Sanremo 2019: il meglio e il peggio della prima serata

Al via la 69esima edizione del Festival: il ritmo della gara è serrato, il trio alla conduzione non convince del tutto, tra momenti di stallo e medley noiosi. Le nostre pagelle

La prima serata di Sanremo 2019 inizia in maniera scoppiettante, con Claudio Baglioni, Virginia Raffaele e Claudio Bisio che intonano le note di “Via” dello stesso Baglioni, mentre sul palco si esibiscono dei ballerini di break-dance. 24 artisti, nessuna eliminazione, 3 giurie: quella del pubblico da casa (40%), quella della sala stampa (30%) e quella demoscopica (30%). La scalinata è minimal, le luci anche e i grandi assenti (che peccato) sono i fiori!

I due presentatori sono elegantissimi in smoking: Baglioni in Ermanno Scervino e Bisio in Etro, mentre Virginia Raffaele debutta con un classico abito lungo in bianco e nero firmato Giorgio Armani. Ma non c’è tempo da perdere: dopo l’invito all’armonia del “dirottatore” del Festival, è già il momento di dare al via alla gara.

Francesco Renga, “Aspetto che torni”

Esibirsi per primi non è mai facile, neanche per professionisti consumati come Renga. Qualche stecca di troppo, ma il brano è nelle sue corde e, sicuramente, in quello dei suoi fan. Per non è già un 7.

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Francesco Renga

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Livio Cori e Nino D’Angelo

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Il Volo

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The Zen Circus

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Loredana Bertè

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Nek

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Andrea Bocelli

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Piefrancesco Favino e Virginia Raffaele

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Ultimo

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Virginia Raffaele

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Patty Pravo e Briga

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Pierfrancesco Favino e Virginia Raffaele

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Virginia Raffaele

Nino D’Angelo e Livio Cori, “Un’altra luce”

Due generazioni di canzone neomelodica napoletana a confronto: l’esperimento è interessante ma ci riserviamo di ascoltarla meglio. Intanto è bello vedere giovani di successo che portano avanti la tradizione e la lingua di Napoli. Un 6 di incoraggiamento.

Nek, “Mi farò trovare pronto”

Pezzo energetico per Filippo Neviani, che si presenta sul palco di Sanremo più in forma che mai. 6 e mezzo.

The Zen Circus, “L’amore è una dittatura”

Arriva sul palco di Sanremo una delle band simbolo dell’indie italiano: quest’anno festeggiano infatti i loro primi vent’anni di carriera. Il brano è nel loro stile, piacerà al pubblico del Festival? Intanto un 7 di benvenuto.

Il Volo, “Musica che resta”

Il trio giovane all’anagrafe ma antico in tutto il resto ritorna a Sanremo con un brano che è un po’ un’apoteosi del loro stile. E un po’ anche quello del pubblico di Sanremo (soprattutto di quello in sala che applaude con convinzione). Saremo impopolari, ma è un 6 scarso.

Loredana Bertè, “Cosa ti aspetti da me”

Finalmente arriva lei: lunga parrucca turchina, borsetta e gambe (strepitose) in vista. Sarà sempre la nostra preferita. 8 sempre.

È il momento del primo ospite: si tratta di Andrea Bocelli, che prima si esibisce al piano con Claudio Baglioni sulle note de “Il mare calmo della sera”, quindi duetta con il figlio Matteo, non prima di avergli passato simbolicamente il suo chiodo portafortuna. Sono due voci fantastiche e sono i primi a regalare al pubblico un’esibizione degna del palco dell’Ariston. Ma è già tempo di ritornare alla gara.

Daniele Silvestri, “Argentovivo”

Nel frattempo sembra risolto il problema di audio che ha disturbato le performance fino a questo momento: ne beneficia il bel pezzo di Silvestri, uno di quelli che migliora con il passare degli anni. Plauso al batterista con la maglietta di Propaganda Live. 7 e mezzo per la canzone.

Il ritmo serrato della gara si interrompe per il primo monologo della serata: è quello comico di Bisio, che prende le polemiche nate nei giorni scorsi attorno alle dichiarazioni di Baglioni come spunto per affrontare l’argomento dei migranti. E per riportare Baglioni sul palco, che intona “Sono qui”.

Federica Carta e Shade, “Senza farlo apposta”

La più giovane in gara padroneggia bene l’ansia da palco di Sanremo: la canzone di Federica Carta e Shade è orecchiabile quanto basta. 6 e mezzo anche per loro.

Ultimo, “I tuoi particolari”

Il 23enne, vincitore della scorsa edizione di Sanremo Giovani, canta con passione e nonostante qualche stecca porta a casa un’esibizione di tutto rispetto. 7+ ma siamo sicuri che domani ci piacerà di più.

Cambio d’abito per Virginia Raffaele, che sfoggia un corto scintillante, e via con il prossimo ospite: è un elegantissimo Pierfrancesco Favino, con il quale una fin troppo emozionata Raffaele si lancia in un improbabile medley di Bohemian Rapsody, Sister Act e Mary Poppins. Ahimé non troppo riuscito.

Paola Turci, “L’ultimo ostacolo”

In tailleur bianco Paola Turci è fantastica, e la sua voce dal timbro inconfondibile ci piace come la prima volta. 8 e mezzo.

Motta, “Dov’è l’Italia?”

Nella quota canzoni impegnate, Motta si arrabbia con la telecamera e ci regala un’esibizione intensa. 7 e mezzo.

Boomdabash, “Per un milione”

Loro sono già pronti per l’estate: in un’inedita versione elegante in velluto, hanno già in tasca il tormentone dell’estate. Buona la prima, per noi è un 7.

Briga e Patty Pravo, “Un po’ come la vita”

L’esibizione inizia dopo parecchi minuti di disguido tecnico che provocano l’imbarazzo di Claudio Bisio e che si risolvono giusto in tempo a non far arrabbiare (troppo) Patty Pravo. Alla fine parte il duetto, ma presi dalle polemiche ce lo siamo già dimenticato. 6 meno meno, ci perdoni la divina.

Simone Cristicchi, “Abbi cura di me”

Anche Cristicchi sta nella quota canzoni impegnate, ma forse questa sera, tutte insieme, sono un po’ troppe. Il pensiero alle esibizioni mancanti (più di dieci a questo punto) rende difficile la concentrazione. Cinque e mezzo.

Dopo il tributo a Fabrizio Frizzi, che l’Ariston omaggia con un lungo applauso, arriva il momento di Giorgia, che come sempre ha una voce pazzesca ed è un’interprete straordinaria, ma la preferiamo quando canta le sue di canzoni, ancora meglio se in duetto con Baglioni. La lunghezza della serata (e i troppi medley) iniziano a farsi sentire pesantemente. In effetti 24 esibizioni metterebbero alla prova chiunque.

Achille Lauro, “Rolls Royce”

A svegliarci dal torpore ci pensa questo ragazzino in smoking che ci ricorda tanto Vasco Rossi. A lui il primo 9 della serata, non ci vergogniamo neanche un po’.

Arisa, “Mi sento bene”

In abito corto bianco, la nostra Rosalba arriva a Sanremo con un pezzo allegro e divertente, che ci mantiene sveglie. Sempre voti alti ad Arisa, per noi è un 8.

Negrita, “I ragazzi stanno bene”

“I ragazzi stanno bene” è anche il titolo di un film con Mark Ruffalo dove Mark Ruffalo si mette in mezzo a una coppia lesbica e da lì parte una gran rivoluzione. Ma non ha niente a che fare con la canzone dei Negrita, che evidentemente non abbiamo ascoltato. 6 sulla fiducia.

Ghemon, “Rose Viola”

Il rapper di Avellino è una certezza della sua scena ormai da un bel po’ di anni a questa parte: è bello rivederlo sul palco di Sanremo. Anche con quel look si merita 7 e mezzo.

Einar “Parole nuove”

Il 25enne di origini cubane ha vinto Sanremo Giovani lo scorso dicembre (insieme a Mahmood) dopo un percorso travagliato, che ha visto anche la partecipazione ad Amici di Maria De Filippi. 6 e mezzo per lui.

Ex- Otago “Solo una canzone”

I genovesi Ex-Otago ci sono molto simpatici, sulla canzone invece ci stiamo lavorando, ma sarà la stanchezza. 6 e mezzo.

Anna Tatangelo, “Le nostre anime di notte”

Anna è in formissima come sempre, un mini abito strepitoso con super rouche sulla spalla. La canzone, effetivamente, è un po’ sempre la stessa ma è comunque un 7 per lei.

Irama, “La ragazza con il cuore di latta”

Il ragazzo è carino e fresco, la canzone è struggente, forse anche troppo per la sua età. 6 per l’interpretazione.

Enrico Nigiotti, “Nonno Hollywood”

Oramai è quasi l’una e la canzone dedicata al nonno morto rischia di far crollare i nervi a tutti, ma resistiamo imperterriti anche durante l’esibizione di Nigiotti. Quanto manca? Cinque e mezzo, comunque.

Mahmood, “Soldi”

Il 27enne Alessandro Mahmood, sardo di origini egiziane, porta a Sanremo un brano che racconta la storia di una famiglia tutt’altro che tradizionale e la sua voce, il flow, il testo ci piacciono molto, un po’ Sam Smith un po’ Guè Pequeno. Peccato sia stato l’ultimo a esibirsi, è probabilmente il più moderno di tutti. 8 che c’abbiamo sonno.

Siamo giunti alla fine di questa lunghissima serata: il Festival di Claudio Baglioni perde un po’ di smalto rispetto allo scorso anno, ma sarà molto probabilmente la formula delle 24 esibizioni un po’ (tanto) difficile da tenere in piedi. La giuria parziale premia Loredana Bertè, Daniele Silvestri e Francesco Renga mentre penalizza i nostri Achille Lauro e Mahmood, ma è una classifica momentanea. E la prima è andata!

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