Chiara Martegiani
Tutte le foto sono di Roberta Krasnig. Styling di Cristina Nava.

Chiara Martegiani: «Antonia sono io»

Non è soltanto la serie “alla Fleabag” che ha ideato, scritto e interpretato. Antonia è lei. Perché soffre di endometriosi (che le hanno diagnosticato a 30 anni), ha un compagno che la sostiene (come il suo, un certo Valerio Mastandrea), attraversa una crisi (cosa che le è successa). «La malattia mi ha fatto capire che mi serviva un cambiamento. Avevo bisogno di raccontare come sono. Senza dover piacere per forza»

Antonia: la serie su Prime Video

Valerio Mastandrea e Chiara Martegiani in una scena della serie tv Antonia
Valerio Mastandrea e Chiara Martegiani in Antonia. Foto: Prime Video

Antonia, la protagonista dell’omonima serie in onda su Prime Video dal 4 marzo, ha molto in comune con la giovane donna che l’ha ideata e che la interpreta: Chiara Martegiani, 36 anni, di Rimini. È lei perché è una 30enne che sta con un uomo più grande, interpretato da Valerio Mastandrea, compagno di Chiara anche nella vita. È lei perché tutti gli smottamenti e le confusioni della sua età li ha provati anche Chiara. È lei perché ha l’endometriosi, come Chiara, ed è forse la prima volta che questa malattia entra in una serie tv.

Come in tutte le fiction, la storia è romanzata e nutrita anche dalle esperienze di vita delle co-autrici: Elisa Casseri e Carlotta Corradi. «Antonia parla di una rinascita, di una crescita emotiva. L’endometriosi è ciò che permette al personaggio di dire: “Ok, devo iniziare a prendere in mano la mia vita”» mi dice Chiara con voce cristallina. «L’endometriosi è la causa del suo essere in quel modo lì, perché da quando è ragazzina vive con tutti i limiti che le impone questa malattia».

Chiara Martegiani indossa una camicia di cotone over con dettaglio orchidee sui polsini Genny, jeans con risvolto Mango, sandali Birkenstock. In tutte le foto, orecchini d’oro Magic Wire.

Quasi come Fleabag

Avete presente Fleabag? La serie inglese dove la protagonista, anche lei 30enne, attraversa il caos sentimentale e sessuale della sua vita? «Magari… Lì voliamo proprio alto!» risponde Chiara Martegiani quando gliela cito. In Fleabag la molla che spinge la protagonista a fare i conti con se stessa è la morte di un’amica, in Antonia è una malattia invalidante. «Quando quasi 6 anni fa mi hanno detto: “Lei ha l’endometriosi”, ho risposto: “Cooosa?”. Non avevo capito niente. Ricordo ancora che tornavo in macchina con un depliant e le lacrime agli occhi. Mi avevano detto che mi avrebbe resa sterile e che dovevo fare presto ad avere dei figli». L’endometrio, mi spiega, è una membrana che riveste la cavità uterina: col ciclo dovrebbe venire espulso, invece si va a depositare in parti del corpo dove non dovrebbe stare. «È una malattia molto pericolosa e si conosce pochissimo».

L’intervista a Chiara Martegiani

Ha ideato Antonia per far conoscere l’endometriosi?

«La serie nasce da un momento mio di crisi – personale, lavorativa, emotiva, prima di tutto – che volevo raccontare. È stato durante la fase di creazione insieme alle altre autrici che mi hanno diagnosticato l’endometriosi. Allora abbiamo capito che la malattia era fondamentale per la protagonista, per farla crescere, per capire se stessa. Antonia va in terapia, ed è successa anche a me la stessa cosa. Quando mi hanno detto che ero malata e dovevo fare un figlio, sono andata in crisi totale perché non era proprio il momento. Non era nei piani, né miei né del mio compagno. Ho dovuto quindi fare i conti con questa cosa: ho iniziato un percorso e poi tutto è arrivato al momento giusto».

Chiara-Martegiani
Trench di cotone Vivienne Westwood.

Una serie sull’endometriosi

Come la fa sentire avere questa malattia?

«Io, come Antonia, ho vissuto l’endometriosi con grande leggerezza. Ho una soglia del dolore molto alta quindi minimizzavo sempre, anche il ciclo che mi faceva malissimo, e piano piano ho imparato a conviverci. Ho smesso di prendere le terapie per bocca perché le ho sofferte tantissimo. Quando mi hanno messo in menopausa farmacologica per me è stato un inferno: avevo le vampate, ho perso il desiderio sessuale. A 33 anni non potevo vivere così. È stato il periodo più difficile, perché non sei a contatto con la tua femminilità. Però devo dire anche che ci sono donne che con la terapia stanno benissimo. Con questa malattia io ci ho fatto i conti dopo, quando è stato il momento di cercare un bimbo: lì ho avuto grosse difficoltà».

Adesso c’è Ercole.

«Sì, ce l’ho fatta. Ha quasi 3 anni. È stato un percorso lungo. E anche lì mi sono fatta delle domande: sono giovane, non posso avere figli… Insomma, non è stato facile. Poi, quando è arrivato, sembrava un mezzo miracolo».

Nella vita di coppia questa malattia ha influito?

«Be’ sì, se ti dicono che devi fare per forza un figlio… Sai che nella vita li vorrai avere, però ti devi sbrigare e magari in quel momento come donna hai delle necessità diverse. E Valerio, il mio compagno, aveva già un figlio più grande. Poi però ci siamo presi i nostri tempi e ci siamo detti che se questo bimbo doveva arrivare sarebbe arrivato».

Giacca di tessuto double misto seta Emporio Armani.

Chiara Martegiani e il compagno Valerio Mastandrea

È bello anche che Mastandrea faccia parte del progetto di Antonia, come attore e con la supervisione artistica.

«Sì, poveraccio (ride, ndr). A combattere con tutte donne!».

Sembra il compagno ideale.

«In Antonia abbiamo voluto creare un personaggio maschile un po’ diverso da quelli a cui siamo abituati: è pratico, ama la sua compagna senza chiederle nulla, lui c’è. Quando lo abbiamo scritto, era un personaggio molto giusto per Valerio, abbiamo fatto fatica a trovare un altro attore. Poi lui mi è stato molto vicino nel portare avanti questo progetto, nella scelta dei personaggi, in certe situazioni… Era la prima volta che lavoravo non solo come attrice: ho ideato Antonia e in parte l’ho scritta».

Si è messa molto in gioco.

«Sì, davvero. Ho preso tanto dalla mia vita. Però c’è tanto anche delle altre due autrici. Ci sono un po’ di cose loro, un po’ di cose mie. La scena che si vede nel trailer quando cado a faccia in giù dall’autobus è finzione, però le vampate che si trasformano in attacco d’ansia e di panico le ho avute anche io. Ci sono stati momenti in cui ho avuto paura di svenire da un momento all’altro durante una cena di lavoro».

Giacca oversize di pelle con lacci sui fianchi ba&sh, body smanicato di finta pelle Wolford, gonna longuette a tubino di pelle P.A.R.O.S.H, sandali Birkenstock.

La quotidianità, i problemi e i dubbi di una trentenne

E il nervosismo pre-ciclo?

«Quello ce l’ho, e pure parecchio elevato. Sa, il fatto di avere sempre dei dolori forti, di non sentirti mai bene e di dover andare a lavorare… Ti esaurisce».

C’è una scena in cui la psicologa dice ad Antonia: «Il corpo le sta parlando».

«L’endometriosi è stata la molla che mi ha fatto capire che dovevo cambiare delle cose nella mia vita: se era accaduta questa cosa nel mio corpo, è perché dovevo rivedere qualcosa di me che avevo messo da parte, da cui ero scappata. Credo che il corpo sia il nostro specchio. E le malattie possono essere occasioni per sfruttare al massimo quello che hai. Quando è successo a me, ero in un periodo di cambiamento che ancora non avevo capito; ma, invece di fuggire, ho deciso di affrontarlo. Le consapevolezze aiutano in tante cose».

Insomma, deve succedere qualcosa per smuoverci.

«Sì, perché delle volte si va dritti senza fermarsi. Antonia lo fa e poi deve rivedersi».

Come si sente ora ad avere una serie tutta sua?

«Io sono un’incosciente come quando sono venuta a Roma da Rimini pensando di fare l’attrice. Mi sono buttata, mi sono divertita. Poi però ho passato un periodo in cui mi giudicavo e basta, anche a causa dei tanti no che ho ricevuto da questo lavoro. Quando ho raggiunto la maturità ho capito che dovevo fare una cosa mia, senza dover piacere per forza agli altri. Dove portavo io il mio personaggio, senza dovermi adattare all’idea di qualcuno. Ho chiuso tanti cerchi con questa serie, anche nella scelta di alcuni personaggi: ho cercato di metterci dentro persone che per me rappresentano qualcosa nella vita e nel percorso che ho fatto finora».

Giacca doppiopetto con cintura e slip dress in raso di seta e cotone, tutto Anfiny. Sandali Casadei.
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