Bambina gatto alla finestra

Coronavirus, sì alle passeggiate dei bambini

Il Viminale stabilisce quando e come si può uscire con i bambini. Attenzione alle limitazioni. Ma è polemica

Dietrofront, le passeggiate con i bambini adesso sono permesse, seppure con una serie di limitazioni. Dopo le lamentele e le petizioni da parte di genitori (e Sindaci) perché fossero previsti dei momenti nei quali poter far uscire di casa i bambini, il ministero dell’Interno ha emesso una circolare che chiarisce cosa si può fare. Ma è polemica: le regioni Lombardia, Veneto e Campania protestano ritenendo che così siano vanificati gli sforzi per contenere la diffusione del virus. 

Nel dibattito interviene anche il Garante per i Diritti dell’Infanzia.

Sì alle passeggiate, purché…

La circolare del Viminale ai Prefetti mette a tacere le proteste, più o meno velate, di molti genitori, ma anche rappresentanti stessi delle Amministrazioni locali, fissando però paletti ben chiari: «E’ da intendersi consentito, ad un solo genitore, camminare con i propri figli minori in quanto tale attività può essere ricondotta alle attività motorie all’aperto, purché in prossimità della propria abitazione».

Niente monopattini, dunque, né giri in bicicletta per i bambini. Se in una famiglia esistono più fratelli, l’uscita sarà consentita a tutti contemporaneamente se minori e conviventi), sempre con accompagnamento di un solo adulto. Alle forze di polizia impegnate nel controllo del rispetto delle disposizioni viene ribadita la necessità di un «giusto equilibrio tra l’attenta vigilanza sulla corretta osservanza delle misure e la ragionevole verifica dei singoli casi».

Attenzione, però, a chi vorrebbe dedicarsi anche all’attività sportiva.

Le proteste delle regioni

Di fronte alle proteste di alcune regioni, come Lombardia, Veneto e Campania, che considerano le nuove disposizioni in contrasto con gli sforzi per contenere la diffusione del coronavirus, il Viminale ha pubblicato una nota nella quale precisa che le norme sulla circolazione restano le stesse, dunque sì alle brevi uscite, purché «in prossimità della propria abitazione». Resta poi vietato «svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto ed accedere ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici». Una precisazione necessaria, anche per confermare che non si può accedere ai parchi, come invece aveva fatto nei giorni scorsi una mamma a Milano, che era entrata con il figlio, ma era stata multata di 300euro. 

Il Garante per i Diritti dell’Infanzia

Se sui social si moltiplicano gli appelli a restare a casa, anche da parte di medici e genitori contrari alla possibilità di uscite dei bambini, il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Filomena Albano, è intervenuta per chiarire: «I bambini possono uscire di casa se accompagnati da un genitore, purché rimangano nei pressi dell’abitazione, nella misura strettamente necessaria e siano rispettate scrupolosamente le regole di distanziamento sociale. E’ responsabilità del genitore evitare in modo rigoroso qualsivoglia contatto con gli altri»«Già adesso – ha scritto Albano al premier Conte – dando un’interpretazione sistematica alle norme vigenti, deve ritenersi possibile per un genitore accompagnare fuori casa i figli in prossimità dell’abitazione. Ho però chiesto al Governo di valutare l’opportunità di chiarire, nei prossimi provvedimenti, ogni dubbio interpretativo, per garantire l’adozione da parte di tutti delle cautele necessarie affinché l’uscita dei minorenni possa avvenire nella misura strettamente necessaria e senza pericoli per la salute individuale e collettiva».

Le uscite, dunque, restano limitate allo stretto necessario, «Anche perché, se ciò non fosse possibile, si finirebbe per negare ai bambini, che più di altri necessitano di movimento all’aria aperta in ragione della loro età, una possibilità già concessa agli adulti», conclude la Garante.

Le uscite di disabili e anziani

Anche per anziani e disabili è prevista la possibilità di passeggiate nei pressi di casa, accompagnati da eventuali familiari o personale di assistenza, perché motivate da «necessità e salute». Nella circolare si prevede anche la possibilità che gli ospiti di case famiglia o strutture analoghe, che dispongano di uno spazio all’aperto, possano uscire, purché siano mantenute le distanze di sicurezza, che valgono anche per familiari e operatori, sia per i fornitori dei centri. 

Le proteste

La prima era stata Milano, seguita da Genova, Brescia, Roma e altre città, dove si erano moltiplicati appelli e petizioni per chiedere che i bambini possano uscire di casa, in orari e spazi contenuti e seguendo comportamenti rispettosi delle restrizioni imposte per contenere la diffusione del coronavirus. Una bambina di 8 anni di Genova aveva scritto persino al premier, Giuseppe Conte, chiedendo di concedere ai più piccoli «un’oretta d’aria». Sull’esigenza e opportunità di prevedere dei momenti di uscita si erano detti d’accordo anche i pediatri, soprattutto perché non è chiaro per quanto dureranno le misure di isolamento sociale: «Sicuramente bisogna avere un’attenzione speciale e particolare per i bambini, che rappresentano l’anello debole in questo momento anche dal punto di vista psicologico e relazionale. Se è vero che sono meno colpiti a livello clinico, rischiano di essere i più sacrificati da queste restrizioni, seppure necessarie, delle relazioni sociali» spiega Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria.

La petizione di Milano

Un gruppo di consiglieri comunali di Milano aveva firmato una lettera urgente al Governo, sottolineando l’esigenza di garantire «Almeno un’ora d’aria al giorno pur nel rispetto delle norme anti contagio che vietano gli assembramenti e prevedono le distanze di sicurezza» come aveva scritto Diana De Marchi, Presidente Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili, appoggiata dai colleghi Filippo Barberis, Alice Arienta, Alessandro Giungi e Roberta Osculati. D’accordo anche il sindaco Giuseppe Sala.

«Qualcuno ha pensato che volessimo una deroga al rispetto dei divieti. In realtà chiedevamo solo una regolamentazione chiara» spiega la consigliera Alice Arienta.

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Restrizioni oltre il 3 aprile

Il problema è sorto perché al momento non esiste una data di fine delle restrizioni, come ricordato dai genitori di Genova che avevano firmato una petizione sulla piattaforma Change.org, chiedendo al sindaco Marco Bucci: «Ora sappiamo con certezza che le misure restrittive verranno prorogate ben oltre il 3 aprile 2020. Nessuno pare essere in grado, allo stato attuale, di fare previsioni» aveva spiegato, ricordando come l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Istituto Superiore di Sanità invitano a fare «passeggiate all’aperto per non compromettere lo stato di benessere e di salute di grandi e piccini/e)».

Diritto al gioco: sì o no?

«Non si trattava di diritto al gioco: quello riguardava la possibilità di acquistare articoli di cartoleria, che in un primo momento non erano disponibili per la vendita nei supermercati. Dopo le petizioni, ora si possono comprare, perché si è capito che non si reca disturbo a nessuno, ma si permette almeno di organizzare attività in casa per impegnare e far svagare i bambini»- spiega Arienta. 

L’apertura del Governo

«Terrazze o cortili condominiali, laddove esistono, sono un’opportunità preziosa. È sufficiente alternarsi con una turnazione» spiega Corsello. A chi teme che possano esserci contaminazioni degli oggetti, come le ringhiere, l’esperto risponde: «Non dobbiamo pensare che un’eventuale ora d’aria possa essere gestita come in passato. Occorre che i bambini siano sempre accompagnati da un adulto, che vigili sul comportamento e li educhi a proteggersi, a partire dal lavaggio delle mani, che rimane la regola numero uno. Tra l’altro, quando si tornerà in comunità, con la riapertura delle scuole, alcune norme di igiene devono rimanere perché servono alla prevenzione non solo dal coronavirus, ma da qualsiasi infezione» spiega il presidente della Società italiana di pediatria.

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