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Dividiamoci i compiti ma fammi fare a modo mio

La cura dei figli e della casa pesa ancora su noi donne, e fare metà e metà con il marito è impossibile. Meglio aiutarsi a vicenda, secondo le proprie capacità

Non c’è bisogno di guardare le statistiche per capire che la cura della casa e dei figli pesa di più sulle donne che sui maschi.

Divisione compiti in casa: gli uomini che aiutano non sono rari

E quando c’è un lui che cucina o porta i bambini a scuola sembra che si tratti di un prodigio, sottolineato da tutti con grande stupore ed enfasi, mentre quello che fanno le donne sembra essere percepito come naturale, normale.

Ci lamentiamo, ma non lasciamo fare

Le donne si lamentano per il carico eccessivo, ma nello stesso tempo occuparsi della casa ha per loro un grande significato simbolico, quello di esprimere anche così cura e affetto. Detto questo, la divisione dei compiti in una coppia diventa, spesso, oggetto di discussione. Come uscirne?

Divisione compiti in casa: possiamo uscirne in tre step

L’obiettivo non dovrebbe essere necessariamente quello di raggiungere una perfetta divisione a metà. Non ci si mette insieme per questo scopo e non si imposta la vita di coppia per dividere i doveri, ma per vivere in comune valori, progetti e piaceri.

Primo: non ci sono lavori femminili e lavori maschili

Bisogna cercare di superare l’idea che ci siano lavori femminili e lavori maschili, i compiti dell’uno o dell’altro non dovrebbero essere rigidi, la suddivisione deve essere equa e la condivisione basata sulla reciprocità, per non provocare risentimento, senso di ingiustizia e sofferenza. Bisogna avere la sensazione che, insieme, si contribuisca ugualmente allo stesso obiettivo.

Secondo: se fai fatica a delegare, cambia registro

Purtroppo a volte le donne fanno fatica a delegare e ad accettare che il risultato finale non sia lo stesso. Da qui la tendenza a criticare l’operato del partner e questo non aiuta l’altro a prendere confidenza con nuovi compiti e incarichi.

Terzo: lui non deve eseguire su richiesta

L’ideale è che lui non esegua su richiesta, ma partecipi. È un errore anche fare un mero calcolo di do ut des. Quello che importa è il contributo reciproco, la condivisione di pesi e responsabilità, ma anche essere riconoscenti di quello che l’altro fa, secondo le proprie inclinazioni e passioni.

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