I ricorsi contro bocciature e voti scolastici sono aumentati del 25% negli ultimi 5 anni. Un vero e proprio boom, come riferisce Il Messaggero. Si tratta di dati confermati dai Tar regionali di tutta Italia: l’allarme era arrivato lo scorso febbraio dalla presidente del Tribunale amministrativo regionale toscano, Silvia La Guardia.
Boom di ricorsi dei genitori contro le bocciature a scuola
Come spiegato da La Guardia, nel 2024 si è registrata un’impennata delle contestazioni contro le bocciature scolastiche. Intervenendo in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, la Presidente aveva osservato: «Non siamo la scuola, non possiamo giudicare nel merito delle scelte». La tendenza si sta confermando anche nel 2025 e in altre aree italiane, a conferma che il fenomeno non fa distinzioni di territorio.
Prima maturità “normale”: tanti i ricorsi dei genitori
I numeri, dunque, colpiscono perché arrivano alla vigilia dell’inizio degli esami di maturità, che quest’anno riguardano gli studenti usciti dalle medie nel pieno della pandemia. In molti danno la “colpa” proprio al periodo Covid, quello della DAD, la didattica a distanza. Ma se invece ci fosse una responsabilità nei genitori dei ragazzi? Ne è convinto Narciso Mostarda, neuropsichiatra infantile, direttore generale del 118, già direttore del San Camillo di Roma e autore del libro La società adolescente (Rubbettino Editore).
Boom dei ricorsi: colpa della scuola o dei genitori?
È di pochi giorni fa un caso che ha fatto molto discutere e di cui abbiamo scritto anche noi. Quello di una maestra di Treviso, che ha scritto una nota in penna rossa sul compito di un alunno delle elementari, dicendosi stanca di correggere i suoi errori. Senza voler entrare nel merito dell’episodio specifico, in molti si interrogati sulla reazione dell’insegnante, chiedendosi però anche se non fosse eccessiva la decisione dei genitori di rendere pubblico quanto accaduto (nel frattempo la direzione della scuola ha spiegato che tutto si è risolto). Il dibattito, infatti, interessa da vicino anche il ruolo di madri e padri, e in particolare di questi ultimi.
Padri e figli nella società smarrita
Nel suo libro Narciso Mostarda sceglie un sottotitolo significativo: “Padri e figli”: «Naturalmente non è una svista. Sono partito dalla considerazione che, mentre il ruolo materno è decisamente più consolidato e ben noto, a prescindere dai cambiamenti sociali che si sono verificati negli anni, per i padri oggi si pone un interrogativo: sono in grado di affiancare i figli adolescenti nel superamento delle difficoltà, nell’affrontare le sconfitte, come per esempio un brutto voto a scuola, o nei momenti di isolamento e nella gestione delle relazioni interpersonali, ora rese più complesse dai contatti virtuali?», si chiede Mostarda.
Il problema non sono gli adolescenti
Come afferma David Winnicott, pediatra e psicoanalista britannico citato nel libro di Moscarda, «L’adolescenza è una “malattia” normale. Il problema riguarda piuttosto gli adulti e la società: se sono abbastanza sani da poterla sopportare». L’esperto, però, definisce la società contemporanea come “smarrita”: verrebbe da pensare, quindi, che i “malati” siano gli adulti. «Forse non sono “malati”, ma certamente in gravissima difficoltà. Sono spesso immaturi, caratteristica che invece è tipica dell’adolescenza, quando i ragazzi, in fase di cambiamento continuo, vivono uno scombussolamento ormonale, psicologico e comportamentale. Oggi, invece, abbiamo adolescenti fisiologicamente immaturi e adulti mai cresciuti», osserva il neuropsichiatra.
Ragazzi fragili, genitori immaturi
«Oggi in giro si vedono pochi bambini e tanti vecchi. In mezzo ci sono gli adulti mai cresciuti, adulti-bambini, che vivono un eterno presente, senza passato e senza futuro, spinti a conservare la loro giovinezza, a vestirsi giovani come i loro figli, impegnati ad apparire vincenti, luminosi, spensierati», osserva Mostarda: «Si tratta di un processo iniziato 30-40 anni fa. In questo arco di tempo, intanto, sono intervenuti altri fenomeni: la tecnologia ha accelerato tutto, anche la crescita, e ha portato a una globalizzazione “violenta”, per cui si sono accorciate le distanze, dando la sensazione di poter essere contemporaneamente in più luoghi. Ma con un rovescio della medaglia: ha sostanzialmente aumentato la distanza affettiva delle relazioni e le incertezze», spiega Mostarda.
La Gen Z è la generazione delle 4 S
Secondo l’esperto ne deriva un «senso di smarrimento: il problema, naturalmente non è la tecnologia in sé, ma l’uso che se ne fa: i giovani oggi sono rimasti soli, senza qualcuno che li abbia guidati nel buon utilizzo della rete. Per questo io parlo di generazione delle 4 S: Smartphone, Social, Sesso tramite il texting e Solitudine. Ed è qui che avrebbero dovuto (o dovrebbero) entrare in gioco gli adulti, che invece si comportano per lo più come i figli. Tornando ai padri, è come se avessero perso il loro ruolo per comportarsi come i figli, in preda all’adultescenza».
Dall’adultescenza alle aggressioni scolastiche
È da tempo che l’Oxford Dictionary ha coniato il neologismo “adultescente” ovvero «una persona adulta che si comporta con modi giovanili, compiacendosi di ostentare interessi e stili di vita da adolescente». L’effetto, però, in ambito scolastico sembra aver alimentato proprio il fenomeno dei ricorsi, con le famiglie pronte a schierarsi al fianco dei figli, come fossero amici, contestando la scuola, gli insegnanti e in alcuni casi arrivando anche a vere e proprie aggressioni.
Come ricostruire un patto scuola-famiglia-studenti
«Non è semplice, ma penso che occorra ricostruire un patto educativo tra le generazioni. In questo un ruolo importante lo riveste proprio la scuola, perché è il luogo in cui gli adolescenti trascorrono tanto tempo: ci deve essere continuità e dialogo, non scontro tra le famiglie, gli studenti e i docenti – sottolinea Mostarda – Anche di fronte al disagio psicologico dei giovani non occorrono sempre “cure mediche”, quanto piuttosto un ritorno al “prendersi cura” di loro: servono passione, energia affettiva e ascolto, che invece oggi mancano», conclude l’esperto.