Illustrazione di Elisa Macellari

Illustrazione di Elisa Macellari

Amo il mio compagno, ma sono stregata da uno sconosciuto

  • 21 08 2019

Dal 2015 la scrittrice ha una rubrica su Donna Moderna dove si confronta con le lettrici sui problemi di coppia, sesso e relazioni affettive

Ogni settimana pubblichiamo le risposte di Chiara alle domande delle lettrici, sia online che sulla carta. Per scriverle, manda una mail a lapostadelcuore@mondadori.it

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Cara Chiara, il mio problema è quello “classico”: sono indecisa tra 2 situazioni sentimentali, una reale e l’altra platonica. Nel 2014 ho conosciuto il mio compagno. Alcuni mesi da amici e poi, alla prima notte d’amore, sono rimasta incinta. Emozionati e spaventati, abbiamo iniziato la convivenza. Non molto tempo dopo ho avuto un aborto, ma il rapporto è rimasto solido, nonostante il dolore. La sua famiglia è deliziosa, va tutto a gonfie vele da 5 anni. Nel 2016, al mare, vedo l’altro: da parte mia attrazione immediata, da parte sua indifferenza totale. Il destino ci ha fatto conoscere in un modo molto romantico: entrambi bloccati da un temporale in uno stabilimento balneare chiuso. Ho iniziato la conversazione. Lui era in vacanza con la famiglia. Nei giorni a seguire, solo il saluto. Nel 2017 ci siamo incontrati ancora: saluti formali e qualche parola. Gli ho chiesto l’amicizia su Facebook, ma nulla. Nel 2018 l’ho rivisto: una miniconversazione e un abbraccio bellissimo che mi ha trasmesso un calore mai provato. A dicembre gli ho chiesto di nuovo l’amicizia, stavolta con esito positivo. Eccoci al 2019. Provo a scrivergli, ma sempre senza riscontro (fatta eccezione per gli auguri che, a ogni festa, gli mando). Mi sento ridicola, in imbarazzo, ma non riesco a dimenticarlo. Non è giusto nei confronti del mio compagno e della sua famiglia.

Anonima

Mia cara Anonima, l’uomo che ti ha stregato esiste come quel poster che guardavamo da ragazzine, con 2 cuori al posto degli occhi, e che un giorno abbiamo staccato dal muro per fare spazio alla foto di una persona vera. E per di più abbracciata a noi. Quattro anni e quattro incontri fugaci, ma nient’altro: può l’immaginazione mettere in pericolo la realtà? Non starai cercando forse di sabotare un amore che, come dici, procede «a gonfie vele» solo per la nostalgia di quello struggimento che ci fa sentire così vive, ma (o proprio perché) non ci mette mai davvero a rischio? Non ho dedicato il mio ultimo romanzo a una persona in particolare, ma “a chi resta”. Perché mi sto sforzando di accettare che l’amore vero sia fatto di chi c’è: nonostante il tempo, nonostante il dolore; grazie al tempo, grazie persino al dolore.

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