Allergie a tintura

Allergia alla tintura: tutto ciò che devi sapere prima, durante e dopo una reazione allergica

Il 4% delle persone che si tinge i capelli sviluppa una dermatite allergica da contatto. Nei parrucchieri la percentuale sale sino al 50% e oltre. L'allergia non va confusa con una semplice irritazione del cuoio capelluto, ma è un insieme di sintomi più seri, come ci spiega l'immunologo

L’allergia è un ospite indesiderato: non avvisa, ma giunge all’improvviso. Anzi, spesso travolge con la sua irruenza che lascia senza fiato (a volte, nel senso letterale del termine). “Ero in salone per il mio solito appuntamento con il colore, quando sono stata assalita da una reazione allergica mai avuta prima. ll prurito era così intenso che avevo voglia di strapparmi i capelli. Il rossore, poi, qualcosa di mai visto”. Sono pressapoco queste le testimonianze di chi si è ritrovata allergica alla tintura da un giorno all’altro.

In realtà la manifestazione di un’allergia non è così subitanea, come si può pensare. Di sicuro non lancia avvisaglie, ed è proprio in ciò l’impossibilità di prevederla. Ma conoscere i meccanismi delle reazioni allergiche può senz’altro aiutare a stare in allerta. «Prima che si possa giungere alla comparsa dei sintomi, è necessario che il soggetto predisposto abbia un periodo di sensibilizzazione, durante il quale il suo sistema immunitario prepari la risposta allergica alla sostanza della tintura con cui è entrato in contatto» esordisce il Prof. Eustachio Nettis, immunologo e dermatologo, Presidente Eletto SIAAIC (Società Italiana di Allergologia Asma e Immunologia).

allergia tinta

Come avviene una reazione allergica?

In molti casi, le persone che sono risultate allergiche alla tinta, riferiscono di aver utilizzato in passato lo stesso prodotto senza problemi. Ma poi, di punto in bianco, hanno accusato fastidi, anche severi. «Le reazioni allergiche da contatto non si presentano a una prima esposizione, ma dopo contatti ripetuti con la stessa sostanza, magari nel corso di diverso tempo» spiega il prof. Nettis.

Questo avviene perché «le persone geneticamente predisposte alle allergie, una volta entrate in contatto con la sostanza in causa, attraversano un periodo più o meno lungo di sensibilizzazione, durante il quale il loro sistema immunitario si prepara a una risposta, appunto, di natura allergica. Sono necessari 15-20 giorni perché avvenga tale sensibilizzazione. In caso di ulteriore contatto con l’allergene (la sostanza ritenuta allergizzante), i sintomi cutanei insorgeranno nel giro di 24-48 ore» precisa l’esperto.

Si può sviluppare un’allergia alla tintura che si è sempre usata?

A causa del meccanismo specifico dell’allergia, è possibile che la stessa tintura sia tollerata per lungo tempo prima della comparsa dei sintomi. «La reazione allergica può essere anche molto grave fin dal primo esordio. E, se il contatto con la sostanza allergizzante dovesse persistere nel tempo, l’allergia può diventare una reazione sistemica, diffusa per esempio su tutta la pelle.

Inoltre, i contatti ripetuti nel tempo possono indurre reazioni allergiche sempre più importanti» precisa l’immunologo. Ecco, perché è fondamentale non utilizzare più la tintura che ha procurato fastidio, nemmeno per prova. «Le allergie non funzionano come le infezioni virali per le quali i contatti ripetuti determinano l’immunizzazione, anzi, è il contrario: più si tocca, ingerisce o annusa la sostanza che procura allergia, più si è esposti a una reazione grave».

allergia tinta

Come si manifesta l’allergia alla tintura?

«Nelle persone predisposte, le tinture possono provocare reazioni cutanee in corrispondenza della sede di contatto, come: dermatiti allergiche, fotodermatiti, prurito. Spesso, oltre al cuoio capelluto, possono essere coinvolti il volto e le palpebre (con gonfiore e prurito intenso). Le ciocche di capelli, invece, sono risparmiate». Questo è il motivo per cui, come vedremo in seguito, si possono effettuare senza paura colorazioni solo sulle lunghezze.

Entrando nello specifico dei sintomi, «la dermatite allergica da contatto si manifesta con eczema, caratterizzato da: rossore (eritema), bolle di piccole dimensioni a contenuto liquido (vescicole), prurito intenso, talvolta ispessimento cutaneo (lichenificazione). A volte, tali manifestazioni possono essere diffuse.

Nei casi più severi, l’allergia alla tintura può manifestarsi sotto forma di disturbi respiratori (tosse, rinite, dispnea) o oculari (lacrimazione, prurito o bruciore oculare)».

L’allergia alla tinta è un’irritazione del cuoio capelluto?

Attenzione, però, a non confondere i vari fastidi cutanei che una tintura per capelli può arrecare. «La reazione allergica non è equiparabile a una semplice irritazione del cuoio capelluto. A differire sono sia i sintomi che, soprattutto, la tipologia di risposta immunologica. Nella reazione allergica prevale il prurito, mentre nell’irritazione si avverte una sensazione di bruciore più o meno intenso in relazione anche alla concentrazione e al tipo di sostanza irritante» precisa l’esperto.

Diversa è anche la probabilità di ricomparsa dei sintomi. «L’allergia alla tintura, una volta instauratasi, si ripresenta con le stesse caratteristiche tutte le volte che si reitera il contatto, proprio perché è sostenuta da un meccanismo che coinvolge il sistema immunitario con la sua specifica memoria. La reazione irritativa, invece, dipende unicamente dalla potenzialità irritante della sostanza (legata alla sua concentrazione e alla natura stessa della sostanza). E non riguarda il sistema immunitario».

allergia a tintura

Cosa fare dopo una reazione allergica alla tinta?

Che ci si trovi in salone o a casa, bisogna rimuovere subito con abbondante acqua tiepida la tintura che ha procurato allergia. E poi, per evitare che la reazione peggiori, è fondamentale assumere velocemente farmaci antiallergici, come antistaminici e cortisonici. Nei casi più gravi, è indispensabile raggiungere il pronto soccorso più vicino.

Quando fare i test allergologici?

A distanza di qualche giorno dalla manifestazione allergica alla tinta per capelli, si suggerisce di richiedere al proprio medico curante una valutazione allergologica per individuare la causa della reazione. Ci si può rivolgere ai centri di allergologia della propria regione, dove lo specialista, di fronte al sospetto clinico, effettuerà i patch test. Si tratta di test epicutanei a lettura ritardata, che prevedono l’applicazione per almeno 48 ore sulla cute del dorso di cerotti dotati di diverse cellette, all’interno delle quali sono contenute le sostanze potenzialmente allergizzanti.

allergia a tintura

Quali sono le sostanze che procurano allergia alla tintura?

«Di solito, la parafenilediammina (PPD) è la sostanza principale che procura l’allergia alle tinture. Si tratta di un colorante molto utilizzato per via della sua capacità di resistere ai lavaggi. È stato rilevato che la PPD causa dermatiti allergiche da contatto secondarie sia nei parrucchieri che nei loro clienti. Fino al 4% delle persone esposte a tinture sviluppa una forma di dermatite, e fino al 17-58% dei parrucchieri, sottoposti a test allergologici, mostra una reazione positiva alla parafenilendiamina» puntualizza il prof. Nettis.

Si può essere allergici anche a sostanze chimicamente associate alla PPD quali la p-toluendiamina, la p-aminodifenilamina, il 2-4 diaminoanisolo e l’o-aminofenolo, i famosi derivati della parafenilendiamina.

Tuttavia, non sono esenti da rischi allergici nemmeno le tinture acquistate in erboristeria, nonostante possano sembrare innocue o prive di sostanze allergizzanti. «In realtà, le tinture vegetali potrebbero indurre delle reazioni cutanee anche molto importanti, poiché si può risultare allergici a una determinata pianta senza poterlo immaginare». Anche per questo la figura dell’allergologo può indicare le tinture alternative più sicure o aiutare a leggere l’etichetta dei prodotti in dubbio.

allergia tinta

Le tinture che non procurano allergia esistono?

Una volta individuata la sostanza responsabile della reazione allergica, bisogna evitarne il più possibile il contatto poiché potrebbe dare origine a reazioni più gravi. Questo non vuol dire, però, che si deve rinunciare alla tinta, anche perché in commercio esistono tinture senza PPD o derivati sia professionali che per l’uso domiciliare.

«Una soluzione per chi è allergico alle comuni tinte può essere quella di utilizzare prodotti riflessanti, cioè tinture non coprenti al 100%, che di solito non contengono parafenilendiamina o altre sostanze di sua derivazione. In alcuni casi si può ricorrere alle colorazioni vegetali, ma è sempre bene accertarsi dell’assenza degli allergeni che in passato hanno provocato reazioni. Nel dubbio, è sempre bene far leggere gli ingredienti dal medico che ha condotto le indagini allergologiche» spiega Emanuele Didier, hair stylist de I Didier di Bologna.

Ma la vera differenza la fa il metodo di colorazione. «Alle persone allergiche, suggeriamo un procedimento “cautelare” che non intacca le radici bensì colora i capelli a partire da circa 3 mm di distanza dalla cute. Si effettua proteggendo il cuoio capelluto tramite cartine, possibilmente non in carta stagnola, ma in materiali tollerabili privi di metalli. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che l’effetto finale non è identico alla colorazione “tradizionale”, ma la salute viene prima di tutto. Per questo motivo, invitiamo il cliente a firmare un foglio di responsabilità in cui dichiara di essere allergico alle tinte e di volersi sottoporre alla colorazione con un sistema che lo protegga. In ogni caso, le tinture con PPD sono bandite» specifica l’hair stylist Didier.

Si può prevedere un’eventuale allergia alla tintura? 

«Purtroppo, nel caso delle dermatiti allergiche da contatto, effettuare dei test in via preliminare non serve a molto, proprio perché mancherebbe il lungo periodo di sensibilizzazione necessario per sviluppare una reazione allergica. I patch test andrebbero effettuati sempre dopo una manifestazione potenzialmente allergica da contatto».

E le prove della tintura dietro l’orecchio o sull’avambraccio funzionano? «In un certo senso, aiutano a valutare la tollerabilità individuale. Ma i risultati potrebbero essere gravati da effetti indesiderati importanti se ci si dovesse malauguratamente trovare di fronte a un soggetto già sensibilizzato e particolarmente reattivo. Così da “falsare” l’esito» conclude l’immunologo Nettis.

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