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Fiorella Mannoia: «Mariposa racconta noi donne: chi siamo e chi eravamo»

A 70 anni (e dopo 5 edizioni), Fiorella Mannoia torna all'Ariston con Mariposa. Il brano parlerà delle donne, di oggi e di ieri. Un inno alla femminilità senza filtri

Da dove partire per introdurre Fiorella Mannoia? Persino lei preferisce chiederci cosa vogliamo sapere, perché non c’è tempo comunque per dire tutto. Partiamo dal futuro: Sanremo 2024 sarà la sua sesta apparizione al Festival, anche se nessuno avrebbe pensato di rivederla all’Ariston.

«A Sanremo non andiamo noi, ma le canzoni. Sono i brani che ti portano al Festival, quando pensi di avere una canzone adatta è lei che ti guida» racconta. «Io quando ho avuto tra le mani Mariposa ne ho sentito la forza e ho capito subito che dovevo candidarla».

Mariposa: dalla penna di Fiorella Mannoia

Mariposa nasce dalla penna sua e del marito, Carlo Di Francesco, poi ripensata insieme a Cheope. La base è invece di Federica Abbate, Mattia Cerri e Di Francesco. Emerge immancabilmente tra i brani in gara, perché è caratterizzata da un messaggio importante (uno dei pochi in quest’edizione) e un ritmo latino travolgente. Inaspettato, per un’artista come Fiorella Mannoia, ma d’altronde perché no? Come dice lei serenamente, quasi quasi si mette persino a twerkare.

Ph: Dirk Vogel

Il brano infatti parla delle donne, «nel bene e nel male, senza moralismi». Parla di come siamo: streghe, fate, dolci, ribelli, mai abbastanza libere. «Parla di quello che eravamo e quello che saremo e penso sia il momento giusto per tornare a Sanremo», racconta la cantante riferendosi alla nuova e importante partecipazione delle nuove generazioni per le cause sociali (in particolare quelle femministe). E non ha paura di usare le parole che servono: «Lo dico sempre: femminismo non è una parolaccia, è ora che ci professiamo tutti femministi (maschi compresi) altrimenti non risolveremo nulla».  

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La storia delle farfalle

Anche la scelta del titolo è significativa. Rimanda non solo all’idea di libertà che la farfalla simboleggia, ma alla storia delle sorelle Mirabal. L’ispirazione è arrivata dopo aver guardato insieme al marito la serie Il Grido delle Farfalle (disponibile su Disney+).

Ripercorre la storia delle attiviste dominicane che venivano chiamate “le farfalle” per la loro bellezza. Torturate ed uccise, a loro si deve la decisione della data per la Giornata Internazionale della Violenza sulle Donne (sono morte il 25 novembre 1960). Sono diventate simbolo della lotta al femminicidio, di cui Fiorella è portavoce da anni. Il testo, infatti, rimanda a storie di donne illustri (da Giovanna d’Arco alle stesse Mirabal), ma racconta tutte le donne di ieri e di oggi.

Molti hanno segnalato la strofa di Mariposa che cita Una, nessuna, centomila, l’associazione di cui Forella Mannoia è presidente onorario. Non è un riferimento casuale: «[Noi dell’associazione] ci siamo dati un appuntamento annuale per raccogliere i fondi, ma vogliamo fare sempre di più per sensibilizzare alla causa. Vogliamo andare nelle scuole e lavorare con le nuove generazioni».

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Mariposa: Fiorella Mannoia per le donne di ieri e di oggi

Scherza infatti dicendo di avere «gli anni della Rai» (e dei datteri, e della scoperta del fuoco), ma in questi anni ha potuto essere tutte le donne che voleva e osservare le differenze tra le generazioni.

«Io ho sempre cercato di dire quello che volevo e fare altrettanto. Certo, ho dovuto pagare il prezzo», dichiara Mannoia senza filtri. «Quando si sceglie di essere libere non si rende felici tutti, io ho accettato le conseguenze quando sono andata troppo oltre. Però tra le donne di allora e di oggi tante cose non cambiano e questo mi spaventa: la gelosia percepita come amore, la tolleranza verso la possessività…».

Ph: Dirk Vogel

Spaventa anche la chiusura nei confronti di giovani artiste come Elodie e Annalisa, alle quali viene ancora chiesto di motivare le scelte di abito, ubbidire a regole non scritte oppure accettare di essere percepite come indignitose. «È assurdo questo nuovo bigottismo, tra l’altro con artiste che hanno dimostrato più volte di avere grande talento. Vengono accusate di mostrarsi e basta, che follia», incalza Mannoia. «Eravamo più libere allora? Quando ci si spogliava ai concerti, si vedevano le immagini di Woodstock… Ma persino pochi anni fa, ci siamo già scordati di Madonna e Beyoncé?» si chiede.

Fiorella Mannoia: il look che non ci aspettiamo

Però, la scelta d’abito è importante. Smentisce una “sexy Mannoia” sul palco dell’Ariston, ma non ci pensa due volte a dire che si è affidata a Luisa Spagnoli per osare senza tradire il suo gusto. «Sexy forse no, ma sicuramente sarò femminile. Canto delle donne e voglio rappresentarle per bene», e d’altronde chi meglio di lei? Che è una di noi fino alla fine, lo dimostra ridicolizzandosi un po’: «Non me lo posso permettere di mostrare chissà che».

Ma la risposta arriva subito, proprio dalle altre donne: «Ma Fiorella cosa dici? Ti puoi permettere tutto quello che vuoi!». Ed è in questa interazione che vediamo un primo estratto dell’essenza di Mariposa, quella sorellanza che ci hanno fatto credere fosse un’utopia.

Mariposa: un manifesto

Fiorella Mannoia ci aveva donato un inno scritto da un uomo, che ci raccontava forti e fragili ma viste da fuori. Per tutti questi anni ci siamo cantate senza essere autrici di noi stesse. Oggi torna per darci un inno che è stato creato da donne, per le donne, con le donne. Mariposa sarà quello che le donne dicono, quello che le donne hanno sempre detto senza essere ascoltate. Quello che le donne adesso cantano, suonano e producono.   

Noi che non ci vediamo mai abbastanza, persino quando sappiamo di essere brave. Noi che stiamo imparando a sostenerci a vicenda anche se ci hanno sempre insegnato che per tutte non c’è posto e dobbiamo pestarci i piedi. Noi che siamo state avversarie, nemiche, streghe, oche, sacre, profane. E ora, finalmente, proviamo ad essere unite, compagne, sorelle.

Cover del brano Mariposa
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