I nonni di Peggy Guggenheim erano arrivati in America su un ponte di terza classe e la fortuna che presto riuscirono a costruire «non proveniva da banche o uffici, ma dalla terra umida delle miniere, dal sottosuolo, dalla sporcizia». Suo padre Benjamin era affascinante, sognatore, diverso dai 12 fratelli perché più libero, innamorato dell’arte, dell’avventura e delle donne: i giornali lo chiamavano “il principe d’argento”. Naturale che Peggy, seconda delle sue 3 figlie, meritasse anche lei quel titolo perché era la più intelligente, curiosa e ribelle.
La principessa d’argento, la biografia su Peggy Guggenheim

S’intitola dunque La principessa d’argento (Garzanti) la biografia romanzata scritta da Rebecca Godfrey, giornalista e studiosa americana che, dopo 5 anni di duro lavoro, ha trovato una voce capace di restituire non solo la complessità di un personaggio immenso come Peggy Guggenheim, ma anche l’atmosfera di quegli anni magici che furono l’inizio del ’900.
Il Titanic e la promessa di un gentiluomo: l’inizio del dolore di Peggy
Una saga familiare epica e indimenticabile, perché Peggy ha avuto una vita unica e travolgente, ma anche segnata da lutti e dolori immensi. Primo fra tutti, la morte dell’adorato padre, scomparso nel disastro più famoso del secolo: il naufragio del Titanic nella notte del 15 aprile 1912. Benjamin tornava a New York per il compleanno di una delle sue figlie e dopo lo schianto aveva ceduto il suo salvagente a una donna con un bimbo in braccio, poi era tornato in cabina, aveva indossato la giacca da sera e aveva vagato per i ponti deserti della nave aspettando la fine, perché «un Guggenheim è sempre pronto ad affondare come un gentiluomo». Peggy aveva 13 anni. Da quel giorno continuerà a sognarlo mentre «rotola sospinto dalle onde».

Guarda negli occhi Peggy Guggenheim, su Prime Video
Se dopo aver letto questa storia narrata in prima persona che abbraccia la vita di Peggy fino al 1949, anno in cui approda a Venezia, avrai voglia di saperne di più dalla sua vera voce, non perdere su Prime Video il documentario Peggy Guggenheim: Art Addict che Lisa Immordino Vreeland ha dedicato a colei che scoprì i più grandi talenti dell’arte del XX secolo, li salvò durante la guerra, li sostenne nel bisogno, li amò e ne collezionò le opere per poterle condividere con noi comuni mortali: un patrimonio di 326 capolavori di oltre 100 artisti. Ascolterete la voce di Peggy Guggenheim, la signora dell’arte, voce dal tono un po’ roco, lento, ma che di colpo accelerava allorché si divertiva a far stramazzare l’interlocutore di fronte alla brutale sincerità di una risposta. Alla domanda: «Pensa che sua madre fosse una buona madre?», ribatte lapidaria: «Non credo ci fossero buone madri a quei tempi».

Uomini violenti, amori impossibili, aborti e dolori profondi
A 20 anni Peggy va a Parigi, dove la vita «è una follia d’arte e d’amore», sposa Laurence Vail, scrittore e pittore, da cui ha 2 figli, Sindbad e Pegeen. Ma lui è un uomo violento. «Una volta mi camminò sopra 4 volte, un’altra mi tenne sott’acqua nella vasca da bagno per lungo tempo. Non aveva un soldo e mi faceva sentire inferiore». Un inferno. Da cui risorge divorziando e innamorandosi perdutamente di John Holmes, scrittore inglese «brillante, divino, mi ha insegnato come pensare, come fare tutto». Ma lui non divorzia dalla moglie e Peggy decide di abortire (7 volte!). «Non volevo figli perché non eravamo sposati, oggi penso sia una sciocchezza, ma allora aveva importanza». Lo perderà dopo soli 5 anni per una stupida operazione andata storta.

Quando tutto crolla, Peggy sceglie l’arte e riscrive il suo destino
Da qui in avanti Peggy si dedica all’altro suo unico, vero amore: l’arte. Passione che, come racconta Rebecca Godfrey, le trasmette il padre: fin da piccola la fa seguire da un insegnante che la trascina nei musei spiegandole i segreti di ogni quadro, cosa significano il giallo nei ritratti di Jean-Honoré Fragonard, le pennellate di colori sovrapposti nelle opere di Georges Braque… In verità Peggy ama l’arte ribelle, oltraggiosa, diversa, che la rispecchia. Apre a Londra, a Cork Street, la galleria Guggenheim Jeune, attraverso cui passano tutti i surrealisti: Jean Cocteau, André Breton, Salvador Dalí, Giorgio De Chirico, Man Ray, Yves Tanguy, Max Ernst.

Peggy Guggenheim tra Parigi, New York e Venezia
Peggy è vorace di vita, di arte e il sesso è il suo modo di creare connessioni umane. «Sono stata con molte persone strane, con molti sono stata perché, credo, mi sentivo sola, ero diventata una specie di ninfomane… Mi piacevano gli uomini di intelletto, alti, scuri, belli, ma i miei amanti non erano così». Vedi Samuel Beckett, che d’intelletto ne aveva molto ma non era né scuro né forte, con cui rimase a letto 4 giorni di fila. Unica interruzione: quando lui andò alla porta per prendere dei sandwich.

Durante la Seconda guerra mondiale Peggy va a Parigi, compra un quadro al giorno da tutti i grandi, da Picasso a Kandinsky, e li salva spedendoli prima in una scuola, poi a Marsiglia e infine imbarcandoli su una nave come oggetti per la casa, insieme a casse di piatti e bicchieri. Di nuovo New York, dove sposa Max Ernst, che però non la ama, fonda la galleria Art of the Century, scopre Jackson Pollock, dedica mostre anche alle donne: 31 women è la più famosa, con un elenco di artiste tra cui Frida Kahlo e Dorothea Tanning che le ruba il marito.
Poi Venezia, il palazzo a un piano che compra all’asta per pochi soldi e trasforma nel suo nuovo museo, la Peggy Guggenheim Collection, i suoi amatissimi 57 cani e ancora arte, arte, arte… Tanguy le regala due orecchini con due micro dipinti, Alexander Calder le costruisce la testiera del letto in argento.

Follia nel sangue Guggenheim
La vita le dona moltissimo e moltissimo le prende: l’amata figlia Pegeen che si uccide a 42 anni, dopo lunghi periodi di depressione. «Ho tentato di tutto con lei, ma ho fallito» confessa Peggy. La follia serpeggia nel sangue dei Guggenheim. Sua madre faceva tutto tre volte: tre orologi, tre cappotti, tre salti, tre giravolte… Sua zia parlava cantando, sua sorella Hazel buttò i figli di 1 e 3 anni giù dai 37 piani del Surrey Hotel pur di non darli al marito da cui stava divorziando. Peggy parla senza filtri perché la sua arma più affilata è dire (e fare) tutto ciò che gli altri nascondono. E alla domanda: «Le mancano gli anni passati?», risponde: «Certo, vorrei essere più giovane, avere ancora molti amanti. Invecchiare è orribile, è una delle cose peggiori che capitano». Trovate un’altra donna che, guardando in macchina, dritto negli occhi degli spettatori, sappia rivelare con tale brutale sincerità la sconfitta che la vita ha in serbo per ognuno di noi.