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Teens and screens: gli adolescenti vogliono meno sesso in tv

Un sondaggio ha rivelato che gli adolescenti vorrebbero meno sesso nei film e nelle serie tv. Stiamo tornando ai vecchi tabu o si tratta di un fenomeno più complesso? Ne abbiamo parlato con un esperto

Ricordi il video che ritraeva un enorme profilattico posarsi su uno dei monumenti più importanti di Buenos Aires? Era la campagna marketing per il lancio della quarta e ultima stagione di Sex Education, la serie culto di Netflix ambientata in una scuola superiore dove i ragazzi danno consigli di sesso ai coetanei, con scene molto esplicite. La campagna ha avuto grande successo e la serie è stata in cima alle classifiche per settimane.

Una fotografia dei giovani disinvolti e disinibiti in netto contrasto con i dati di un sondaggio pubblicato dall’università UCLA (…) su oltre 1500 ragazzi tra i 10 e i 24 anni, “Teens and Screens” , da cui emerge un’avversione nei confronti dell’eccessiva rappresentazione del sesso e delle relazioni erotiche in film e serie tv.

“Teens and screens”: il sondaggio

Più precisamente, il 47,5% dei partecipanti ha indicato che le scene di sesso non sono necessarie nell’avanzamento della trama. Ancora: il 51,5% preferirebbe contenuti incentrati su relazioni platoniche e amicizie. Il 39% cerca attivamente l’inclusione di personaggi aromantici e/o asessuali sullo schermo, il 44,3% ritiene che il romanticismo nei media sia sovrautilizzato.

Ma quindi si tratta di una generazione più casta, dove i sentimenti prevalgono rispetto al sesso agito?

Adolescenti e sesso nei media: il parere dell’esperto

Per capire meglio, ne parliamo con un esperto: lo psicologo, psicoterapeuta e sessuologo Marco Inghilleri. «Bisogna tenere in considerazione diversi aspetti: oggi l’informazione parla prima di una generazione che fa più sesso; poi di una che ne fa di meno. La verità sta in entrambi i poli: oggi gli adolescenti sono più disinibiti, ma la sessualità rischia di essere soprattutto performance, rispetto alla quale molti temono di non essere all’altezza».

I giovani sarebbero quindi spaventati dalla sfera sessuale, soprattutto quando alla componente fisica è legata una componente emotiva. Da qui la frustrazione che porta a evitare le relazioni con gli altri.

L’incapacità di relazionarsi con gli altri

Cos’è l’amore se non la ricerca del bene per un’altra persona? Scendere a compromessi, confrontarsi, mettersi da parte per qualcun altro. Per una generazione cresciuta con l’unico orizzonte della realizzazione personale, la relazione con gli altri rischia di diventare troppo complessa.

«L’aspetto affettivo dovrebbe disinnescare la paura, in realtà per i giovani di oggi diventa troppo difficile l’idea di impegnarsi in un vero legame», puntualizza Inghilleri. Il dito è stato puntato sul sesso virtuale, ma secondo l’esperto il vero problema è il fatto che i giovani non sono pronti ad affrontare una realtà così diversa da quella platonica e immaginaria che gli è stata promessa dal mondo virtuale.

Adolescenti e sesso nei media

Di questi cambiamenti, il mondo dell’arte si era già accorto. Film come Don Jon, Her e Don’t Worry Darling avevano rappresentato la fatica di far coincidere la complessità della realtà con la realtà immaginaria e le opportunità offerte dal mondo virtuale.

Difficoltà a confrontarsi con l’altro, ma anche paura dell’abbandono, del rifiuto, paura di non essere all’altezza dell’amore: tutti questi elementi entrano in gioco quando i giovani si approcciano al sesso per la prima volta. Continua il sessuologo: «In un’epoca come la nostra in cui il sesso viene visto come un atto separato dall’intimità, l’appeal corporeo è fondamentale, ma rischia di essere anche un deterrente. Di fronte a questo, ognuno di noi rischia di sfigurare: come mettersi di fronte allo sguardo dell’altro con un corpo così imperfetto?».

L’ansia deriva anche dal fatto che i ragazzi italiani, in particolare, sono stati cresciuti da una generazione che conserva ancora molti tabu, mentre sui media americani (e quindi sulle serie importate dagli States) non esiste censura sui contenuti a sfondo sessuale ed erotico. I giovani quindi si trovano spinti a emulare questi modelli, per cui sei uno sfigato se non fai sesso regolarmente, ma sei uno sfigato anche se non lo fai come lo fanno nei film. Come in quella scena di Breakfast Club, in cui la giovane Claire, alla domanda se fosse o meno vergine, esordisce con: «Questa domanda è una trappola, se dici sì sei una puttana, se dici di no sei una suora».

Sesso e fluidità

Un altro elemento importante è quello della fluidità. I giovani oggi crescono con infinite possibilità non solo per realizzarsi, ma anche per plasmare le proprie identità. Le regole da seguire sono ridotte al minimo, hanno accesso a infinite definizioni e possono sentirsi parte di comunità che li uniscono e li fanno sentire compresi, oggi molto più di ieri. Eppure, quei limiti servivano anche a trasmettere sicurezza.

«La libertà di scegliere chi e cosa essere limita traumi e conflitti, ma lascia disarmati di fronte alle infinite possibilità. Quello che si verifica è un ritiro sociale dall’obbligo del dover essere» spiega Inghilleri. «Vivendo in un mondo fluido, in cui tutto è possibile, non ci sono più limiti. Nelle infinite possibilità di essere e agire, si rischia di perdersi e di non scegliere più, paralizzati da questa stessa libertà».

Se il sesso viene percepito come violento

L’ansia diventa così vera e propria paura. Ma com’è possibile che questa generazione – cresciuta con Lady Gaga, Elite, WAP di Cardi B – abbia ancora paura delle stesse scene che scioccavano cinquant’anni fa? Su questo gli psicologi obbligano a fare un passo indietro: una cosa è la rappresentazione dei corpi, tutto sommato statica, “one-shot”; un’altra è la rappresentazione dell’atto sessuale.

«Sciocca ancora», conferma Inghilleri perché – a un pubblico che a quell’atto è estraneo o che lo conosce poco – spesso e volentieri sembra un atto violento, dominante. Come quando i bambini scoprono i genitori in situazioni intime, il rischio è quello che l’azione venga compresa come violenta e generi traumi.

Non si tratta quindi di una generazione sempre più casta e prigioniera dei vecchi tabu. Parliamo piuttosto di ragazzi che non hanno gli strumenti per comprendere tutto ciò che vedono e quindi tendono a scappano dalle relazioni, che implicano complessità. La soluzione, dunque, non è eliminare le scene di sesso pensando che gli adolescenti le ritengano poco adatte, ma girarle tenendo a mente le esigenze di un nuovo pubblico – che conosce bene la sessualità e la fluidità, ma non conosce più l’intimità.

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