Quando la solitudine diventa insopportabile

Vedovi, divorziati, single: 8,5 milioni di italiani non hanno qualcuno con cui abitare. Per molti di loro significa anche non poter sfogarsi, condividere difficoltà, chiedere aiuto. In una parola, sentirsi invisibili. Ecco perché aumentano le chiamate ai servizi di ascolto. Soprattutto in estate. E da parte dei 40enni

C’è Sara, manager di successo che di notte dice: «Non riesco a trovare un compagno innamorato e leale. Mi sento piccola e spaventata, sono diversa da quella che tutti vedono di giorno». Paolo, dopo una separazione conflittuale, confida: «Sono disperato, non so come ho fatto a trovarmi in questa situazione, con moglie e figli contro. Ho bisogno di qualcuno che mi ascolti». I nomi, per ragioni di privacy, sono di fantasia, ma raccontano storie di persone reali che cercano nella voce di un interlocutore anonimo quell’empatia e comprensione che altrove non riescono a trovare o a chiedere. Su 60 milioni e mezzo di italiani, dice l’Istat, 8,5 milioni vivono da soli: il 40% vedovi, il 39% celibi o nubili, il 21% separati. Nel 2011 erano 7 milioni e mezzo, nel 1971 2 milioni. Per molti è una situazione difficile da sopportare. Così ogni giorno, e in ogni stagione dell’anno, si rivolgono alle associazioni che garantiscono un servizio di ascolto gratuito grazie a volontari adeguatamente formati.

È venuta a mancare la rete di sostegno costituita dalla famiglia e dal vicinato

La onlus Telefono Amico Italia ha ricevuto nel 2018 circa 50.000 richieste di aiuto, offrendo quasi 9.000 ore di assistenza telefonica: «Ferragosto compreso, perché d’estate il disagio si acuisce» sottolinea la vicepresidente Cristina Rigon. Quasi 1 su 3 ha fra i 46 e i 55 anni,mentre il 26% va dai 56 ai 65 anni. Sei telefonate su 10 arrivano da uomini, «meno abituati ad aprirsi con amici e familiari su problemi personali». Invece sono soprattutto le donne (68%) a scrivere al sito Telefono Amico Italia, ricevendo una risposta via email dopo 3-4 giorni. Il 40% dei 1.477 contatti online ha tra i 19 e i 35 anni. «C’è chi sta affrontando un divorzio, la perdita del lavoro, un lutto, una malattia. E non ha accanto parenti o vicini con cui sfogarsi, soprattutto nelle città. Oppure non vuole far pesare il proprio disagio ai familiari, o ancora si vergogna di rivolgersi a uno psicologo. Noi non forniamo terapie né diamo soluzioni, ma assicuriamo la presenza con attenzione e riservatezza» precisa Rigon.

Olga ha chiamato per anni e nella sua ultima telefonata ha raccontato: «Sono rimasta vedova, avevo bisogno di essere ascoltata e di sentirmi importante. Ora ho superato la mia solitudine con un’amicizia e vi ringrazio per essermi stati accanto». «Se prima la famiglia e il vicinato costituivano una rete di sostegno, oggi spesso i nuclei familiari sono disgregati, nei condomini non ci si conosce e mancano i punti di riferimento a cui aggrapparsi nelle difficoltà. Anche perché la vita quotidiana corre troppo veloce e resta poco tempo da dedicare ai rapporti umani» analizza la vicepresidente di Telefono Amico Italia. Non solo. Come rimarca Gianni Cortesi, presidente di Telefono Amico Venezia-Mestre e volontario da 25 anni, «le persone hanno bisogno di mostrare la loro fragilità, senza recitare. Nell’anonimato si sentono protette, rispettate e non giudicate. E il pianto è catartico, liberatorio, così come poter dire a qualcuno che si sta male». Succede a Teresa: «Mio marito non capisce che non si relaziona bene con i figli, è un padre padrone a cui non mi ribello perché ho paura di reagire e di subire violenza».

Mostrarsi deboli è considerato disidicevole dalla società

Se gli anziani soli esprimono soprattutto la necessità di compagnia, di poter parlare con qualcuno che abbia un po’ di tempo per loro, il servizio risponde a un bisogno diffuso anche fra i più giovani: delle 50.000 chiamate, ben il 29% arriva dagli adulti tra 26 e 45 anni, alla ricerca di un colloquio paritario. «Durante la telefonata il protagonista è chi chiama: ha bisogno di svelarsi, di essere riconosciuto come essere umano al di là di etichette e ruoli sociali. Ha a disposizione un luogo privilegiato di accoglienza e vicinanza. Grazie al filtro telefonico è più sincero e libero, non deve conquistare uno spazio in cui poter dire quello che pensa davvero. Come succede invece nella vita di tutti i giorni, in cui gli altri sanno già tutto prima e meglio di noi e si fa fatica a parlare perché c’è sempre qualcuno pronto a toglierti la scena» spiega la pedagogista Francesca De Santi, counselor di professione e responsabile della formazione dei volontari di Voce Amica Firenze, il primo servizio di ascolto telefonico in Italia, nato nel 1964.

«Essere ascoltati in modo intimo, dato che la voce arriva all’orecchio ed esprime emozioni, consente di essere autentici nonostante la lontananza fisica. In un contesto competitivo come quello in cui viviamo non è facile trovare qualcuno interessato a qualsiasi parola tu dica, anche se pesante. Oppure semplicemente una persona a cui raccontare come è andata la giornata, per sentirti meno invisibile. Perché in questo momento storico, rispetto al passato, mostrarsi deboli è probabilmente più disdicevole: bisogna essere belli, allegri, vincenti, per diffondere un’immagine di sé senza difetti. Chi è meno brillante viene evitato. Ma la vita reale non corrisponde alle maschere che indossiamo per proteggerci».

I numeri a cui chiedere aiuto

Telefono Amico Italia risponde 365 giorni all’anno, dalle 10 alle 24, al numero unico 199284284 o compilando il form anonimo sul sito www2.telefono amico.it. Dal martedì al venerdì, dalle 18 alle 21, c’è anche il servizio di chat su WhatsApp al 3450361628.

I volontari di Voce Amica Firenze rispondono tutti i giorni, dalle 16 alle 6 di mattina, allo 0552478666.

Telefono Amico Cevita risponde h24 al numero unico 0299777.

Il numero verde 800863096 di Charlie Telefono Amico è disponibile tutti i giorni, dalle 19 alle 24, esclusi i festivi.

La depressione non è genetica, secondo un nuovo studio

VEDI ANCHE

La depressione non è genetica, secondo un nuovo studio

Riproduzione riservata