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Single a 30, 40, 50 anni: chi ha paura di rimanere sola?

Affrontare la vita momento per momento e imparare a vivere in compagnia di se stessi

Essere single: qualche volta ci arriviamo per una nostra scelta consapevole; talvolta, invece, accade di vivere questa situazione a causa di una decisione altrui. In entrambi i casi, può diventare una spirale dolorosa da cui è difficile trovare una via d’uscita.

Si vive di rimpianti, cercando rimpiazzi o dando colpe, avvertendo sempre più gravoso il peso della solitudine. In momenti come questi si avverte la sensazione lampante che più si pensa all’amore, più l’amore sembra allontanarsi.

Crisi dei 40 anni

Arriva per quasi tutti, uomini e donne. I quarant’anni segnano una soglia, lo spartiacque verso un altro capitolo della vita. Come accade di fronte ai cicli importanti si fanno bilanci, si ha voglia di tirare le somme. Spesso è nelle vicinanze di questo importante compleanno che si sceglie se rimanere dove si è o rompere con un passato in cui non ci rispecchiamo più; dare forza alla coppia con un nuovo progetto, fare un figlio o lasciarsi.

Per quanto riguarda le relazioni è frequente avvertire che in genere, a partire dai trent’anni, diventa più forte la voglia e il bisogno di costruire una vita a due. Questo non necessariamente significa desiderare dei figli, anche se per una donna la consapevolezza del tempo, legato alla fertilità, spesso diventa il ticchettio insopportabile di un orologio biologico che condanna e aggiunge frustrazione supplementare all’essere single.

Ma i quarant’anni possono anche diventare il trampolino per iniziare una nuova vita ed è importante ricordare che la trasformazione talvolta nasce dal dolore: da una grande sofferenza, da una rottura o un periodo no. Questo accade quando sappiamo utilizzare il dolore come una lezione da cui trarre ispirazione per capire i nostri veri bisogni e attuare una presa di coscienza.

Fare un bilancio significa ammettere con onestà ciò che non va, quello che non ci rende sufficientemente felici. Ecco perché la frustrazione, che spesso facciamo di tutto per allontanare, costituisce invece un’amica scomoda ma sincera, una voce che nasce dalle profondità del nostro mondo interiore e che può risultare estremamente utile, se sappiamo affrontarla con coraggio.

La chiave per agire? Sapere che ce lo meritiamo. Meritiamo di vivere con felicità, meritiamo di sorridere, meritiamo di essere circondati da chi sa dimostrarci un amore grande e costruttivo.

Soffri la fame? Qual disperato bisogno d’amore

Montse Barderi, scrittrice e giornalista catalana, intitola così una riflessione del suo libro Se fa male non è amore (Feltrinelli Editore) e racconta un meccanismo che nel profondo conosciamo molto bene: «Dipendere da qualcuno che non ti ama fino in fondo significa vivere sempre come se ti mancasse qualcosa di essenziale, come se soffrissi sempre la fame e la sete: senti di esserti trasformata in una persona bisognosa, di essere caduta in miseria, di esserti trasformata in una mendicante di affetto? Pensa che peccato: sentirsi così bisognosi, con tutte le capacità, possibilità, opportunità incredibili che ti riserva il presente!».

Quando l’altro si assenta dalla relazione, è facile vivere questo cambiamento attribuendo all’esterno la colpa della nostra infelicità: qualcuno ci sta togliendo qualcosa, ci sta privando della possibilità di essere nutriti, di sperimentare e dare amore. Ecco lo sbaglio, perché nessuno può darci o togliere la possibilità di provare amore, in nessun caso.

La passione e l’amore, nelle loro forme più gratuite e illimitate, sono una corrente elettrica che ti attraversa e accende da dentro. Inonda tutto ciò che facciamo, si espande al mondo intero.

Questa consapevolezza, che in luoghi del mondo come l’India ha portato allo sviluppo di discipline antichissime quale il Tantra, quando arriva a svuotarsi del suo senso, allora fa sì che rimaniamo poveri, soli al mondo, mendicanti in cerca di una completezza che può arrivare solo dall’altro. Senza pensare che in realtà siamo già completi.

La scrittrice Montse Barderi ci ricorda che l’amore è, o meglio viene utilizzato, come il grande antidoto contro la vita vuota. La grande sfida è ritrovare il gusto dell’esistenza sapendo che la nostra vita, in fondo, appartiene solo a noi stessi. Abbiamo affrontato l’esistenza da ben prima di essere in una relazione e continueremo a farlo, anche da soli.

Tornare single a 40 anni

Sull’onda del dolore provocato da una rottura spesso si può essere portati a credere che non avendo più l’altro, fino a un attimo fa oggetto delle nostre cure e attenzioni, sparisca il nostro amore. Da qui nasce un carico di sofferenza in grado di costruire una barriera pericolosa, perché dentro, nel profondo di noi stessi, iniziamo a auto-escluderci dal gioco.

La mancanza di una relazione d’amore prolunga l’isolamento, ma in realtà siamo noi a schiacciare il tasto off e spegnere il flusso di corrente che ci fa sentire vivi, nell’amore, immersi in un fluido di energia straripante.

Passione non è solo la chimica che unisce due corpi. Tutt’altro, riguarda soprattutto te, il tuo modo di vivere l’esistenza e affrontare le cose. Che cosa ti dà piacere e ti fa sentire immersa nella gioia?

Il vocabolario è importante: inizia da qui. Secondo gli esperti in neurolinguistica verbi come “avere, raggiungere, ottenere” (una relazione, gioia, successo, etc) amplificano l’idea che questi siano stati da conquistare, che si possono ottenere con una certa azione. Al contrario, si tratta di vivere queste condizioni e siamo capaci di farlo in qualsiasi momento per il semplice fatto che siamo vivi, anche se non pensiamo mai alla ricchezza di questo esserci nel mondo.

Termini come “essere, vivere” configurano una mappa ben diversa, in cui questi stati sono semplicemente situazioni in cui ci troviamo e che viviamo, ognuna in modalità differente, nella gioia o nel dolore. Tu non hai la gioia o il dolore, tu li vivi; non hai l’amore, ma lo vivi e il punto è proprio questo: quanto amore metti nella tua vita, nelle cose che fai, da quando ti svegli al momento in cui vai a letto ogni sera?

Sola e senza figli

Oggi la depressione costituisce un problema sempre più serio e frequente, di portata mondiale. Colpisce popolazioni di ogni Paese, spesso sfocia nell’ansia costante e in disturbi come gli attacchi di panico. Affligge anche i più giovani, tanto che nella fascia fra i 15 e i 29 anni, secondo le ultime stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il suicidio è la seconda causa di morte.

«Personalmente credo che la maggior parte delle depressioni abbiano le sue radici nella solitudine, ma la comunità medica preferisce parlare di depressione piuttosto che di solitudine. È più facile liberarci del problema dando una diagnosi e una scatola di farmaci. Perché se cominciassimo a parlare di solitudine, sapremmo, per certo, che non ci sono farmaci. Non c’è industria medica che tenga, basta l’amore umano» ha detto il celebre medico e attivista Patch Adams, che da anni diffonde la sua filosofia con la Terapia del Sorriso.

Ognuno quando chiude la porta della propria casa si ritrova immerso nella sua solitudine e in verità sappiamo poco di come maneggiarla. Quante volte ci diamo dei limiti per il semplice fatto di dover fare qualcosa da soli? Al ristorante da sola no, che tristezza; niente cinema, shopping o teatro se non c’è qualcuno che accetta di accompagnarci. Perché?

Provaci. Fai un gesto che non faresti, sperimenta e poi osa qualche gradino in più. Prima al cinema da solo (devi guardare un film al buio, a chi vuoi che importi se di fianco a te c’è qualcuno o no?), poi una cenetta a tu per tu con te, magari in un posto intimo dove ti trovi a tuo agio. Un pomeriggio dedicato a quella nuova mostra che ti ispira tanto, e poi la gita in treno per vagabondare, con i tuoi ritmi, alla scoperta di una città vicina, un viaggio da sola: potresti scoprire che stare insieme a te è straordinariamente semplice.

Sai che cosa ami, conosci le situazioni che ti fanno sentire confortevole e le cose che accendono la tua curiosità… e allora semplicemente inizia a farlo, goditi ciò che ti piace. Metti amore prima di tutto verso di te, verso ciò che ti circonda.

Quando ti abbandoni a questo flusso, ti accorgi che tutto può accadere e spesso basta un sorriso per accendere di riflesso uno sguardo nella persona sconosciuta che ci cammina a fianco per strada. Perché siamo soli, sì è vero, e al tempo stesso intorno a noi c’è un mondo intero.

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