Gli esperti l’hanno ribattezzata Stratus, per mantenere un nome che avesse a che fare con le condizioni meteorologiche, proprio come Nimbus, la variante che l’ha preceduta. Si tratta della nuova mutazione del virus Sars-Cov2, responsabile della forma di Covid che al momento sta circolando nella maggior parte dell’Europa, Italia compresa, e nel sud-est asiatico, dove è comparsa per la prima volta in primavera causando un picco di contagi. Ma come si riconoscono i sintomi di questa nuova variante del Covid? Pare dalla raucedine che colpisce chi viene infettato.

Cos’è Stratus, la nuova variante Covid

La nuova variante, indentificata dagli esperti e riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con il nome scientifico di XFG, segue la precedente, che era risultata la prevalente fino a poche settimane fa sia nel Vecchio Continente che nel sud est asiatico, e in particolare in India. È qui che invece la nuova mutazione, per l’esattezza una sottovariante – è diventata dominante ed è responsabile di un aumento di casi di Covid. Al momento è sotto monitoraggio da parte della stessa OMS, che la considera Variant Under Monitoring e fa sapere che “sta crescendo rapidamente” a livello globale.

La raucedine tra i sintomi della nuova variante di Covid

Secondo quanto riporta il Times of India, che rappresenta il giornale del Paese dove la nuova variante si è affermata per la prima volta, i pazienti contagiati da Stratus lamentano con frequenza un sintomo che viene considerato un campanello d’allarme: si tratta della raucedine. A questo tratto si uniscono anche tosse secca, irritazione e mal di gola, a volte così forti da far assomigliare alla sensazione di una ferita alla gola, con bruciori intensi specie al momento della deglutizione. A completare i sintomi ci sarebbero quelli classici delle sindromi respiratorie, come tosse lieve, febbre, dolori muscolari, congestione nasale e sensazione di spossatezza.

C’è da preoccuparsi?

«In realtà io non mi allarmerei più di tanto. A ben vedere, proprio il fatto che il sintomo più evidente della nuova variante di Covid sia la raucedine, ossia la voce un po’ roca, dovrebbe far capire che non siamo in presenza di una forma aggressiva, ma casomai fastidiosa», premette l’epidemiologo Massimo Ciccozzi, dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. «Stiamo dunque parlando di un sintomo comune e confondibile. In ogni caso non deve farci paura nel modo più assoluto: è solo la conferma che dobbiamo abituarci a fasi di maggiore diffusione del Covid e poi di remissione. Il Sars-Cov2, infatti, non scomparirà perché è diventato endemico: ci conviveremo per i prossimi mille anni», spiega ancora Ciccozzi.

La diffusione e il picco di contagi

Scoperta per la prima volta il 27 gennaio scorso, XFG è una cosiddetta “variante Frankenstein” dei lignaggi LF.7 e LP.8.1.2, cioè una loro derivazione. La prima diffusione massiccia si è avuta la scorsa primavera in India, ma nel frattempo è diventata prevalente anche in Europa. «Si è scoperto che si tratta di una forma combinante tra due sottovarianti: in gergo scientifico si parla di ‘lignaggi’ diversi, il che è normale per un virus di questo tipo. Ho dei dubbi, però, sul fatto che possa eludere le difese immunitarie o il vaccino».

Non elude le difese immunitarie e il vaccino

Nonostante i timori, infatti, Ciccozzi spiega che è improbabile che “buchi” il vaccino e eluda la reazione del sistema immunitario: «È come se questa variante avesse la stessa ‘madre’, cioè JN1: dal momento che il vaccino copre da questa variante, ha una sua efficacia anche nei confronti di Stratus, che ne è una sottovariante. Quanto al sistema immunitario, si tratta di una sorta di gioco di ‘guardie e ladri’, tipico di ogni variante», spiega ancora l’epidemiologo.

Il valzer delle varianti

«Come detto, dovremmo semplicemente abituarci a confrontarci con queste varianti: ciascuna, al momento della comparsa, soppianterà quella precedente. Potrebbe essere più aggressiva o contagiare di meno, ma la risposta del sistema immunitario ci sarà comunque: all’inizio la variante lo coglierà di sorpresa, ma poi gli anticorpi reagiranno. È un po’ il valzer delle varianti – sottolinea Ciccozzi – Il quadro di rischio è lo stesso delle varianti precedenti, quindi le persone da salvaguardare sono sempre gli anziani e i fragili, come nel caso di altre patologie di tipo respiratorio».

La nuova variante del Covid ha sintomi, ma l’aviaria è più pericolosa

L’OMS, dunque, monitora, ma si tratta di un’attività di routine, secondo Ciccozzi: «Siamo in una fase di monitoraggio, che è poi anche il compito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma non c’è preoccupazione, anche perché ritengo che non ci siano più varianti molto temibili. Se proprio dovessi indicare una fonte di preoccupazione, invece, penserei all’aviaria: con il virus che continua a circolare, specie negli allevamenti intensivi, ci potrebbero essere mutazioni in grado di attaccare l’uomo e quindi potremmo assistere al passaggio umano, anche se al momento non siamo in questa condizione».