Fine di una relazione
Alla fine di una relazione d’amore, screditano l’ex sui social o, peggio, diventano violenti. È un fenomeno in crescita, che la nostra psicologa dell’età evolutiva spiega così

Mi capita più spesso di un tempo di confrontarmi con ragazze giovani o giovanissime intimorite dalle reazioni aggressive dei loro ex. Adolescenti maschi che alla fine di una storia, non sanno accettare di essere mollati e reagiscono con livore, le trattano male, cercano di screditarle sui social se non, in casi estremi, ricorrono addirittura alla violenza.

In parte è colpa dei cambiamenti in corso tra i generi

Sono comportamenti solo apparentemente incomprensibili se letti alla luce dei cambiamenti in corso tra i generi. Certo che questa Gen Z più delle passate viene educata al rispetto e alla parità, ma i giovani maschi di oggi sono anche divisi a metà.

Fine di una relazione: i maschi di oggi sono divisi a metà

I maschi di oggi spesso crescono in una famiglia nido, molto materna, che li spinge ad abbandonare e mettere da parte la rappresentazione di un maschile potente e “sciupafemmine”, ma dall’altra si sentono ancora chiamati a rispondere agli standard performanti di virilità, di fronte ai quali è facile sentirsi inadeguati e insicuri, soprattutto se si parla di sesso.

Fine di una relazione: le ragazze sono sicure di sé

Ma c’è anche un altro elemento da aggiungere: loro, le ragazze di oggi, che appaiono agli occhi innamorati del partner così  sicure di sé, inarrestabili nella conquista di sempre più ampi territori di libertà e realizzazione. I ragazzi si trovano così a transitare da uno spazio domestico presidiato da madri cui non sfugge nulla, a un mondo esterno in cui sono le ragazze a scegliere e detenere il potere. E si sa che, purtroppo, passività e impotenza, se non ben gestite, sono l’anticamera principale della violenza.

L’intervento materno non è sufficiente

In questo scenario come aiutare i nostri giovani innamorati feriti? Il primo errore da evitare è cedere il campo all’intervento materno. Madri intenerite, che rispolverano l’antico linguaggio dell’accudimento, non servono a sostenere lo sviluppo di una virilità sufficientemente evoluta da reggere l’impatto con ammaccature e rifiuti.

Serve un intervento di genere

Bisogna, piuttosto, invocare le risorse e i linguaggi specifici di genere. Favorire il dialogo orizzontale tra maschi, rompendo silenzi e omertà su due di picche e friendzonate, chiamare in causa padri, zii, fratelli maggiori: loro ci sono già passati e possono testimoniare che fragilità, vergogna, mancanza non ledono in modo irreversibile il gradiente di virilità di ciascuno. Alimentare laddove possibile le occasioni di confronto al maschile come fucine in cui costruire modalità equilibrate e mature di trattare l’insuccesso e il rifiuto amoroso.

I giovani vanno educati

Attenti però, i padri devono essere presenti in una maniera autentica perché i figli oggi hanno un radar speciale che si accende ogni volta che un genitore agisce come burattino della mamma. Ogni madre, da parte sua, dovrebbe valorizzare il linguaggio del partner proprio nella sua diversità da quello femminile, concedere fiducia dove non arriva a comprendere, celebrare come un valore che vi siano luoghi dove il materno ha divieto di accesso.

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