Ad Alpago il foliage è un vero spettacolo.
Ad Alpago il foliage è un vero spettacolo.

Il foliage nella terra dei Cimbri

Questo antico popolo è arrivato qui secoli fa, dal Nord, per non andarsene più. Oggi l’altopiano del Cansiglio è un esempio di equilibrio con la natura. Si coltivano i campi, si produce il vino, si allevano animali. Mentre b&b e aziende agricole accolgono chi è alla ricerca di un soggiorno autentico

Chi non ama alzarsi presto qui farà meglio ad arrendersi. A mille metri di quota la Piana del Cansiglio è bellissima a ogni ora del giorno, ma è solo al sorgere del sole che si può assistere allo spettacolo della nebbia che lentamente si dirada, lasciando emergere prima le cime, poi le fronde, il fusto e infine l’intera distesa di alberi: una cornice di abeti bianchi e rossi e una successione infinita di faggi, fra le più belle foreste dell’arco alpino, habitat di aquile reali, galli cedroni, scoiattoli e soprattutto cervi. In autunno rompono il silenzio della montagna con il canto dei bramiti della stagione degli amori e il foliage è spettacolare.

In questa stagione, alzandoti all'alba, puoi sentire nei boschi il bramito dei cervi.
In questa stagione, alzandoti all’alba, puoi sentire nei boschi il bramito dei cervi.

La storia di Cansiglio e della sua lingua

Siamo nel cuore delle Prealpi orientali, a cavallo fra tre province (Belluno la più estesa, poi Treviso e Pordenone), ad appena un’ora di macchina da Venezia e Cortina. Un mondo a parte, dove il viaggio ha il sapore lento dell’undertourism e la bellezza del territorio si accompagna alle molte scoperte all’insegna dell’autenticità più totale. La prima è proprio sull’altopiano del Cansiglio, e parla una lingua diversa dalla nostra: «Boolkhent! Ich han liip ségan-ach» è il saluto di benvenuto con il quale ci accoglie Francesco Azzalini, segretario dell’associazione culturale Cimbri del Cansiglio, alla quale spetta il compito di portare avanti le tradizioni, non solo linguistiche, dell’antico popolo di ceppo germanico trapiantato secoli fa sulle montagne venete. Per immergersi nella storia dei cimbri si può percorrere l’Antico Troi, un sentiero alla volta della decina di villaggi in legno colorato sparpagliati nel bosco, perlopiù disabitati o riconvertiti in case per il weekend, Le Rotte e Vallorch i più belli.

Cansiglio e il legame con Venezia

Poi al Museo dell’Uomo si scopre tutto quello che c’è da sapere sulla foresta: dai reperti preistorici all’epoca in cui il legno dei faggi era appannaggio esclusivo della Serenissima, che li utilizzava per la costruzione dei remi delle navi, all’arrivo dei cimbri nel XVIII secolo, chiamati dall’altipiano di Asiago a lavorare stagionalmente come boscaioli. Citato per la prima volta in un documento del 923 di Berengario I, Re d’Italia, oggi quel bosco è di proprietà del Demanio e nell’elenco dei Luoghi del Cuore del Fai. Un posto speciale, da visitare e assaporare lentamente, respirando il profumo degli alberi, ammirando il foliage e ascoltando le storie di chi lo ama e lo abita.

l'altopiano di Cansiglio
L’accogliente b&b Casagrande a Borgo San Nicolò ad Alpago.

Una raccolta generosa dall’orto alla tavola

Come Giorgio De Luca, dell’agri-b&b la Quierta a Fregona (quierta.it): un grande orto di 4.000 piante circondato dai prati dove vivono caprette, pony e muli, e una manciata di camere in legno da affittare in quella che un tempo era la stalla della malga. «Il Cansiglio è un posto magico, dal terreno generoso dove cresce di tutto. L’anno scorso ho raccolto una rapa da 3 chili e un cavolo cappuccio di 2 chili e mezzo» racconta commosso. Nella ricchezza della terra qui hanno creduto in molti, al punto da trasformare le proprietà di famiglia in attività agricole, dove più che il profitto conta la passione di fare bene. Nel comune di Alpago, l’azienda vinicola La Maddalena («ha il nome di mia moglie, è stata lei a convincermi a trasformare il giardino dietro casa in un vigneto» racconta il titolare Marco Levis) produce un ottimo Anulare, vino da uve di Pinot Grigio raccolto a mano alle prime brine (marcolevis.it). Più in alto, a Chies d’Alpago, Illari Fullin gestisce con il suo compagno l’omonima malga dove ha aperto un piccolo ristorante accanto alla fattoria di 800 animali. «Sono caprette, oche, una ventina di yak tibetani e soprattutto pecore e agnelli dell’Alpago, dichiarati presidio Slow Food. Crescono liberi nutrendosi di erba e fieno, per questo la loro carne è così buona». Un altro incontro che merita è quello con Rino Bernard, a capo di un’azienda agricola di dieci ettari a Ponte nelle Alpi, non lontano dal lago di Santa Croce, il secondo bacino più grande del Veneto. Partito da un piccolo appezzamento di terreno coltivato a mirtilli, oggi produce diversi tipi di frutta venduta sotto forma di succhi, composte, gelato, e ha aperto due camere in legno di grande charme e comfort: «Siamo un vero agriturismo» precisa orgoglioso. Come non credergli: le sue colazioni con abbondanza di uva fragola e frutti di bosco sono il modo più dolce che esista per cominciare la giornata.

Il foliage dell’altopiano del Cansiglio i questo periodo è uno spettacolo.

Nella casa-museo dell’alchimista

Sono davvero molte le scoperte fra le pennellate verdi delle colline abbracciate dalle vette dei monti Pizzoc, Croseraz e Nevegal, dove in inverno aprono gli impianti delle piste da sci. Dal Monte Dolada gli sportivi si lanciano con il parapendio, sul lago di Santa Croce si praticano gli sport a vela e lungo le sue sponde il percorso ciclo-pedonale di Farra d’Alpago, un anello di 7 chilometri scandito da scorci sul torrente Tesa, regala l’incontro con opere di land art all’interno di un’oasi naturalistica. Da lì in un attimo si arriva a Puos d’Alpago per una sosta golosa alla pasticceria Gaggion (pasticceriagaggion.it): un locale storico che organizza anche corsi di biscotti con farine selezionate di mais, farro, grano saraceno e canapa, così buoni che la loro fama si è spinta fino a Venezia. Una deviazione verso Tambre, piccolo comune di circa 1.200 abitanti, ed ecco invece il museo-casa dell’Alchimista. In autunno e in inverno è aperto solo su prenotazione, ma merita la sosta: è un palazzotto veneziano del Cinquecento, realmente abitato da un alchimista esule da Alessandria d’Egitto, come raccontano i simboli alchemici impressi sulla facciata. Una delle piccole e grandi sorprese di questo spicchio di Veneto che molti considerano solo un polmone verde sulla strada verso Cortina. Per chi invece si ferma, è un condensato di bellezza autentica.

Informazioni utili

Dove dormire

La Giasena a Ponte nelle Alpi è un b&b di due camere, elegante e sostenibile. La colazione è fatta in casa, con abbondanza di prodotti dell’azienda agricola (lagiasena.it, doppia da 85 euro).

Casere Luxury Lodge è un albergo diffuso di cinque casere (le antiche stalle trasformate in chalet di lusso) sparse sulle colline di Alpago, con arredi di design e Spa privata (casereluxury.com appartamento per due persone da 150 euro al giorno).

Dove mangiare

Cascina Piatti della tradizione e proposte innovative ad Alpago, in un locale elegante e contemporaneo. Merita una sosta il lounge-bar mixology prima della cena (cascinaalpago.it).

Malga Illari In questa azienda agricola in località Cate a Chies d’Alpago, il piatto forte è l’agnello di Alpago, presidio Slow Food. Fra gli animali della fattoria, anche gli yak tibetani (tel. 3406179251).

Il sito da consultare

alpagocansiglio.eu

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