Coronavirus test donna medico

Coronavirus, al via un test italiano per la diagnosi

Tra i primi in Europa, il test per l'individuazione del coronavirus è stato messo a punto in tempi record dall'Università di Padova sulla base delle linee guida dell'Oms. Preciso e rapido, fornisce una diagnosi in due ore e mezza

Dopo aver isolato il coronavirus, prosegue il contributo dell’Italia alla lotta contro la malattia respiratoria proveniente dalla Cina. L’Università degli studi di Padova ha messo a punto un test per rilevare la presenza del virus, che l’Organizzazione mondiale della Sanità ha rinominato Covid-19. La nuova sigla è la sintesi dei termini CO-rona VI-rus e D-isease e 19 è l’anno di identificazione.

Il test italiano, tra i primi in Europa dopo quelli ideati in Cina e Usa, è stato sviluppato nel laboratorio di virologia dell’Università degli studi di Padova, da parte dell’équipe del professor Andrea Crisanti, seguendo la procedura raccomandata dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Lo screening, molto sensibile, rapido e preciso, restituisce un risultato in sole due ore e mezza. Il test è stato già adoperato per escludere i rischi in diversi soggetti sospetti.

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Come si effettua il test per l’individuazione del coronavirus

Ma come si effettua il test? «Basta prelevare un tampone faringeo o servirsi di un espettorato bronchiale (ovvero liquidi e muchi espulsi con la tosse dalle vie aeree). Da questo materiale poi, in laboratorio si estrae l’Rna dalla cui lettura emerge il risultato diagnostico» spiega a Donna Moderna Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia e virologia all’Università di Padova, coordinatore della ricerca veneta. «Il nuovo test è estremamente accurato rispetto ad altri kit di diagnosi e riesce a rintracciare anche la presenza di sole cinque copie del virus. Un numero molto esiguo, che può essere “ospitato” ad esempio in pazienti asintomatici ma infetti. Inoltre, in sole due ore e mezza riesce a escludere l’esistenza di altri coronavirus nella stessa persona».

Il team di Padova, al lavoro sul Covid-19 da metà dicembre, ha applicato la metodologia definita nell’ambito della rete dei laboratori europei per i virus emergenti. Una tecnica sviluppata da Christian Drosten, dell’istituto di virologia dell’Università Charité di Berlino e pubblicata il 23 gennaio scorso su www.eurosurveillance.org.
Il laboratorio padovano rientra infatti in una rete di laboratori europei per le emergenze dei cosiddetti “virus da importazione”, come il West Nile e il Dengue.

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Come prevenire il contagio da coronavirus

Il Covid-19 colpisce le persone di tutte le età. Ma gli anziani e gli individui con malattie preesistenti, come asma e malattie cardiache, sembrano essere più vulnerabili. Per questo il ministero della Salute (salute.gov.it) consiglia di proteggersi curando l’igiene delle mani e delle vie respiratorie. Dunque è buona norma lavarsi accuratamente e spesso le mani dopo aver toccato oggetti e superfici sporche prima di portarle al viso, agli occhi e alla bocca. Starnutire o tossire in un fazzoletto usa e getta e poi gettarlo in un cestino chiuso.

Le norme precauzionali sono importanti in attesa di un vaccino, per il quale ci vorrà almeno un anno, come sottolinea Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore della Sanità. Varie strutture di ricerca in tutto il mondo stanno ci lavorando. Anche l’Italia sta facendo la sua parte, a Pomezia, servendosi di un virus vettore, un adenovirus di scimmia già utilizzato per un vaccino anti Ebola. Per qualsiasi dubbio sul virus si può contattare il numero telefonico di pubblica utilità 1500 messo a disposizione dal ministero, attivo giorno e notte.

Coronavirus: alla larga dalle fake news

Il timore di contrarre l’infezione si diffonde ancora prima del virus, soprattutto a causa di falsi miti e bufale che circolano sul tema. A smentirle ci pensa giorno per giorno l’Istituto superiore della Sanità. Non è vero ad esempio, che il virus si può contrarre attraverso il contatto con le maniglie degli autobus o della metropolitana. Non occorre neanche evitare di mangiare nei ristoranti cinesi che ci sono in Italia. Le conoscenze attuali ci dicono che la trasmissione di questo virus non avviene per via alimentare. Né rinunciare alla compagnia del nostro animale domestico: non ci sono prove che cani e gatti possano essere infettati dal virus.

Le falsità, talvolta così assurde da far sorridere chi le ascolta, non risparmiano neanche l’eventuale prevenzione dal contagio. È falso, ad esempio, che mangiare aglio possa aiutare ad evitare il morbo. «Pur avendo proprietà antimicrobiche, spiegano gli esperti dell’Iss, non ci sono evidenze scientifiche che protegga dal Covid-19». Tantomeno può aiutare sciacquare regolarmente il naso con una soluzione salina.

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