Sarà l’Austria ad ospitare il prossimo Eurovision Song Contest, grazie alla vittoria di JJ (nome d’arte di Johannes Pietsch) che ha conquistato il cuore dei paesi votanti con la sua Wasted Love. Una vittoria sudata fino all’ultimo secondo e conquistata con pochissimi punti di differenza rispetto al secondo paese classificato, Israele (rappresentato dalla cantante Yuval Raphael).
Noi, rappresentati da Lucio Corsi e Gabry Ponte (in gara per la Repubblica di San Marino), ci siamo aggiudicati rispettivamente il quinto ed ultimo posto. Non saremo sul podio, ma – come dimostra l’ondata d’amore ricevuta – a modo nostro siamo stati protagonisti anche quest’anno. D’altronde, come ha sostenuto per tutta la durata della gara Lucio Corsi, l’Eurovision è molto più che una competizione. E noi italiani, co-fondatori della kermesse e forti di alcune delle hit più amate della sua storia, lo sappiamo bene. Ecco perché anche quest’anno abbiamo dimostrato – in barba a chi ha cercato di provare il contrario – che non solo questo festival ci interessa, ma già non vediamo l’ora della settantesima edizione, a Vienna, nel 2026.
Eurovision 2025: il boom di ascolti e le performance degli italiani
Con più di 2 milioni di telespettatori registrati solo durante la prima serata e share intorno al 12,2% (contro i 9% dell’anno prima), l’Eurovision si riconferma anche nel 2025 uno dei festival preferiti degli italiani. Un amore decisamente ricambiato, visto che la performance di Lucio Corsi con Volevo essere un duro – uno dei brani più originali del festival – gli è valsa il quinto posto. Un risultato decisamente inaspettato visto che il suo brano, ispirato alla tradizione cantautoriale italiana, non era stato ben accolto dai fan europei. E come se non bastasse, aveva suscitato polemiche anche la sua ferma decisione di ribellarsi al divieto di suonare strumenti live.
Ma giunti alla fine della prima esibizione il pubblico ha potuto tirare un sospiro di sollievo: il cantante ha effettivamente suonato ma ha scelto come strumento l’armonica, che per un cavillo del regolamento è ben accetta sul palco. Il resto, si può già dire, è storia: durante la finale persino Ed Sheeran lo ha sostenuto nelle stories, l’intera Europa si è innamorata e ha fatto strage di punti. Considerato uno dei più improbabili, alla fine Lucio è arrivato a un passo dal podio senza mai tradirsi, e rappresentandoci al meglio come d’altronde aveva già fatto a Sanremo.
Una vera sorpresa è stato invece il percorso di Gabry Ponte, in gara per San Marino con Tutta l’Italia. Sin dalla prima serata il ha animato l’arena di Basilea con un inno all’italianità che non risparmia critiche, e in molti lo davano persino per vincitore. Se per Lucio Corsi il posto in finale era assicurato (grazie ai nostri investimenti nell’Unione europea di radiodiffusione, l’Italia è una dei Big Five che accedono direttamente all’ultima serata), il dj ha dovuto conquistare il pubblico. E, giunto in finale, non è riuscito che ad ottenere l’ultimo posto.
Espresso Macchiato, dicono di noi
Il brano più discusso dell’edizione era però quello dell’estone Tommy Cash, Espresso Macchiato, una canzone basata sugli stereotipi italiani. Non solo Cash ha fatto ballare tutti sin dall’annuncio della sua partecipazione, ma è uscito vincitore dal festival conquistandosi il terzo posto nel podio. Noi italiani abbiamo provato a resistere alla sua hit a lungo, ma alla fine siamo stati conquistati dal suo ritmo incalzante, soprattutto dopo che Tony Effe ne ha realizzato un remix.
Per mesi il brano è rimasto in trend su TikTok e il suo ritornello scherzoso è stato canticchiato nel corso dell’edizione da diversi cantanti persino nei dietro le quinte del festival. Come sottolineato dallo stesso Cash, un artista che ama osare e che utilizza l’umorismo per scioccare e far riflettere, l’idea dietro la canzone non era offensiva. E anzi, si direbbe che proprio grazie all’amore che tutti provano verso la nostra cultura, persino riderci sopra è un modo per unire i cittadini di ogni angolo dell’Unione.
Italia ed Eurovision, un amore così grande
Insomma, podio o non podio, siamo sempre al centro delle discussioni legate al festival e dei brani più memorabili. E dire che noi, all’Eurovision, per oltre dieci anni non abbiamo partecipato. Giustificando la scelta con lo scarso interesse del pubblico, infatti, tra il 1980 e il 1997 la Rai si è ritirata dall’Eurofestival saltando ben 13 edizioni. Una decisione che allora lasciò tutti a bocca aperta, visto che l’Italia è stata una delle prime nazioni a partecipare già dal primo appuntamento nel 1956.
Per oltre trent’anni, infatti non solo abbiamo presentato all’Europa brani oggi parte della nostra storia della musica (come Non ho l’età (per amarti) di Gigliola Cinquetti, Nel blu dipinto di blu di Modugno e Gente di mare di Umberto Tozzi e Raf), ma abbia quasi sempre conquistato ottime posizioni.
Abbiamo vinto solo tre volte (poche in confronto a paesi come Irlanda e Svezia, che ne vantano più di cinque ciascuna), ma raramente ci siamo conquistati posizioni che non ci ponessero tra i migliori dieci in classifica. E, nell’ospitare a nostra volta il festival, abbiamo dato vita a edizioni iconiche. La prima a Napoli (grazie alla vittoria di Gigliola Cinquetti a Copenhagen), in occasione dei dieci anni del festival, seguita dal memorabile fiasco del 1991 a Roma (dopo la vittoria di Toto Cutugno nel 1990 a Zagabria) e l’ultima, nel 2022, a Torino (dopo la vittoria del Maneskin nel 2021 a Rotterdam). In attesa del nostro prossimo successo, non ci resta che prepararci per l’Eurovision 2026.