Incontriamo Daisy Edgar-Jones su Zoom e neanche una connessione poco stabile riesce a cancellare la sua freschezza e la sua ironia. Ma a colpire sono gli occhi e il sorriso, che hanno letteralmente fatto innamorare la nuova generazione di spettatori per la sua interpretazione di Marianne nella miniserie televisiva Normal People (2020), per la quale ha ricevuto la candidatura al Bafta Television Award, al Critics Choice Television Award e al Golden Globe.
Gli ultimi progetti di Daisy Edgar-Jones
Daisy Edgar-Jones, 26 anni, è un’attrice inglese che negli ultimi due anni è stata impegnata in tre progetti: Fresh, cupa commedia sentimentale sul dating; In nome del cielo, un crime-drama con Andrew Garfield; e La ragazza della palude, tratto dal bestseller omonimo e diretto da Olivia Newman. Oggi la ritroviamo al cinema in Twisters, il remake del film del 1996, nei panni di Kate, un’ex cacciatrice di uragani che, segnata dall’incontro devastante con un tornado ai tempi del college, viene spinta a tornare in campo da un suo amico per testare un innovativo sistema di tracciamento.
Daisy è Kate, cacciatrice di uragani, in Twisters
Quali sono le qualità di Kate?«È un’accanita storm chaser, una cacciatrice di tornadi, che non ha paura di nulla, anzi si sente viva solo quando si trova nel mezzo dell’azione. Ama la natura, la rispetta ed è affascinata da questi fenomeni naturali straordinari, come molti chasers che ho conosciuto mentre eravamo sul set. Abbiamo girato in Oklahoma, dove la vita è molto semplice, non ci sono grandi divertimenti e quindi il clima è fonte inesauribile di intrattenimento. Tutte le persone cresciute lì hanno un’esperienza diretta con la forza dei tornadi e la distruzione che si lasciano alle spalle».
Com’è il suo rapporto con la natura? «Sono londinese, la mia natura era confinata a parchi e giardini, ma andavamo spesso in campeggio, dove ho imparato a rispettare l’ambiente e gli animali. Ho molti ricordi dei campi verdi in Irlanda, dove creavo un mio regno immaginario popolato da mucche. Sono figlia unica e quindi giocavo spesso da sola, non sempre avevo qualcuno con cui condividere le mie avventure».
Le piacciono i film catastrofici? «Sì, sono cresciuta con quel genere, i film di Roland Emmerich e Michael Bay, come Armageddon, Volcano e anche Twister del 1996. Per me questa nuova pellicola è un ritorno al classico disaster movie, un film epico, con molti effetti speciali, dove scienziati e meteorologi diventano supereroi. Un po’ come Indiana Jones, ma con più vento! (ride, ndr)».
Daisy Edgar-Jones: la carriera da attrice
Cosa l’ha spinta a diventare attrice? «Ricordo molto chiaramente che alle elementari stavamo studiando Enrico VIII d’Inghilterra, credo avessi circa 8 anni. La maestra decise di organizzare una recita scolastica su di lui e sulle sue mogli (ne ha avute sei, ndr). Io scelsi di interpretare Anna Bolena, la seconda moglie, che venne accusata di adulterio e decapitata. Con mia madre comprammo la testa di un manichino e dopo averla colorata, la regalai al re Enrico, con un atto molto solenne. Ero molto presa dal ruolo e mi arrabbiai tantissimo perché non potevo credere che mi avesse decapitata nonostante fossi la moglie preferita! È stata un’esperienza che mi è piaciuta moltissimo perché mi ha fatto capire che potevo trasformarmi in qualsiasi personaggio, anche molto diverso da me».
Dove si vede tra 10 anni? «Sono interessata alla regia. Mi piace raccontare storie conosciute ma che vengono completamente sconvolte da nuove regole, diverse da tutto ciò che è stato fatto prima. Mi interessano anche le commedie romantiche, ma con un punto di vista femminile contemporaneo. Insomma, vorrei produrre un genere di film alternativo e innovativo».
E la vita fuori dal set
Il passatempo che preferisce quando non lavora? «Leggere tutto il giorno. Mia madre mi ha trasmesso l’amore per i libri fin da quando ero piccola. È una lettrice accanita e leggevamo insieme ogni sera prima di dormire. Trovo che sia un ottimo modo per sviluppare empatia, per immedesimarsi nelle vite, nelle emozioni e nei dolori altrui. Su Instagram seguo il book club della regina consorte Camilla Parker Bowles (@thequeensreadingroom): scopro sempre cose nuove, libri che non ho ancora letto e persone straordinarie».
A proposito di Instagram, come vede i social media di oggi? «Trovo riduttivo, superficiale e terrificante il fatto di ridurre la nostra essenza, la nostra complessità a una serie di immagini e didascalie e giudicare e scartare un’altra persona solo in base a un’impressione limitata, perché non ci piace il suo aspetto fisico per esempio».
Qual è un libro che l’ha ispirata? «A scuola amavo studiare la mitologia greca e una delle mie storie preferite era l’Odissea. Ho avuto la fortuna di andare ad Atene e vedere il Partenone con mia madre, è stato fantastico. Siamo anche state a Idra, una piccola isola greca, un posto magico dove non ci sono automobili e tutto viene trasportato con gli asini. Ho una gran voglia di tornarci per una vacanza più lunga».
Un altro posto dove vorrebbe tornare? «La Finlandia. Quando avevo 16 anni mio padre e io abbiamo rotto il salvadanaio e ci siamo fatti una vacanza. Abbiamo scelto di inseguire l’aurora boreale e siamo arrivati in Lapponia. È un posto fuori dal mondo, dove abbiamo provato esperienze incredibili: attraversare laghi ghiacciati con gli ski-doo, le motoslitte, salire sulle slitte guidate dalle renne, fare sci di fondo e persino un safari di due giorni con i cani husky. Poi abbiamo aspettato l’aurora boreale: non dimenticherò mai quello spettacolo mozzafiato di luci e colori che danzavano sopra di noi».
Nel suo prossimo ruolo sarà Ann Druyan, moglie del famoso astronomo e autore di fantascienza, Carl Sagan, interpretato da Andrew Garfield. Che storia è? «È una storia d’amore spaziale. Voyagers si svolge nel 1977, quando la Nasa si prepara a lanciare le prime sonde interstellari dell’umanità. Un team guidato da Sagan si propone di creare un messaggio di accompagnamento, noto come il Golden Record, che include musica e immagini, rivolto a qualunque forma di vita extraterrestre. Carl Sagan è stato un personaggio davvero rivoluzionario, che ha reso la scienza accessibile a tutti ed è riuscito a trasformarla in qualcosa di comprensibile. Era un ottimo oratore, sapeva riassumere concetti estremamente complessi utilizzando semplici metafore, permettendo così a tutte le persone, anche a chi non aveva studiato, di comprendere ragionamenti scientifici. Era un uomo eccezionale. In questo momento il mondo avrebbe bisogno di un tipo come lui».