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Per l’assegno divorzile conta anche la convivenza

Una donna in procinto di separarsi teme di ricevere un assegno divorzile troppo basso. Ha sempre lavorato per il marito e si sono sposati solo pochi anni fa, anche se dopo una lunga convivenza. L’esperta la rassicura

La donna ha una storia molto particolare. Il marito, di ottima famiglia, ha completato i suoi studi a Parigi e messo in piedi un business importante in campo teatrale. Sta con lui da moltissimi anni e hanno avuto progetti comuni tanto che, per seguirlo, non ha terminato gli studi a due esami dalla laurea.

Il matrimonio non è l’unico punto fermo

I due hanno vissuto totalmente assorbiti dai loro percorsi artistici e solo tre anni fa, dopo 18 di convivenza, si sono sposati. Il suo ruolo ha ruotato sempre attorno alla sua attività di cui lui è l’unico intestatario. Ora che il marito vuole separarsi teme di restare senza nulla, anche perché il matrimonio  “giuridico” è stato breve. 

L’idea di famiglia si è evoluta

Proprio in linea con l’evolversi dell’idea di famiglia e la diffusione sociale della convivenza, la Cassazione si è recentemente pronunciata, valorizzandola. Vediamo insieme che cosa ha detto la Corte.

Cosa dice ora la legge

I giudici hanno stabilito che la convivenza prematrimoniale va presa in considerazione quando è duratura e confluisce nel matrimonio e quando ha consolidato una divisione dei ruoli domestici che hanno creato scompensi e questi stessi scompensi si sono poi radicati nel futuro matrimonio.

Assegno divorzile: si valuta quello che è successo prima del matrimonio

Questo significa che in caso di divorzio ciò che è accaduto nel periodo di convivenza prematrimoniale incide sull’assegno di divorzio. E significa anche che le scelte, le rinunce fatte in vista del progetto comune, poi confluite nel matrimonio, hanno tutte un valore.

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L’assegno divorzile cresce di conseguenza

Al momento quindi di quantificare l’assegno divorzile, nel conteggiare la durata del matrimonio, si contano anche gli anni di convivenza. Adesso la donna deve ragionane come se all’interno della sua coppia matrimoniale (e considerarla tale dall’inizio della convivenza) avesse avuto sempre un ruolo comunque funzionale alla carriera di suo marito, senza il quale lui non avrebbe raggiunto i risultati attuali. Che oggi quindi vanno ridistribuiti sotto forma di assegno mensile.

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