, se sopravvive, tocca un ergastolo del dolore a cui quell’uomo ha deciso lucidamente di condannarla

Anche chi condivide un video simile andrebbe punito

Oltre a essere punito lui, anche chi ha condiviso questo video dovrebbe essere punito. «Nel reato del revenge porn, chi inoltra immagini intime di un’altra persona viene riconosciuto colpevole come chi le ha inviate» dice l’avvocata. In queso caso, però, non c’è un reato che inquadri la morbosità di chi ha guardato e condiviso quel video. La morte di Tiziana Cantone accese il dibattito che portò al reato di revenge porn. Chissà se questa vicenda – di estrema sofferenza per un paese intero –  introdurrà una nuova figura di reato. Di sicuro colpevoli lo siamo un po’ tutti, noi tutti con la smania di “condividere”. Le persone innocenti sono altre: Jessica, che faceva il liceo classico, Massimo De Santis, che secondo il presunto assassino chattava con la moglie, e Tefta, badante occasionale, che per i tg e i giornali è già stata catalogata: si scriveva con l’amante, mentre il marito l’aveva già perdonata. 

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