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Videogames: e se giocassimo insieme ai figli?

Fanno paura a mamme e papà e in effetti qualche rischio lo fanno corre. Ma l’aspetto educativo dei videogiochi va rivalutato. Sempre con sale in zucca

Breve, frustrante, a tratti ansiogena. Da bambina la mia esperienza coi videogiochi è stata così irrilevante che la pensavo conclusa, finché inattesi esserini a quadretti sono comparsi su zaino e quaderni di mio figlio che, ancor prima di iniziare a videogiocare, subiva il fascino di personaggi popolari tra i suoi amici e dei quali io non sapevo nulla.

I videogames fanno paura

Di chi si trattava? Erano contenuti adatti alla sua età? La Rete è piena di articoli sui rischi di un uso scorretto dei videogiochi. Secondo una ricerca australiana, affaticano tanto la vista che entro il 2050 metà della popolazione mondiale potrebbe essere miope.

Cosa si rischia

Stereotipi nella rappresentazione dei personaggi, come la sessualizzazione di quelli femminili, possono avere effetti negativi sull’autostima di chi gioca (lo mostra la ricerca di Dove, Women in Games e Epic Games del 2022). Solo in Italia ci sono 600 mila ragazzi e ragazze con “profilo di gioco ad alto rischio” (Espad, 2021).

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I videogames possono essere utili

Ma, come strumento formativo, il videogame sembra offrire benefici, tanto che il MIUR promuove la gamificazione a scuola, attraverso il Piano nazionale scuola digitale. Forse allora la mossa giusta è uscire dalla trappola “pro vs contro” e provare la strada della formazione.

Se impari a maneggiarli

Istituzioni pubbliche e private offrono incontri e webinar con educatori e psicologi. La Regione Emilia Romagna propone il corso Genitori digitali: pre-adolescenza, all’interno del programma Pane e internet. E a Milano l’associazione Mamme a scuola ha organizzato, con la Cooperativa sociale Giostra, un ciclo di incontri per introdurre i genitori ad alcuni tra i giochi digitali più popolari.

E, poi, ci giochi anche tu

Chi partecipa si porta a casa una cassetta degli attrezzi sul gaming sicuro, da personalizzare in famiglia attraverso la condivisione di regole e la conoscenza di questi prodotti digitali, cosa che per noi mamme e papà significa provare a giocare in prima persona. Il rischio che dopo trent’anni io torni a videogiocare è quasi una promessa.

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