Felicia Kingsley intervista

Torna Felicia Kingsley, la regina del romance

Nell'intervista l'autrice ci parla non solo del suo nuovo romanzo ma ci racconta tutto sull'amore e il romanticismo, con il suo stile inconfondibilmente ironico

Parlami d’amore. Nella vita è una italianissima architetta con marito e figlio. Per i lettori è la regina del romance. Che ha superato 1 milione di copie grazie a un brillante mix: donne, sentimenti e ironia. «Sono una Romantica Pragmatica». Fa strano sentirlo dire da Felicia Kingsley, 36 anni, nome d’arte di una scrittrice italianissima («quello vero non è importante») che vive in provincia di Modena, fa l’architetto e in pochi anni è diventata la regina del romance. «Come ho scritto in La verità è che non ti odio abbastanza, Rose di Titanic nella realtà sceglierebbe Jack o Cal? “Io non avrei scelto Cal, però mi sarei tenuta il Cuore dell’oceano” (il diamante di Rose, ndr) dice la mia protagonista» ride Felicia Kingsley, spiegandomi così che cosa intende per “romantica pragmatica”. Che sia romantica lo confermano i 13 romanzi scritti, tutti per Newton Compton, dove l’amore si dipana per centinaia di pagine; che sia pragmatica lo dimostrano 1 milione di copie vendute e la vita normale che conduce con il compagno e il figlio. «La gente invece pensa che sia la regina delle feste» dice, raccontandomi che a volte i lettori confondono la vita dei personaggi da lei inventati con la sua.

Lo stile romance di Felicia Kingsley

Non aspettatevi solo sospiri e lacrime. La penna di Felicia Kingsley è arguta, brillante, ironica come lei. «Si tende a escludere il romance dalla narrativa, come si fa con tutti i romanzi di genere, ma la narrativa è una grande famiglia dove ci stiamo tutti dentro. Certo, il tema centrale del romance è l’innamoramento, ma può avere forme diverse. Anche nei romanzi di Ken Follett c’è sempre un innamoramento, dipende da quanto spazio e quanto approfondimento si vuole dare alla sfera emotiva dei personaggi». Il romance piace così tanto che il prossimo Salone del libro di Torino, a maggio, gli dedicherà uno spazio ad hoc in cui, naturalmente, anche lei sarà protagonista. «Da una parte trovo bellissimo che si voglia dare più risalto al genere, dall’altra temo che possa essere percepito come qualcosa che non è dentro al romanzo».

Il successo del romance grazie ai social

Le chiedo da dove nasca il successo del romance: è merito dei social? «Non ci avete visto arrivare ma siamo sempre stati qua» risponde, citando una frase diventata famosa nell’ultimo anno dopo essere stata usata sia da Giorgia Meloni sia da Elly Schlein. «Io il romance lo scrivo in self (publishing, ndr) dal 2014 e poi con Newton Compton dal 2017. E leggo soprattutto romance. Anche se in realtà sono una lettrice onnivora». Mi mostra via Zoom le pile di libri che ha comprato in inglese: i romanzi di Julia Quinn e di Sophie Kinsella, i classici, i thriller, i saggi storici… «I romance costituiscono una grossa voce nel bilancio delle case editrici. Il mio primissimo romanzo, Matrimonio di convenienza, è stato l’ebook più scaricato dell’anno nel 2017. Da quello in avanti tutti i miei libri sono entrati in classifica: Stronze si nasce, Cenerentola a Manhattan, Due cuori in affitto… Ma non ho avuto altrettanta attenzione da parte dei quotidiani nel colonnino dei commenti accanto alle classifiche. Non me la sono presa, a me interessano i lettori. Tornando ai romance, ci sono sempre stati ma non avevano la visibilità che hanno adesso. Sono stati i social, soprattutto Instagram e TikTok con la loro immediatezza, ad amplificare il passaparola, con un effetto domino sulle vendite».

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Le somiglianze con Sophie Kinsella

Il modo di scrivere di Felicia Kingsley mi ricorda quello di Sophie Kinsella, anche nei suoi romanzi ci sono protagoniste giovani e indipendenti. «È un gran complimento, ho due scaffali pieni dei suoi libri» mi risponde. «Lei ha avuto il boom nel 2000 con I love shopping, quando l’editoria era diversa a livello di comunicazione, numero di titoli pubblicati, ricettività di pubblico. Ogni nuovo libro riusciva ad avere un suo spazio. Il chick-lit era una novità, la porta l’aveva aperta nel 1995 Il diario di Bridget Jones. È stato un punto di rottura col romance degli anni ’90 che aveva protagoniste un po’ statiche e un eccesso di romanticismo. Per la prima volta veniva introdotta l’ironia: wow, le donne sanno ridere di se stesse! E in primo piano c’era anche l’ambizione lavorativa».

Le donne di ieri e di oggi

Felicia Kingsley racconta le giovani donne di oggi, anche se nel suo ultimo romanzo, Una ragazza d’altri tempi, la protagonista si trova catapultata nella Londra nell’800. «Non voglio sembrare arrogante, ma anche Jane Austen raccontava le ragazze dei suoi tempi. Chiunque faccia narrativa contemporanea descrive il contesto storico e sociale a cui appartiene». Specifica che ovviamente non diventerà mai come Jane Austen, e mi snocciola una serie di autrici classiche, tutte “single”: Emily e Charlotte Brontë, Louisa May Alcott… «Scrivevano d’amore ma, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, nella loro vita il matrimonio o non c’è stato o non è andato a buon fine».

Il secolo romantico

Le chiedo se vorrebbe vivere nel secolo romantico. «Sono una curiosa, ho tanti volumi storici nella mia libreria. Indago un po’, a modo mio ovviamente, fin da quando sono ragazzina». Si alza, “esce” dallo schermo e va a prendere alcuni saggi sugli scaffali: uno sulle mogli di Enrico VIII, un altro sulla Royal family. Tutti in inglese. «Non ho problemi di lingua, però mi piace leggere in italiano e sostengo i traduttori italiani, perché in inglese mi emoziono molto meno». Poi mi mostra un libro in francese su Caterina de’ Medici: «Ero entrata in loop anche su questo… Belli quei tempi, ma era un attimo che facevi arrabbiare qualcuno e ti saltava la testa!». Le passioni non si spiegano, mi dice, ma «forse è per via di tutti i cartoon sulle Principesse Disney che hanno plasmato il mio immaginario quando ero una bambina». Lo ha fatto anche Bridgerton, le chiedo, dato che l’ultimo romanzo è ambientato nel periodo Regency? «Sono un po’ stufa di questa associazione: non è Bridgerton a contenere il Regency, casomai il contrario. Anche l’ultimo titolo di Ken Follett, Le armi della luce, è ambientato in quell’epoca».

Felicia Kingsley è un’odierna eroina?

La chiacchierata ci ha condotte in atmosfere d’altri tempi. Dove il nome Felicia Kingsley fa venire in mente una spavalda eroina. «La storia del mio pseudonimo ha ben poco di romantico» mi riporta alla realtà. «L’ho scelto per aggirare quello che poteva essere un problema burocratico: quando ho auto-pubblicato il primo libro, ero iscritta da pochissimo all’albo degli architetti e avevo paura di ritrovarmi con una sanzione dell’Ordine». La faccia però ce l’ha sempre messa, a differenza di altre scrittrici che solo di recente hanno svelato la propria identità. «Ogni autore ha i suoi motivi sul perché usa lo pseudonimo o non vuole farsi vedere. Io non mi sono mai nascosta». Qualcuno le ha fatto la pagina su Wikipedia «mettendo dettagli personali che secondo me non sono pertinenti, c’è anche il link alla mia tesi!». E a proposito dello pseudonimo: «È la mia identità e decido io come svelarla. Per i lettori sono Felicia». E per chi vuole scriverle ha messo in fondo al libro la sua mail e il suo profilo su Instagram e TikTok: @felicia_kingsley.

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