«Per troppo tempo a noi donne non è stato concesso di raccontarci, e ora non solo vogliamo farlo ma dobbiamo», ci ha raccontato Donatella Finocchiaro, una dei protagonisti del Riviera International Film Festival 2025. «Sono ancora poche le donne che fanno regia, sceneggiatura, fotografia, per questo le storie degli uomini vengono scritte di più, ma qualcosa sta cambiando». E lo abbiamo notato anche noi in questi giorni all’insegna del cinema, dove le voci delle donne sono state tra le più importanti.

Dalla dolcezza pacata di Matilda Lutz all’energia magnetica di Valeria Golino, il cui incontro su L’arte della Gioia si è concluso con un’esplosione di applausi seguita dalla consegna dell’ambito premio Icon Award. In questi giorni, abbiamo avuto la fortuna di ascoltare molte di loro raccontarsi. Siamo state rapite dalla loro passione, ma anche dal coraggio che le ha portate a superare tanti ostacoli. Le abbiamo ammirate fuori dal set come dietro la cinepresa, e abbiamo avuto modo di scambiare con loro qualche battuta. Quello che ci hanno mostrato e insegnato ve lo raccontiamo qui, dove abbiamo raccolto tre ritratti che porteremo nel cuore.

Riviera International Film Festival 2025: Matilda Lutz

Foto di Laura Bianchi

Un insegnante del liceo, il suo coach di recitazione e suo figlio. Sono i migliori maestri di Matilda Lutz. Ma il vero segreto per non sbagliare dell’attrice italo statunitense, classe 1992, è il suo istinto. «Ogni volta che le cose sono andate bene è perché l’ho ascoltato. Mi ha reso tutto facile» racconta. La incontriamo sulla terrazza dell’Hotel Vis à Vis di Sestri Levante. Ha l’aria di una donna che pesa le parole, il suo sorriso è calmo e contagioso, ma i suoi occhi azzurri hanno il guizzo di chi ha un’interiorità indomabile, sempre in cerca di nuovi stimoli. E infatti, Matilda Lutz che nella vita è anche modella non nasconde che non ha mai smesso di studiare e formarsi. «Allo stesso tempo cerco di rubare e imparare cose un po’ da tutti, dai libri che leggo, film, e dalle persone che incontro».

Sarà per questo che dal 2012, anno in cui ha esordito in L’Ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi, per lei sono passati molti treni. Dalle serie Fuoriclasse (Rai) e I Medici, passando per L’estate addosso di Gabriele Muccino (2016), al ruolo di protagonista nella terzo capitolo della saga The Ring (2017). Proprio il genere horror è tra quelli che trova più appassionanti. Non a caso già nel 2017 aveva vestito i panni di Jen in Revenge, un thriller d’azione diretto da Coralie Fargeat, regista vincitrice del Prix du scénario al Festival di Cannes 2024 per The Substance. E Matilda Lutz non ha dubbi: il nuovo potere femminile nel cinema passa dall’horror e di questo ha parlato anche nel suo intervento ai giovani del Riviera International Film Festival 2025, alla Duferco Lounge. Ma non illudetevi, non dimentica la tenerezza del primo film visto sul grande schermo a sei anni, Titanic di James Cameron.

L’arte di ascoltare di Valeria Golino

Foto di Lucrezia Corciolani

Com’è lavorare a una serie? «Avere pochissimo tempo per tantissimo tempo» afferma senza esitazione Valeria Golino. Con la sua L’arte della gioia, ispirato all’omonimo libro di Goliarda Sapienza, sta riscuotendo un grandissimo successo. Lo testimoniano anche i tre David di Donatello (Miglior attrice protagonista per Tecla Insolia, Miglior attrice non protagonista per Valeria Bruni Tedeschi, Miglior sceneggiatura non originale per Valeria Golino, Luca Infascelli, Francesca Marciano, Valia Santella e Stefano Sardo) aggiudicati all’ultima edizione del premio. Ma le cose belle richiedono tempo, in questo caso quasi quattro anni di lavoro.

«Goliarda Sapienza l’ho conosciuta quando ero molto giovane e sapevo di questo suo libro che faticava a essere pubblicato. Poi per molti anni tutti volevano fare un film della storia di Modesta, la protagonista de L’arte della gioia. Non pensavo che sarei stata regista di questa storia finché non l’ho avuta di nuovo tra le mani, ma ho iniziato a lavorarci con ingenuità. Ho imparato tutto durante i lavori».

Racconta l’attrice e regista alla Duferco Lounge, al Riviera International Film Festival 2025. Anche se in questo caso a riempirla davvero di gioia più che il suo successo è quello delle sue attrici, Tecla Insolia che «si è presa il ruolo con le unghie e con i denti» e Valeria Bruni Tedeschi che definisce come l’attrice migliore della sua generazione. E se c’è una cosa che ha imparato da questa serie è l’arte di saper ascoltare: «Non bisogna aver paura di cambiare idea o degli stimoli che possono arrivare dagli altri, il nostro lavoro è fatto di questo». E aggiunge: «Spero di fare con i miei attori quello che desidero i registi facciano con me: proteggermi e liberarmi».

Donatella Finocchiaro, di madre in figlia

Foto di Laura Bianchi

«La mia più grande maestra è stata mia madre, non la ringrazierò mai abbastanza per avermi insegnato la dolcezza», esordisce emozionata Donatella Finocchiaro. Oggi che sulla sua indole in equilibrio tra forza ed eleganza ha costruito una carriera, riconosce come quella scuola di dolcezza le sia stata fondamentale per dare vita a donne camaleontiche, complesse eppure uniche, come Giuseppina de I leoni di Sicilia. O come la sua Rosa Baldocci, al cinema oggi: la cantautrice siciliana che ha musicato l’amore e «insegnato a una generazione a dire di no».

«Per questo sto cercando di fare lo stesso con mia figlia, che si sta avvicinando all’adolescenza: voglio che conosca le emozioni, che le senta nel corpo. Deve saper riconoscere la differenza tra la rabbia che sta nella pancia e quella che si sente nella gola». Ma non è solo alla figlia che pensa, chiedendosi in che modo può fare la differenza, cosa ha da insegnare. C’è una generazione che non conosce la fragilità, che non accetta il rifiuto, che non sa gestire i fallimenti.

E dove i genitori non arrivano, può osare il cinema: «Ci sono tante, tantissime storie che vale la pena raccontare e invece dobbiamo ancora scoprire. Le più urgenti sono quelle delle donne, che abbiamo taciuto troppo a lungo: dobbiamo raccontarle ora, per insegnarci a vicenda, starci vicino, tramandare le nostre esperienze». Lei comincia da qui, con un incontro in cui si è rivolta ai ragazzi e un film al cinema che salva un’eroina dalle pieghe della Storia. A continuare, si spera, saranno le donne che ha ispirato.