Un’era geologica fa, pure io ho fatto parte dell’entusiasta schiera di adolescenti in viaggio da soli per la prima volta. Finita la maturità, con i miei migliori amici del liceo e un bagaglio al limite del trasportabile, sono salita su un traghetto, direzione Corsica. La prima vera vacanza lontana dalla famiglia. Ricordo la lunga fila davanti al telefono a gettoni del campeggio per chiamare casa una volta alla settimana. Ricordo un quarto di paura e tre quarti di eccitazione: il sapore che pizzicava la lingua di quell’inedito assaggio di totale libertà.
I figli adolescenti in viaggio escono dai radar sempre in funzione
Adesso che tocca a me alzare gli occhi al cielo di fronte a una borsa gigantesca e fare “ciao ciao” con la mano all’area di imbarco, riconosco quanto per gli adolescenti in viaggio da soli per la prima volta sia inebriante e formativa quest’esperienza. E quanto sia, al tempo stesso, un passaggio che mamma e papà affrontano sentendosi addosso un macigno di apprensione. «Oggi gli adulti tendono a essere più fragili e ansiosi di quanto non fossero i nostri genitori, che si muovevano nell’ambito di una famiglia di tipo autoritario, dove c’era meno comunicazione e meno affettività: il bisogno di controllo sulla vita dei figli – su cui ora investiamo la nostra intera esistenza – è aumentato, procedendo di pari passo con la maggiore facilità con cui, grazie agli smartphone, è possibile tenerli d’occhio» osserva Margherita Fassari, psicologa dello sviluppo e dell’educazione, coordinatore scientifico, responsabile dell’ufficio ricerca, formazione e monitoraggio di Crescere Insieme.
L’esigenza di preservarli dalla sofferenza
Ci diciamo che siamo preoccupati perché il mondo è un posto pericoloso. E in effetti è così, purtroppo. Ma sotto c’è dell’altro. «I nostri adolescenti in viaggio da soli per la prima volta ci mandano in crisi perché vorremmo preservarli dalla sofferenza, che per primi fatichiamo a gestire, e perché, al tempo stesso, siamo consapevoli che non possiamo controllare gli eventi» spiega la dottoressa Fassari. «Ma le esperienze brutte capitano in vacanza come nel tragitto casa-scuola. Per quanto possibile, è un dato di fatto con cui dobbiamo imparare a fare i conti, senza sovraccaricare di angoscia i nostri ragazzi».
Il senso di inadeguatezza è sempre in agguato
Adolescenti in viaggio: non tutti i genitori la vivono nello stesso modo. «Di solito i più ansiosi sono quelli che, normalmente, non lasciano un briciolo di autonomia ai figli» afferma la dottoressa Fassari. «Ma il controllo eccessivo, invece di rassicurare, peggiora la preoccupazione, e non fa bene nemmeno ai ragazzi, che percepiscono che mamma e papà non hanno fiducia in loro. Per questo, possono sentirsi offesi e frustrati o, peggio, insicuri e inadeguati, convincendosi che, come suggeriscono i genitori, non sono capaci di cavarsela da soli».
I figli adolescenti in viaggio: prove tecniche di autonomia
Idealmente, il genitore che appoggia l’idea del viaggio in solitaria considera il figlio in grado di affrontare da solo quello che potrebbe succedere quando è lontano da casa. «Non ha senso dirgli di sì se poi non riusciamo a fare a meno di programmare i suoi spostamenti nei minimi dettagli, lo geolocalizziamo e gli telefoniamo in continuazione» precisa la dottoressa Fassari. «Così si perde parte dell’obiettivo formativo della vacanza, che dovrebbe aiutare i ragazzi ad acquisire autonomia e capacità di gestire gli imprevisti».
Adolescenti in viaggio: e se il problema è la compagnia?
Durante la preparazione del viaggio, freniamo la voglia di dare suggerimenti non richiesti a raffica. E se i suoi compagni di avventura non ci vanno a genio? «Teniamo a mente che i nostri ragazzi hanno ottime capacità cognitive e non sono più bambini: le argomentazioni in contrasto con le loro richieste devono essere solide e credibili» consiglia la psicologa. «Se i loro amici non ci piacciono per motivazioni sensate, esponiamo la nostre perplessità (possibilmente prima, non alla vigilia della partenza), ma se l’unico vero problema è che non li conosciamo abbastanza pensiamoci bene prima di criticare». Anche perché è facile ottenere l’effetto opposto, facendo venire ai nostri figli ancora più voglia di partire proprio con loro.
In questa fase allontanarsi (un po’) è giusto
Ribellarsi ai genitori è cosa buona e giusta. «I ragazzi hanno assimilato per anni le nostre credenze e i nostri valori, ma in questa fase avvertono la necessità di capire chi sono, cosa amano e cosa desiderano, gettando le basi per la costruzione della loro identità personale» afferma la dottoressa Fassari. «È normale che si allontanino, siano polemici e scostanti con noi. Chi non lo fa – magari perché sente che i genitori sono fragili e ha paura di ferirli – rischia di rivolgere, poi, quel carico di aggressività e tensione verso se stesso».
Scendiamo a patti con i figli adolescenti in viaggio
Il periodo che precede la partenza può essere un’occasione preziosa per condividere emozioni e rafforzare il legame di fiducia reciproco. «Possiamo chiedere ai nostri figli di parlarci delle loro aspettative e dei loro timori e, insieme, stabilire come gestire i contatti durante la vacanza. Ad esempio, si può concordare che saremo noi a chiamarli una sola volta al giorno e che loro si impegneranno a rispondere. Ciò che davvero fa crescere è questo: assumersi delle responsabilità e scendere a compromessi con chi ci vuole bene».
Figli adolescenti in viaggio: l’onestà paga
E se sentiamo il bisogno di chiamarli molto più spesso? «L’esigenza di “sorvegliarli” nasce dal fatto che li percepiamo ancora come nostre estensioni e non come individui autonomi» dice la psicologa. «Sveliamo ai nostri figli le nostre difficoltà, con onestà. E sforziamoci di tenere a mente che la distanza fisica e psicologica inaugurata da questo primo viaggio da soli è lo spazio in cui potranno crescere, sperimentare, sbagliare. Se lo rispettiamo senza opprimerli, nel caso qualcosa andasse storto, ci cercheranno spontaneamente. Sapere che difficilmente ci nasconderanno inciampi ed errori, perché ci considerano punti di riferimento, affidabili ed equilibrati: ecco cosa riuscirà a tenere davvero a bada la nostra – e la loro – inquietudine».