Giorgio Gaber

Arriva in tv il film sul Signor G

Arriva su Rai Tre il 1° gennaio il film Io, Noi e Gaber per ricordare il genio di Giorgio Gaber in occasione dei 20 anni dalla sua scomparsa

«Se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione» canta Giorgio Gaber. È il 1972, Gaber che ha 33 anni, ha già una avviata carriera in tv e tanto successo, come cantautore e presentatore. Ma la tv comincia ad andargli stretta e preferisce i palchi col pubblico in sala. Più vicini, più normali. Il 1968 gli ha aperto gli occhi. Da piccolo borghese è diventato un uomo impegnato. Rivoluzionario. Ed è così che forse i più se lo ricordano. Tramite le sue canzoni piene di idee, moderne, e ancora oggi attualissime. Ed è così che lo vediamo nel film Io, Noi e Gaber, di Riccardo Milani già passato al cinema e il 1° gennaio in prima serata su Rai Tre, in occasione dell’anniversario della sua morte nel 2003.

Giorgio Gaber: dagli inizi al Teatro Canzone

Gaber inizia giovanissimo a fare rock’n’roll, partecipa a Il musichiere, fa amicizia con Adriano Celentano, è il periodo in cui lo vediamo in uno spettacolo dietro l’altro sul piccolo schermo. Incide canzoni di successo: Torpedo blu, Com’è bella la città, Barbera e champagne. Racconta nelle sue canzoni la Milano dei quartieri, Porta Romana, La ballata del Cerutti, Una fetta di limone. Duetta con Enzo Jannacci. Il 1970 è l’anno della svolta. Abbandona la tv e decide di presentarsi così com’è, con i suoi dubbi, le sue fragilità. Inventa quindi il personaggio del Signor G: un uomo qualunque, pieno di contraddizioni. E crea lo spettacolo a tema, con tante canzoni che lo inframezzano: Dialogo tra un impegnato e un non so, Far finta di essere sani, Polli di allevamento… Provoca, fa arrabbiare, diverte, crea dibattito.

Giorgio Gaber

Le immagini e le parole di chi l’ha conosciuto

Girato tra Milano e Viareggio, nei luoghi della vita di Giorgio Gaber, Io, Noi e Gaber mostra alcuni lati inediti del cantautore attraverso ricordi, testimonianze, filmati d’archivio. Ci sono le parole commoventi della figlia Dalia Gaberscik (quella della famosa foto ritratta piccolina con la stessa posa a gambe larghe di fianco al papà), i duetti con Enzo Jannacci, le collaborazioni con Mina, le immagini con la moglie Ombretta Colli, i riconoscimenti (ha vinto due targhe e un Premio Tenco) e le sue esibizioni a teatro (oggi il Teatro Lirico di Milano porta il suo nome, a suggellare il legame con la sua città). Oltre alle parole di chi l’ha conosciuto ci sono gli artisti che l’hanno amato: Ivano Fossati, Jovanotti, Claudio Bisio, Paolo Jannacci, Gianni Morandi. E chi nelle sue parole e nelle sue canzoni si è ritrovato. È un film un po’ nostalgico, bello da guardare e che risveglia tanti ricordi. Al pubblico del cinema è piaciuto molto: è stato il film-evento più visto nel 2023.

Un uomo grande

Il motivo è presto detto. Ironico, un po’ folle, a volte visionario, impegnato, geniale, Gaber è stato in fondo un uomo libero, coerente con le sue idee. Un uomo che ha portato avanti un messaggio, come la sua canzone famosa, cantata tante volte nei cortei «libertà è partecipazione». Un uomo mai dimenticato e che ancora oggi, a distanza di tanti anni, riesce a dirci delle cose.

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