Che cos'è l'Ebola?

Risponde la dottoressa Francesca Stano, medico specialista in infettivologia presso l'Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine (reparto di pneumologia e di malattie dell'apparato respiratorio).

Che cos'è l'Ebola?
È un virus che causa febbre emorragica, è stato scoperto nel 1976 a Nzara, in Sud Sudan, e a Yambuku, nella Repubblica Democratica del Congo. Il suo nome viene dal fiume - Ebola, appunto - che attraversa il villaggio dove fu registrato l'ultimo caso di quell'anno. Da allora in Africa si sono verificate periodicamente piccole epidemie. Da dicembre 2013 è in atto un'epidemia che interessa alcuni Paesi dell'Africa Occidentale; a differenza dei focolai epidemici scorsi, questa volta sono coinvolte un numero elevato di persone.

Ebola, 8 cose che devi sapere

Da qualche settimana è la parola più ricorrente nei discorsi "sanitari", anche se la confusione sui rischi reali è tanta. Abbiamo fatto chiarezza con l'infettivologa. Per fugare ogni allarmismo

Da ricordare
Il contagio NON avviene per via aerea, come una banale influenza, ma solo attraverso lo stretto contatto dei liquidi biologici delle persone infette, ovvero sangue, saliva, urine, feci, sudore, sperma ecc. Ciò vuol dire che hanno probabilità di ammalarsi solo le persone che sono state in prossimità diretta e ravvicinata dei soggetti ammalati.

Le parole del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin:

Beatrice Lorenzin, Ministro della Salute:

“Per evitare la diffusione dell’infezione, verranno adottate procedure che individuino eventuali soggetti a rischio Ebola già prima dell’imbarco aereo dall’Africa. La possibilità che tra i migranti che arrivano in Italia ci siano persone affette dalla malattia è molto bassa”.

Il responsabile del virus

Il responsabile del virus Ebola

Secondo i ricercatori pare sia una specie di pipistrello che vive nelle aree limitrofe al Congo (foreste, paludi, acquitrini ecc.). Nonostante ciò, il contagio diretto dall’animale all’uomo non è così probabile e immediato come erroneamente si possa immaginare, assicurano gli esperti dell’OMS.

L'epidemia riguarda principalmente l'Africa

Emergenza Ebola in Africa

Da dicembre 2013 – quando l’epidemia è iniziata – ad ottobre 2014 i casi accertati di Ebola sono 8.011, tra i quali si annoverano 3.877 decessi. Le diagnosi dell’infezione riguardano principalmente i Paesi dell’Africa occidentale, ad eccezione di un uomo americano, deceduto nel settembre 2014, e di una donna spagnola. Finora la mortalità è stata del 46% (dati OMS).

Una vera e propria emergenza sanitaria che secondo l’Onu richiede cinque priorità: fermare l’epidemia, curare le persone infette, fornire i servizi essenziali, salvaguardare la stabilità ed evitare nuovi focolai nei Paesi non colpiti, come i restanti continenti.

A livello mondiale sono in atto infatti severi controlli precauzionali negli aeroporti, che mirano a bloccare la partenza dall’Africa delle persone sospettate di essere state infette dal virus.

Come si trasmette il virus?

Come avviene il contagio dell’Ebola?

Il virus si trasmette solo attraverso lo stretto contatto con i liquidi biologici delle persone ammalate, quindi sangue, sudore, urine, feci, sperma ecc. – risponde la dottoressa Stano. Il contagio non avviene quindi come l’influenza, cioè stando vicine a persone infette né per via aerea, ma solo se si toccano i fluidi biologici infetti delle persone colpite, le quali dovrebbero essere avvicinate solo dopo aver indossato i dispositivi di protezione cioè guanti, mascherine, tute, ecc.

In Africa l’epidemia si è sviluppata perché le persone hanno accudito familiari ammalati, e quindi son venute in contatto con le secrezioni infette, a cui si aggiunge un quadro complessivo di condizioni igienico-sanitarie molto scarse.

È importante inoltre ricordare che possono trasmettere l’Ebola solo le persone che manifestano i sintomi dell’infezione in modo conclamato, e non chi è ancora nel periodo di incubazione della malattia – precisa l’infettivologa.

Quali sono i sintomi?

I sintomi dell’Ebola

Inizialmente il virus si manifesta con malessere generale, febbre, profonda astenia – spiega l’infettivologa dottoressa Stano – in seguito compaiono vomito, diarrea, rash cutaneo ed emorragie, che si manifestano in sanguinamenti dal naso, vomito ematico, diarrea mista a sangue, emorragie interne e congiuntiviti emorragiche. Tuttavia, i fenomeni emorragici riguardano meno della metà dei casi. Per questi motivi, l’Ebola è conosciuta anche con il nome di febbre emorragica.

Tempi di manifestazione?

Dal contagio può passare un periodo che va dai 2 ai 21 giorni perché la malattia si manifesti, con un picco dei sintomi tra il settimo e il quattordicesimo giorno. La malattia può aggravarsi al punto da rivelarsi fatale: la mortalità infatti è molto alta, e finora ha riguardato il 60% dei casi registrati.

Terapia della malattia infettiva?

C’è una terapia specifica?

Al momento purtroppo non esiste una cura contro l’Ebola, ma solo un trattamento sintomatico costituito da antibiotici e idratazione che mira a supportare il paziente nella risposta alla malattia. La terapia adottata non è specifica, ma ha lo scopo di rafforzare il sistema immunitario della persona contagiata, affinché sopravviva all’infezione.

Prevenzione dell'infezione

E come si previene?

Innanzi tutto ribadiamo che la trasmissione a distanza non è possibile, per cui non è il caso di diffondere falsi allarmismi, a cominciare dai discorsi sulla prevenzione sia a livello globale che individuale, riguardanti le pratiche igieniche quotidiane. Lavarsi le mani con l’amuchina dopo essere stati nei mezzi pubblici è senz’alto una buona abitudine, ma superflua per scongiurare il rischio – per altro bassissimo – di ammalarsi di Ebola in Italia.

Solo chi è a stretto contatto con le persone ammalate, come ad esempio il personale sanitario delle strutture specializzate, deve munirsi dei dispositivi di protezione personali, quali mascherine, guanti, occhiali e scrupolose norme igieniche – precisa la specialista in malattie infettive.

Rischio di ammalarsi di Ebola in Italia: esiste?

C’è un reale rischio Ebola in Italia?

Al momento in Europa il rischio epidemia, ma prima ancora contagio, è veramente bassissimo. Spostandosi di continente, va ricordato che il cittadino americano deceduto a causa del virus, aveva contratto la malattia in Africa e non in America. Inoltre le condizioni igienico-sanitarie dei Paesi occidentali, responsabili di un’eventuale diffusione dell’infezione, sono ben diverse da quelle africane.  

Nella malaugurata ipotesi che in Italia si verifichi qualche caso di Ebola, il nostro sistema sanitario sarebbe all’altezza di evitarne la trasmissione al livello pandemico, attraverso le misure precauzionali di isolamento delle persone infette e di chi è entrato in contatto con esse – rassicura la dottoressa Stano, specialista in malattie infettive.

Va ribadito infine che chi viene isolato in quarantena non può trasmettere virus, fortunatamente.

Vaccino anti-ebola in fase di sperimentazione

Si sta studiando un vaccino che debelli l’Ebola?
Sì, ma non si conoscono i tempi della sua realizzazione, anche se un rumor della FDA (Food and Drug Administration) parla della fine del 2015.

Un messaggio da lanciare agli Italiani?
Anche se l’Ebola resta un’emergenza sanitaria africana, al momento in Europa non vi è reale motivo di preoccuparsi. Per intenderci, l’africano vicino al nostro posto in autobus non può trasmettere l’Ebola. Solo chi proviene da aeree dove è in corso l’epidemia rappresenta un potenziale pericolo di contagio. Fortunatamente, negli aeroporti di tutto il mondo sono in atto misure di controllo che isolino eventuali casi sospetti di Ebola, bloccandone la partenza dall’Africa verso i restanti continenti.

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Si ringrazia la gentile consulenza della dottoressa Francesca Stano, medico specialista in infettivologia presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia.

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