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Tutti pazzi per il brinner: la colazione a cena

Brinner: mangiare i cibi della colazione (anglosassone) alla sera è diventata una tendenza. Ma gli esperti avvertono sui rischi

Dopo il brunch (bearkfast + lunch), ora arriva il brinner, un altro neologismo per indicare la tendenza a mangiare a cena gli alimenti tipici della colazione. La “moda”, se così la si può definire, arriva naturalmente dal mondo anglosassone, esattamente dall’Australia. Dopo aver conquistato gli Stati Uniti, ora è arrivata anche in Italia, dove però gli esperti di nutrizione mettono in guardia rispetto a qualche “controindicazione” per la salute.

Cos’è il brinner e com’è nato

Il trend è nato nella terra dei canguri ed esattamente di Sydney: qui Bill Granger aveva aperto un locale dove anche dopo cena era possibile consumare la colazione. La tendenza si è poi diffusa anche nel Regno Unito, passando agli Stati Uniti e di recente è arrivata anche in Italia. Nonostante alcuni ristoratori si rifiutino ancora oggi di servire il cappuccino dopo le 11 del mattino, specie a turisti stranieri che lo chiedono per accompagnare pranzo o cena, bisognerà capire come accoglieremo la tendenza. Per ora i posti nei quali è possibile cenare con latte macchiato e brioche si trovano soprattutto in Lombardia ed Emilia Romagna.

Cosa si mangia al brinner?

In realtà il brinner non si limita ai classici alimenti della colazione nostrana, ma prevede anche la possibilità di mangiare, per esempio, uova e bacon che sono tipici della english breakfast, ma che da noi si consumano più di frequente a pranzo o cena. L’idea di Granger, però, ha avuto così tanto successo in Australia che il manager l’ha poi esportata in altri locali in Asia, fino ad arrivare all’Europa. Nel menù compaiono, appunto, le uova (strapazzate o all’occhio di bue), con accompagnamento di tacchino prosciutto cotto o, per i più “coraggiosi” anche il bacon. Non manca neppure il salmone, il tutto servito con pane tostato e qualche verdura. Per i più salutisti, la cena-colazione si può chiudere con la classica frutta. Irrinunciabile è comunque l’avocado, di cui soprattutto negli Usa vengono sottolineate le proprietà nutrizionali positive, a volte dimenticando l’apporto calorico (circa 231 Kcal/100 grammi).

I dolci del brinner: sì o no?

Ma non finisce qui. In una colazione (anglosassone) che si rispetti non mancano i dolci, in particolare pancake e waffle, da guarnire con sciroppo d’acero, marmellata o zucchero a velo (ma Oltreoceano non mancherebbe neppure il burro d’arachidi). Insomma, alla fine il conteggio delle calorie sale e non di poco. «La colazione è, o dovrebbe essere, il pasto più ricco della giornata, ed è così non a caso. Infatti è dopo il digiuno notturno che il nostro corpo ha più bisogno di energia per affrontare la giornata ed è in questo momento che il nostro metabolismo è più attivo» spiega Simona Santini, biologa e nutrizionista.

Cosa è meglio a colazione

Come spiega ancora l’esperta, «È per questo che, se vogliamo, anche quello in cui possiamo concederci qualche coccola in più con alimenti dolci quali miele e marmellata, torte fatte in casa etc. ovviamente sempre inseriti nel contesto di una colazione equilibrata, e quindi accompagnati ad esempio da latte o yogurt per evitare picchi glicemici seguiti da crolli repentini», sottolinea Santini.

Brinner: perché no

L’idea di consumare gli alimenti della colazione, più calorici, a cena non sembra dunque essere ottimale, soprattutto per la componente di carboidrati e zuccheri molto elevata: «I carboidrati sono gli alimenti che forniscono energia immediatamente spendibile per le attività quotidiane. Ecco perché se a colazione qualche zucchero in più è concesso, questo dovrebbe essere limitato a cena. Infatti di notte non abbiamo bisogno di quella carica energetica che gli zuccheri ci danno e quindi non serve abusarne, come accade quando la colazione è a base di dolci, biscotti, cereali e quant’altro», conferma la biologa e nutrizionista.

Cosa succede se si invertono colazione e cena?

«Consumare a cena gli alimenti della colazione, inoltre, porta a uno squilibrio tra cibo e ritmi circadiani. In poche parole è anche una questione ormonale. Al mattino infatti si assiste a un picco dell’ormone cortisolo (che non è solo l’ormone dello stress, dell’allerta, resistenza, che determina un aumento della pressione e frequenza cardiaca), ma anche di adrenalina, insulina, attivazione del sistema nervoso simpatico, tutti fattori che predispongono il corpo all’assunzione di un buon pasto energetico e allo svolgimento delle varie attività della giornata con un metabolismo che sfrutta gli zuccheri per ricavare energia. È anche il momento in cui il nostro apparato digerente è più pronto ad elaborare il cibo», chiarisce l’esperta.

Come cambiano gli ormoni

Come spiega Santini, «la sera avviene il contrario: il metabolismo rallenta, aumentano i livelli di glucagone (ormone antagonista dell’insulina), l’insulina si abbassa, mentre si alza l’ormone gh che garantisce i processi di pulizia, recupero e riparazione cellulare. L’assunzione di zuccheri la sera – prosegue Santini – porterebbe ad un aumento dei livelli di insulina creando uno squilibrio ormonale non indifferente che porta a cattiva qualità del sonno, mancata produzione dell’ormone gh. Un processo a doppio senso, se vogliamo. Ecco, assumendo un eccesso di zuccheri la sera si ha un aumento dell’insulina che va a contrastar con i naturali cicli circadiani».

Cosa privilegiare alla sera

Non si tratta, dunque, soltanto di calorie, ma anche di ormoni, con conseguenze sul metabolismo. Cosa sarebbe meglio mangiare, quindi, alla sera? «La sera sarebbe da privilegiare un pasto leggero, con carboidrati si ma in quantità moderata e prevalentemente complessi come quelli del pane, del riso o della pasta integrale, accompagnati da verdure e poi una fonte proteica magra. Un pasto facilmente digeribile da un apparato digerente che dopo il crepuscolo rallenta la sua attività». Insomma, la dieta Mediterranea anche in questo continua ad essere più indicata.

Le eccezioni: sportivi e turnisti

«Ovviamente non tutto va generalizzato – sottolinea la nutrizionista – Se prendiamo uno sportivo, infatti, che termina il suo allenamento proprio in tarda serata, prima di cena, allora è li che avrà bisogno di una dose maggiore di carboidrati e magari anche di zuccheri semplici per favorire il recupero muscolare. O ancora i turnisti che lavorano di notte e che quindi avranno la giornata invertita». Come ricorda Santini, però, «purtroppo la vita di oggi vuoi per necessità, vuoi per cattive abitudini, porta spesso a non rispettare i ritmi circadiani. Sarà per questo che spesso la qualità della vita non è ottimale?».

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