Decidere cosa fare dopo il diploma è uno dei momenti più delicati nella vita di uno studente. Tra desiderio di seguire le proprie inclinazioni e timori legati al futuro, la scelta dell’Università può trasformarsi in un vero labirinto. C’è chi sogna di trasformare la propria passione in un lavoro e chi, più pragmaticamente, guarda alle opportunità concrete di inserimento professionale. Ecco come orientarsi tra le varie lauree.
Il settore economico
Alcuni corsi di laurea offrono, più di altri, un accesso agevolato al mondo del lavoro. Non significa che basti iscriversi a una facoltà «giusta» per avere successo, ma sicuramente alcune aree disciplinari registrano tassi di occupazione più elevati. È il caso, ad esempio, delle lauree in ambito economico e statistico, che si confermano tra le più richieste dalle imprese. Secondo le previsioni relative al periodo 2024-2028, ogni anno saranno necessari tra i 44mila e i 50mila laureati in discipline economiche su scala nazionale. Un dato che evidenzia la solidità di questo percorso formativo e la sua centralità nel mercato del lavoro.
Le lauree in educazione e formazione
Anche il settore dell’educazione e della formazione mostra numeri significativi. La domanda di professionisti in ambito didattico e pedagogico è in crescita costante e le assunzioni previste nei prossimi anni si aggirano tra le 42mila e le 45mila unità all’anno. A sorpresa, anche la laurea in scienze motorie si colloca tra le più richieste, segno di un’attenzione crescente verso il benessere fisico, lo sport e l’attività motoria nella società contemporanea.
Le opportunità per gli ingegneri
Restando nell’ambito tecnico-scientifico, l’ingegneria continua a garantire solide opportunità professionali. Le stime indicano una richiesta compresa tra le 36mila e le 41mila unità ogni anno. All’interno di questo gruppo spicca l’ingegneria civile, che merita una menzione specifica: tra il 2024 e il 2028, si prevede l’assunzione annuale di circa 13mila-15mila ingegneri civili, a conferma del ruolo chiave che questa figura riveste nel settore delle costruzioni e delle infrastrutture.
I tassi di occupazione
Secondo una recente indagine Almalaurea, condotta su chi ha conseguito una laurea triennale nel 2018, i tassi di occupazione a cinque anni dal titolo confermano in gran parte le previsioni di mercato. I migliori risultati si registrano tra i laureati in informatica e tecnologie dell’informazione (95,6%), ingegneria industriale e dell’informazione (94,8%), e architettura e ingegneria civile (93,6%). Seguono economia (91,6%), agraria e scienze forestali (87,7%), l’area medico-sanitaria e quella delle scienze motorie, entrambe sopra l’87%. Anche le facoltà umanistiche, pur con percentuali più basse, mostrano comunque buoni livelli di occupazione: tra gli studenti di lingue, psicologia, comunicazione e arte, l’inserimento nel mondo del lavoro avviene spesso in tempi ragionevoli, soprattutto quando si affiancano esperienze pratiche al percorso accademico.
I tassi di occupazione delle lauree magistrali
Le stesse tendenze si riscontrano nei corsi di laurea magistrale. I dati Almalaurea indicano che le facoltà medico-farmaceutiche raggiungono un tasso di occupazione del 92,9%, seguite da architettura e ingegneria civile (92%) e veterinaria (91,9%). Anche le lauree in educazione, formazione e giurisprudenza si attestano su percentuali elevate, segno che una preparazione specialistica resta un investimento valido in ottica professionale.
Il successo delle lauree STEM
Uno degli ambiti che più di tutti continua a generare opportunità è quello delle cosiddette lauree STEM, acronimo di Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. Si tratta di corsi che rispondono in modo diretto alle esigenze del mondo industriale e tecnologico contemporaneo. In questa categoria rientrano le lauree in architettura, ingegneria, chimica, fisica, matematica, statistica, informatica e scienze biologiche, solo per citarne alcune. Le previsioni occupazionali mostrano come queste competenze siano non solo molto richieste, ma anche destinate a diventare sempre più centrali nei prossimi anni, in linea con l’accelerazione digitale e la transizione ecologica in atto.
Squilibrio tra domanda e offerta
Nel quinquennio 2023-2027, le stime evidenziano un significativo squilibrio tra domanda e offerta in alcuni ambiti. Ad esempio, nel settore giuridico e politico-sociale si prevede una richiesta di quasi 40mila laureati, contro un’offerta di circa 28.800, con un surplus della domanda pari a oltre 11mila unità. Situazione simile per l’area medico-sanitaria, con una richiesta di 33.500 laureati e un’offerta di poco superiore alle 22mila. Anche l’ingegneria (con una differenza di circa 7.700 unità) e l’architettura (con uno scarto di oltre 7mila laureati richiesti in più rispetto all’offerta) mostrano un fabbisogno che le università non riescono attualmente a soddisfare.
Le lauree in nuovi settori
Accanto ai corsi tradizionali, si fanno strada nuove competenze e figure professionali legate alle trasformazioni del mercato. In particolare, l’espansione dei settori green e digitali sta aprendo la strada a profili innovativi e altamente specializzati. Tra questi spiccano gli ingegneri ambientali, i tecnici della sicurezza sul lavoro, gli esperti nella gestione sostenibile del territorio, ma anche i progettisti della mobilità elettrica e i professionisti della contabilità verde. La rivoluzione digitale, dal canto suo, continua a generare richieste di figure come data scientist, analisti di big data, esperti di cloud computing e sicurezza informatica, nonché specialisti in intelligenza artificiale, e-commerce, social media e sistemi di business intelligence. Queste professioni richiedono una formazione avanzata e continua, ma garantiscono una grande versatilità e un’elevata spendibilità nel mercato globale.