La storia del massacro del ’75 e del processo che ne seguì visti, per la prima volta, dalla parte delle donne: le vittime, le loro avvocate e la sopravvissuta. La racconta “Circeo“, la serie in tre puntate premiata ai Nastri D’argento 2023 come miglior docuserie, diretta da Andrea Molaioli e scritta da Flaminia Gressi, Lisa Nur Sultan e Viola Rispoli in onda il 14, il 21 e il 28 novembre alle 21.30 su Rai 1.
Il dramma del Circeo, una storia privata e pubblica insieme
La serie – prodotta da Cattleya in collaborazione con Rai Fiction, Paramount Television International Studio e Paramount+ – racconta una storia privata e pubblica insieme: il dramma delle vittime e la difficile rinascita della sopravvissuta, Donatella Colasanti, ma anche un evento spartiacque nel cammino di emancipazione delle donne italiane, che in un crimine così agghiacciante trova la miccia per pretendere la revisione della legge sulla violenza sessuale.
Dalla realtà allo schermo: cosa accadde al Circeo?
È il 29 settembre del 1975 quando, nel quartiere popolare della Montagnola a Roma, Donatella Colasanti (interpretatata da Ambrosia Caldarelli) e Rosaria Lopez (Adalgisa Manfrida), due adolescenti piene di vita e di sogni, si preparano a uscire con alcuni ragazzi della Roma “bene”, da poco conosciuti. Non sanno che alcuni di loro hanno dei precedenti penali e non immaginano certo che quella gita presto diventerà un incubo. Le due ragazze, infatti, vengono sequestrate, picchiate e violentate per ore in una villa al Circeo. E, alla fine, rinchiuse nel bagagliaio di una macchina perché credute morte.
La mattina del 1° ottobre, in un’auto lasciata in viale Pola, a Roma, le due ragazze vengono ritrovate. Avvolte, nude, nelle coperte. Una è morta. L’altra è viva: Donatella.
La notizia del delitto del Circeo scuote l’Italia. Il processo che segue viene raccontato quotidianamente da tutti i giornali nazionali. Donne da ogni angolo del Paese si presentano al Tribunale di Latina per sostenere Donatella e assicurarsi che gli assassini siano condannati all’ergastolo.
Massacro del Circeo, Donatella Colasanti simbolo del movimento femminista
Da quel momento Donatella diventa un simbolo del movimento femminista perché la posta in gioco è alta: cambiare la mentalità di un Paese in cui lo stupro non è considerato un crimine contro la persona, bensì un’offesa alla pubblica morale.
A difendere Donatella c’è Teresa Capogrossi (personaggio di fantasia interpretato da Greta Scarano), giovane e ambiziosa avvocata che lavora prima per il noto penalista Fausto Tarsitano (Enrico Ianniello) e poi per Tina Lagostena Bassi (interpretata da Pia Lanciotti), impegnata in prima linea per la riforma della legge sulla violenza sessuale.
La serie copre l’arco temporale che va dal giorno che precede il delitto (29 settembre 1975) fino al processo di secondo grado (ottobre 1980) e affronta i passaggi cruciali del percorso di Donatella Colasanti: da anonima ragazzina di periferia a vittima che, suo malgrado, occupa le prime pagine di tutti i giornali; da icona del movimento femminista a donna finalmente consapevole che rivendica la libertà di essere soltanto sé stessa, errori compresi.
La televisione e i giornali fanno da sfondo alla storia per raccontare le mode, i gusti, gli eventi dell’epoca. Il rigore e la crudezza del massacro e del processo si scontrano con la voglia di leggerezza di una ragazza che non si arrende a essere solo una vittima, ma che invece vuole vivere, ascoltare musica, ballare e innamorarsi come le sue coetanee.
Il regista Molaloli: “Violenza tutt’altro che debellata”
“Questa storia – spiega Andrea Molaioli nelle note di regia – ci racconta un’epoca, ma ci riporta continuamente al presente perché la cultura che ha alimentato quella violenza o altre simili è oggi tutt’altro che debellata e perché le conquiste sociali e civili che sono state raggiunte nel tempo vanno strenuamente difese anche con l’uso della memoria e della conoscenza della storia”. Per questo, la lotta di Donatella Colasanti per riappropriarsi della libertà e del diritto a vivere la sua vita “ci aiuta a ricordare – aggiunge Molaioli – di puntare sempre i riflettori verso i responsabili e non, come purtroppo ancora oggi spesso accade, verso chi la violenza la subisce”.
“Circeo”, Ambrosia Caldarelli veste i panni di un’intensa Donatella Colasanti
“La storia del massacro del Circeo è tristemente nota a tutti, ma in pochi conoscono le conseguenze legislative che ha portato nel nostro paese”, afferma Ambrosia Caldarelli. “Mi aveva raccontato qualcosa mio padre, che era andato nella stessa scuola dei carnefici – spiega -. Per prepararmi a interpretare una donna straordinaria come Donatella, ho attinto a tutto il materiale disponibile, come i processi sono documentata, sulla vita di Donatella. Sono stata indirizzata dal regista che è stato molto scrupoloso e attento. Per quanto riguarda la costruzione del personaggio, mi sono approcciata con sensibilità e delicatezza e rispetto. Sentivo il senso di responsabilità”.
Greta Scarano: “In eredità tante libertà di cui oggi godiamo”
“Questa serie mi ha dato l’opportunità di capire da dove veniamo – afferma Greta Scarano -. Le vittime di stupro venivano accusate in aula, con una ferocia veramente scioccante. Non sapevo che da vittime diventavano carnefici. Ed è stato fondamentale per arrivare a quel risultato (raggiunto molti anni dopo) che l’opinione pubblica vedesse il coraggio di Donatella, anche quando viene colpevolizzata, dai legali di quegli imputati, pur essendo vittima. Lei non si è arresa e si è arrivati a una svolta nella società. È importante conoscere quel cambio di mentalità che è iniziato in quel periodo e ci ha portato fino ad oggi”.
“Il massacro del Circeo – prosegue – ci ha lasciato in eredità tante libertà di cui oggi godiamo, grazie alle donne di tutta Italia che si sono schierate al fianco di Donatella, diventata un simbolo del movimento femminista. E lo stupro, da reato contro la morale è diventato un reato contro la persona“. “Abbiamo fatto passi enormi – sottolinea ancora -, poi apri un giornale, leggi una statistica e lo sconforto la rabbia ti assalgono, quante donne sono vittime di violenza. La vittimizzazione secondaria, ovvero la colpevolizzazione di chi ha subìto, fa parte del dibattito di tutti i giorni”.
Teresa Capogrossi è l’avvocata dalla parte delle donne
Teresa Capogrossi è “un’avvocata dalla parte delle donne, figura immaginaria che è la sintesi delle tante schierate al fianco di Donatella Colasanti. Fu fondamentale l’avvocata Tina Lagostena Bassi (interpretata da Pia Lanciotti), una guerriera. Non conoscevo ‘Processo per stupro’ (il film del 1979), che arrivò nelle case e milioni di persone si resero conto di cosa accadeva”. Ma l’attrice, osserva ancora oggi che “non esiste chiarezza legislativa, nel distinguere per esempio quando si tratta di molestia oppure di violenza. Accade ancora oggi, motivo per cui molte donne hanno paura di denunciare. Paura che Donatella non ha avuto. E questo è l’obiettivo della serie, che vuole essere un messaggio di rinascita, di speranza. La Colasanti si è battuta come una leonessa per tornare a vivere”.
Per interpretare Teresa Capogrossi, Scarano ha detto di essersi ispirata a Mariella Gramaglia. “Era una giornalista, una femminista storica. Ho visto una lunga intervista, è riuscita a proteggere Donatella e si trasforma”.