Trovare momenti di quiete sembra un’impresa da un po’ di tempo a questa parte. Per questo, ho iniziato a dedicare più tempo alla mia “stazione di sosta”, un luogo dove ritrovare me stesso lontano dal frastuono quotidiano.

Cos’è una stazione di sosta

Joseph Campbell in Il potere del mito ci introduce al concetto di “stazione di beatitudine”, descrivendola come uno spazio o un momento in cui si abbandonano le preoccupazioni quotidiane per focalizzarsi su chi siamo e su ciò che potremmo diventare. Questo luogo di sosta può non rivelarsi immediatamente produttivo, ma se perseveriamo, qualcosa accade. Del resto, la produttività non è solo un’azione, un fare, è in realtà, parte dell’essere.

Come puoi creare la tua stazione di sosta

Se il tuo appartamento è piccolo e condiviso, forse non hai spazio fisico, ma hai del tempo: le ore in cui i bambini sono a scuola o dormono possono trasformare anche il divano della sala in un eremo cittadino. Per coloro i cui impegni sono imprevedibili, un angolo dedicato, pronto in qualsiasi momento, può diventare una sosta, un rifugio, un luogo dove rallentare. Segui questi tre consigli.

Tre consigli per non sbagliare

Per la tua sosta, scegli il tuo momento kairos, ovvero trova l’ora che meglio si adatta al tuo ritmo. Per me, è la mattina presto, quando posso riflettere in pace. Poi, evita i vampiri digitali, cioè non iniziare la giornata con giornali online, email o social media. Disperdono energia e attenzione e creano ansia. Terzo, impara a incontrare la solitudine. In un’era di isolamento endemico, valorizzare la solitudine può trasformare la percezione del tempo trascorso da soli, migliorando serenità e benessere interiore.

Il benessere è assicurato

La ricerca di questo spazio sacro, fisico o temporale, è fondamentale per il nostro benessere mentale e spirituale. Trova la tua stazione di fermata e fai di essa un rituale quotidiano. Per andare lontano, dobbiamo rallentare. Non è solo un invito, è una necessità.