Una orchidea

Il 75% delle piante “non classificate” rischia l’estinzione: il rapporto

Un nuovo rapporto su piante e funghi lancia l'allarme sulla perdita della biodiversità: troppe specie non hanno ancora un nome e sarà difficile salvarle

Come si può salvare ciò che non ha un nome? Un nuovo importante rapporto su piante e funghi sostiene che oltre il 75% delle specie vegetali “non classificate” del pianeta è a rischio di estinzione. La ricerca è stata effettuata presso i laboratori scientifici dei Kew Gardens di Londra, uno dei giardini botanici più belli al mondo. Patrimonio mondiale dell’Unesco, è sede della più variegata collezione al mondo di piante viventi. Il suo centro di ricerca scientifica ha fama internazionale.

Ogni anno vengono scoperte nuove specie

Secondo i ricercatori, tutte le specie avvistate sul pianeta Terra dovrebbero avere un nome ed essere formalmente descritte, se vogliamo salvarle. Ma si tratta di un numero enorme. Infatti, ogni anno vengono scoperte innumerevoli nuove piante e funghi. Molti sono in via di estinzione. Per questo, secondo i ricercatori, bisognerebbe agire rapidamente per colmare le lacune di conoscenza e identificare le priorità per la conservazione.

Alla Cop15 dello scorso anno, il più grande vertice internazionale sulla protezione della diversità biologica, i Paesi hanno concordato di ridurre il tasso di estinzione di tutte le specie. Ma quante sono quelle di piante e funghi esistenti al mondo?

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Piante “non classificate”: quante sono?

Per dare una risposta a questa domanda, il botanico belga Rafaël Govaerts, che dirige il team Plants and Fungal Names ai Kew Gardens, ha compilato dopo 35 anni di ricerca la World Checklist of Vascular Plants. Inoltre, le analisi del Dna ambientale nei campioni di terreno in tutto il mondo hanno fornito una grande quantità di nuove informazioni sulla diversità dei funghi. Oggi gli scienziati stimano che ne esistano 2,5 milioni di specie, anche se solo 155mila sono state formalmente classificate.

Dare un nome e descrivere una specie è il primo passo fondamentale per documentare la vita sulla Terra. Conoscere una specie consente ai ricercatori di condividere informazioni, valutarne lo stato di conservazione per capire se è a rischio di estinzione. Esplorarne i potenziali benefici per l’uomo.

L’importanza delle specie vegetali

Piante e funghi sono alla base di tutta la vita sulla Terra, forniscono preziosi servizi ecosistemici che sostengono i nostri mezzi di sussistenza e ci forniscono cibo, medicine, vestiti e materie prime. Quindi, con solo il 10% circa della biodiversità fungina mondiale finora descritta, potremmo perdere specie con funzioni rivoluzionarie, come quelle dotate di enzimi in grado di scomporre la plastica.

La scienza conosce già circa 350mila specie di piante “vascolari”, quelle dotate di tessuti specifici per la conduzione di acqua e sostanze nutritive attorno alle loro strutture. La stragrande maggioranza delle specie vegetali rientra in questa categoria, dalle piante da fiore a quelle da seme come conifere e felci. Il problema è che circa 100mila devono ancora essere formalmente classificate. Le stime suggeriscono che tre piante vascolari su quattro non ancora descritte sono a rischio di estinzione.

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Il 45% delle piante da fiore conosciute è a rischio

Analizzando nello specifico le piante da fiore, i ricercatori affermano che il 45% di tutte le specie conosciute potrebbe essere a rischio. Le orchidee sono tra le più in pericolo, così come le famiglie di piante delle Bromeliaceae, tra cui l’ananas; Piperaceae, la famiglia del pepe nero; e Araceae, che comprende molte colture importanti.

Piante “non classificate”: il caso dell’orchidea delle cascate

Una pianta, conosciuta come “l’orchidea delle cascate” – sebbene non faccia parte della famiglia delle Orchidaceae, ma piuttosto di un gruppo che cresce lungo cascate e rapide – è diventata un caso di studio sulla fragilità. La Saxicollela deniseae è stata raccolta nel 2018 lungo il fiume Konkouré, in Guinea, dalla botanica Denise Molmou. Ma quando la specie è stata formalmente classificata nel maggio 2022, le immagini satellitari datate novembre 2021 mostravano che le cascate in cui era stata trovata erano state allagate dalla costruzione di una diga idroelettrica 30 km a valle. Gli scienziati ora credono che Molmou sia stata la prima e probabilmente l’ultima persona ad avere mai visto la specie in natura.

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L’appello degli scienziati

Gli scienziati di Kew Gardens chiedono che tutte le specie siano trattate come se fossero già state valutate come minacciate, fino a prova contraria. Questo potrebbe dare loro maggiori possibilità di sopravvivenza.

Allo stesso tempo, gli studiosi stanno cercando di fare luce sui “punti oscuri della biodiversità” del pianeta, aree in cui mancano dati sulla diversità e sulla distribuzione delle piante. Dei 32 luoghi individuati, almeno il 44% si trova nell’Asia tropicale, il che dà un’idea chiara di dove sia necessario ulteriore lavoro sul campo.

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