Se può consolare, chi soffre di mal di testa è in buona compagnia: si stima che nel mondo interessi circa 2 miliardi di persone. A dirlo sono i dati di Assosalute, l’Associazione nazionale dei farmaci di automedicazione, parte di Federchimica, che ha condotto un’indagine insieme all’istituto di ricerca Human Highway in occasione della Settimana del mal di testa. La rilevazione conferma anche che le donne sono più colpite, come il fatto che cresce la segnalazione del cosiddetto “mal di testa da smartphone”.
Il mal di testa è sottovalutato
Secondo gli esperti, il 45% degli italiani soffre di cefalea tensiva, cioè il mal di testa più comune, caratterizzato in genere da dolore persistente, non pulsante e di intensità lieve o media: insomma, il classico “cerchio alla testa”. Si differenzia rispetto all’emicrania, che colpisce il 25% della popolazione, e che è accompagnata da nausea, vomito o fotofobia, quindi forte sensibilità alla luce. Da qualche tempo, però, si parla sempre più spesso di mal di testa da smartphone.
Cos’è il mal di testa da smartphone
Non è una cefalea in senso scientifico stretto, ma in molti segnalano di soffrirne. Secondo la survey, ben 9 italiani su 10 riferiscono di aver sofferto di cefalea, associandola a un uso intenso di devices, che siano i computer al lavoro o i cellulari nel tempo libero, anche se in genere si tende a minimizzarne i sintomi. Ma proprio il tempo trascorso a leggere o digitare sugli schermi è una delle cause di questo malessere (29,6%). Da qui la definizione comune di mal di testa da smartphone.
Perché viene il mal di testa da smartphone
Il tratto comune in tutto coloro che dicono di aver “mal di testa da smartphone” è proprio la causa: un uso eccessivo di dispositivi digitali, in particolare dei cellulari. «In realtà non esiste un vero mal di testa da smartphone quanto, piuttosto, una cefalea che ha delle cause riconducibili al malessere o al dolore che si prova dopo un uso intenso o errato di questi dispositivi: per esempio la luce, ma anche la posizione della testa dopo una lunga conversazione al cellulare», spiega la neurologa Marina De Tommaso, presidente della SISC, la Società italiana per lo studio delle cefalee e ordinaria presso l’Università di Bari. Il riferimento è a posture che sono causa, per esempio, del cosiddetto text neck, la “sindrome da smartphone”, quel dolore al collo provocato dal fatto di stare piegati a guardare il cellulare in mano.
Attenzione a luci, suoni e stress
Le cause della cefalea da cellulare, comunque, sono riconducibili a fattori che possono causare il mal di testa anche in altre occasioni: «Per esempio, luci e suoni che provengono dal monitor, che si tratti del pc o dello smartphone, ma anche il tipo di colori dello schermo, o persino il contenuto del lavoro che si sta eseguendo al computer: teniamo presente che si tratta di comunicazioni che, proprio come quelle interpersonali e in presenza, possono generare stress, che a sua volta può essere causa di mal di testa», osserva De Tommaso.
Mal di testa da smartphone: se la causa è lo stress da lavoro al pc
A conferma di quanto sia importante anche il contenuto delle attività che portano a sviluppare il mal di testa, è interessante notare che quello “da smartphone” riguarda soprattutto i più giovani: sono gli under 45, infatti, a mettere in relazione il disturbo con il loro uso prolungato, unito all’ansia da performance legata a scadenze e impegni di diverso tipo. «Purtroppo sui contenuti c’è poco da fare, nel senso che se la causa del mal di testa è legata allo stress, occorrerebbe agire su quello, più che sul mal di testa che ne deriva», sottolinea la neurologa. Diverso il caso degli stimoli ambientali che possono essere fattori scatenanti della cefalea.
Come evitare il mal di testa da smartphone
In questo caso può essere utile agire sul contesto ambientale: «Regolare le luci dell’ambiente in cui ci si trova, ma anche la luminosità dello schermo può essere fondamentale, così come i rumori o i suoni prodotti da pc, tablet o smartphone – osserva l’esperta – Molti importante è poi la postura: una sedia ergonomica, un mouse adatto e posizionato in modo corretto, per esempio, possono evitare i dolori, anche alla testa. Anche poter avere delle pause nel lavoro, se si tratta di pc, aiuta. È chiaro che se, invece, si parla di smartphone in senso stretto, occorre intervenire soprattutto sull’uso che se ne fa».
Ridurre le “abbuffate da smartphone”
La parola d’ordine sarebbe moderazione: «Sembra scontato dirlo, ma ci vorrebbe un po’ di buon senso nell’uso dei device: sappiamo che ormai sono parte integrante della vita quotidiana ma, per esempio, camminare guardando lo smartphone non fa solo male al collo e non può solo causare mal di testa, ma può diventare ben più pericoloso nel caso si stia anche attraversando la strada! Non è dannoso, insomma, per il mal di testa che ne può derivare. Se poi si soffre di cefalee, allora ridurne per quanto possibile l’uso, sarebbe anche meglio», spiega De Tommaso.
Il mal di testa e le donne
Anche dall’indagine, comunque, i fattori scatenanti principali del mal di testa sono stress o tensione emotiva (49,9%), seguiti proprio dall’uso di dispositivi e infine da cambi di stagione o ciclo mestruale. Le donne, infatti, si confermano le più colpite da cefalee con un rapporto in media di 3 a 1 rispetto agli uomini, che sale a 7 a 1 se si prende in esame l’emicrania cronica. La popolazione femminile associa più degli uomini la comparsa di mal di testa allo stress (52,5% vs 47,3%). Ma perché la cefalea è soprattutto “donna”?
Perché il mal di testa è “donna”
«Sicuramente i dati ci dicono che in generale l’emicrania ha una maggiore incidenza nel genere femminile – conferma la neurologa – I motivi sono da ricondurre in parte a una predisposizione genetica e in parte a una condizione ormonale, che caratterizza le donne. Le fluttuazioni mensili, infatti, possono favorire attacchi di mal di testa in queste ultime. Di contro, se il testosterone è dimostrato che ha un’azione protettiva su molte manifestazioni dolorose, compreso il mal di testa, non va dimenticato che gli uomini sono predisposti verso cefalee a volte molto dolorose, croniche e gravi – anche se più rare – come la cefalea a grappolo».
Attenzione ai rimedi fai-da-te
La ricerca conferma che di fronte al mal di testa la maggior parte degli italiani fa ricorso ai farmaci di automedicazione come analgesici e antinfiammatoria (56,8%), rimedi naturali come tisane, massaggi o tecniche di rilassamento (16,1%), mentre in pochi chiedono indicazioni al medico o al farmacista (8,9%). Circa un quinto (21,7%), non prende nulla, aspettando che passi da sé. «Prima di ricorrere al fai-da-te noi esortiamo sempre a rivolgersi al medico di famiglia, per una valutazione: sarà poi lui a indicare il percorso più adatto, eventualmente indirizzando a un neurologo o a un centro per la cefalea specializzato», consiglia De Tommaso.
Le terapie più innovative
Intanto, sul fronte delle terapie, le ricerche e l’innovazione lasciano ben sperare. «Da cinque anni abbiamo a disposizione nuovi farmaci, che sono specifici per le cefalee. Si tratta di quelli che agiscono contro il peptide legato al gene della calcitonina, un pro infiammatorio che causa l’emicrania. Questi prodotti si sono dimostrati efficaci e possono essere prescritti, per esempio nei casi di cefalea con più di 4 attacchi al mese. Non sono però rimborsabili, se non dopo aver utilizzato – senza successo – quelli a più basso costo, come previsto dall’Agenzia italiana del farmaco», chiarisce De Tommaso.