Niente bollettini di guerra, no alle polemiche, ma osservanza delle indicazioni che arrivano dalle Istituzioni, ricavate dal “modello Wuhan”, com’è stato chiamato il protocollo adottato nella città cinese ormai nota a tutti. Vale a dire, chiusura della cosiddetta zona rossa, cioè del lodigiano, e in Lombardia, ma in particolare nella zona chiamata “gialla”, vale a dire il milanese, scuole chiuse, invito a preferire lo smart working, rimandate le attività che prevedono una concentrazione di persone, come congressi e concerti, e per lo stesso motivo chiusi i locali dopo le 18. Tutto questo, sottolineano gli esperti, solo per ridurre le possibilità di contagio e “domare” il prima possibile il coronavirus.
Man mano che trascorrono i giorni inoltre questo virus appare sempre meno misterioso ai virologi e questo fa sì che si stiano delineando anche delle raccomandazioni per quanto riguarda chi, in caso di disturbi, potrebbe avere contratto il COVID19. Ecco le indicazioni dei nostri due esperti.
Evitare di recarsi dal medico di famiglia per i controlli di routine
Il check del colesterolo può aspettare. «La raccomandazione vale soprattutto per Milano e hinterland», spiega Roberto Carlo Rossi, Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano e provincia. «Chiediamo ai nostri pazienti di rimandare di un paio di settimane i controlli di routine, ad esempio, e in generale tutto ciò che non è urgente, per non sovraccaricare i medici di famiglia che in questo momento sono impegnati a fronteggiare l’emergenza».
Se è necessario andare dal medico di famiglia, telefonare prima per l’appuntamento
In tutti gli studi medici, sempre di Milano e hinterland, sono sospese le fasce orarie con accesso libero. «L’appuntamento serve per rispettare la richiesta del Ministero di evitare la concentrazione di più persone nello stesso momento», aggiunge il dottor Rossi. «E se non è indispensabile, chiediamo al paziente di non andare dal medico accompagnato, in modo da mantenere la sala di aspetto il più possibile vuota. Sempre per la stessa ragione, bisogna evitare di recarsi in studio con largo anticipo».
Quando ci sono sintomi influenzali, chiamare il medico di famiglia
Con le nuove regole, in Lombardia e soprattutto nella “zona gialla”, il medico di famiglia effettua una prima valutazione del paziente al telefono e in base al colloquio, decide cosa fare. «In caso di disturbi influenzali oppure tipici di una normale malattia da raffreddamento, come dolori muscolari e ossei, febbre, stanchezza, mal di testa, consigliamo di stare a casa a riposo e di assumere un antifebbrile», chiarisce il dottor Rossi. «Ovviamente viene monitorato, soprattutto se si tratta di una persona anziana, ma questo come sempre. In caso di difficoltà respiratoria, la visita potrebbe essere necessaria per auscultare il torace e richiedere eventualmente una radiografia, ma sarà il medico a valutarlo dopo il contatto telefonico».
Quando c’è il sospetto di contagio da coronavirus
Se dal colloquio col medico di famiglia emerge che il malato è arrivato nelle due settimane precedenti dalla Cina, oppure è stato nella nostra zona rossa, o ancora ha avuto contatti con persone risultate positive, il discorso cambia. Non bisogna andare in studio dal medico e neppure in pronto soccorso. Va chiamato il numero verde attivato ad hoc in Lombardia: 800.894.545. Al telefono ci sono esperti che, in base al colloquio, decidono se è necessario inviare un’ambulanza per il ricovero in un ospedale attrezzato. Anche altre regioni hanno attivato un numero verde specifico per non sovraccaricare quelli nazionali: per saperlo è sufficiente collegarsi al sito della propria regione.
Il tampone: chi lo fa
Attenzione: stanno circolando persone non autorizzate che propongono tamponi faringei a domicilio, con l’unico scopo di insinuarsi nell’appartamento. “È un test che va effettuato unicamente in laboratori specializzati”, spiega Carlo Federico Perno, Direttore del Dipartimento di Medicina di Laboratorio, Ospedale Niguarda di Milano. “Il tampone viene immediatamente immerso in un liquido e inviato a uno degli ospedali al momento deputati alla ricerca delle tracce di codice genetico del coronavirus. Ripeto, il prelievo si fa in ospedale, tranne quando c’è una richiesta esplicita delle autorità sanitarie. E ad oggi, in attesa di nuove indicazioni, solo in caso di sospetto, come già sottolineato e stabilito nelle ultime raccomandazioni”.
Niente analisi fai da te per sapere se si è contratto il virus
La notizia positiva è che il coronavirus circolava già a gennaio e c’è chi si è ammalato ma in forma lieve. Cosa che peraltro accade anche ora in otto casi su dieci. Da qui, però, il tam tam via Facebook e via WhatsApp col suggerimento di recarsi in un laboratorio anche privato per un’analisi ad hoc. “Si tratta ovviamente di una falsa notizia, ma è bene approfittarne per una puntualizzazione”, conclude il professor Perno. “Il test anticorpale per la ricerca del COVID19 esiste, certo, ma viene utilizzato solo nell’ambito delle ricerche in corso, soprattutto per l’individuazione di un vaccino e di farmaci specifici”.