Coronavirus: anche i giovani sono a rischio

Il Sars-CoV-2 non risparmia i giovani adulti. E così, se i primi dati diffusi all’inizio della pandemia ci riferivano di un virus che colpisce solo le persone anziane, ora emerge una realtà in parte diversa. Gli ultimi report dell’Iss, l’Istituto Superiore di Sanità, dicono che il 25% dei pazienti positivi al tampone ha un’età compresa tra i 19 e i 50 anni. Anche se gli anziani e gli individui con condizioni mediche preesistenti sono soggetti a “manifestazioni cliniche più gravi”, tuttavia possono essere infettate e poi contrarre la malattia persone di ogni età. E i dati sul contagio riguardano sempre più trentenni.

I maschi sono più colpiti

«Generalmente i sintomi sono lievi e a inizio lento nei giovani adulti» precisa il ministero della Salute. Tuttavia non è detto che poi la situazione non possa aggravarsi e precipitare nel giro di poco. I dati della Task force Covid-19 del dipartimento Malattie infettive e Servizio di informatica dell’Iss – aggiornati allo scorso 20 marzo – indicano un totale di 2525 soggetti positivi nella fascia d’età tra 30 e 39 anni, di cui 1261 maschi e 1202 femmine diagnosticati dai laboratori regionali. Le regioni più colpite sono Lombardia, con 1278 casi (6,4% del totale), Emilia Romagna con 323 casi (7,2% del totale) e Veneto (322). Sul totale dei positivi, 9 sono deceduti. Tutti uomini e due donne, con gravi patologie preesistenti: malattie cardiovascolari, renali e psichiatriche ma anche diabete e obesità. I maschi sono i più colpiti. La mortalità è dello 0,6% negli uomini e dello 0,2% nelle donne. Ma il dato cresce di giorno in giorno con l’allargarsi dell’epidemia. Nei casi più gravi, in media trascorrono 8 giorni dall’insorgenza dei sintomi (fatica a respirare, tosse e febbre) al decesso. La terapia antibiotica è finora quella cui si fa il ricorso maggiore, seguita da quella antivirale.

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L’importanza del distanziamento sociale per i giovani

Nonostante i dati sul contagio siano crescenti e sempre più allarmanti, sono ancora tanti i giovani che non rispettano l’obbligo di rimanere a casa, pur non sussistendo motivi di lavoro, salute e prima necessità indicati dal decreto. Le forze di polizia su oltre 1.427.000 persone controllate dall’11 marzo scorso, ne hanno denunciate oltre 61.000 per violazione dell’articolo 650 del Codice penale, fa sapere il Viminale. «Tutte le fasce di età contribuiscono alla propagazione dell’infezione. Ma ci sono molti esempi di violazioni delle raccomandazioni soprattutto da parte dei giovani» spiega Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss, invitando al rispetto delle norme di distanziamento sociale.

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Anche all’estero riflettori puntati sugli under 40

Anche il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus nei giorni scorsi ha invitato a non  sottovalutare la pandemia. «La malattia è grave, uccide anche i giovani. L’unico modo per frenare l’avanzata del virus è rompere le catene della trasmissione, testando e isolando». L’Oms ha rivolto un appello anche a chi è guarito dal virus: «Le persone contagiate possono infettare gli altri dopo che non si sentono più male. Le misure di protezione dovrebbero continuare per almeno due settimane dopo la scomparsa dei sintomi» ha precisato il direttore, auspicando che lo spirito di solidarietà di questi giorni diventi più contagioso del virus. Intanto la preoccupazione per i casi giovanili di Covid-19 cresce anche all’estero. I dati degli ultimi rapporti sanitari federali degli Stati Uniti, riportati dal quotidiano Usa Today, mostrano che una persona su cinque tra i ricoverati per il coronavirus ha un’età compresa tra i 20 e i 44 anni. Si tratta di circa 705 persone positive. Nella conferenza stampa della Casa Bianca di mercoledì scorso il presidente Donald Trump ha implorato i giovani di fermare comportamenti sconsiderati come feste e uscite in spiaggia.

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