Consumare alimenti ultraprocessati, i cosiddetti UPF (categoria che comprende una vasta gamma di cibi industriali, dalle patatine agli hot dog, dagli snack ai piatti pronti), inciderebbe sul rischio di morire prematuramente. Lo rivela una ricerca pubblicata sull’American Journal of Preventive Medicine.

Alimenti ultraprocessati: uno studio su otto Paesi

Lo studio ha preso in esame otto Paesi (Australia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Messico, Regno Unito e Stati Uniti), analizzando indagini nutrizionali e dati sulla mortalità a livello nazionale. Ciò che emerge dall’analisi è che i decessi prematuri attribuibili al consumo di alimenti ultraprocessati aumentano significativamente in base alla loro quota nell’apporto energetico totale degli individui.

La diffusione degli alimenti ultraprocessati

Che cosa si intende per alimenti ultraprocessati? Si tratta di prodotti alimentari derivanti da processi di trasformazione industriale. Pronti da consumare o riscaldare, realizzati spesso con l’aggiunta di additivi e sostanze sintetizzati in laboratorio e non presenti negli alimenti naturali, che migliorano la consistenza o l’aspetto del cibo. Si va dalle carni lavorate ai biscotti, dalle bevande gassate ai gelati confezionati. Tali alimenti possono essere nocivi per la salute a causa del loro alto contenuto di zuccheri, grassi saturi, sale e additivi. E della mancanza di nutrienti essenziali come vitamine e fibre. In alcuni Paesi, Stati Uniti in testa, questi prodotti stanno gradualmente sostituendo gli ingredienti freschi e poco trasformati.

Decessi precoci e cibi ultraprocessati, differenza fra Paesi

Lo studio, come ha osservato un articolo della Bbc, non può provare in modo diretto e definitivo che gli UPF abbiano causato morti premature. Perché la quantità di alimenti ultraprocessati nella dieta di una persona è collegata anche:

  • alla dieta complessiva,
  • ai livelli di esercizio fisico,
  • allo stile di vita
  • ad altri numerosi fattori che possono influire sulla salute.

Tuttavia, la ricerca ha stimato che in Paesi come Regno Unito e Stati Uniti – dove gli UPF rappresentano più della metà dell’apporto calorico – il 14% dei decessi precoci potrebbe essere collegato ai danni da essi causati (nel 2018 negli Usa si sarebbero verificati 124.000 decessi prematuri dovuti al consumo di alimenti ultraprocessati). Al contrario, in Paesi come la Colombia e il Brasile, dove l’assunzione di UPF rappresenta meno del 20% dell’apporto calorico, gli alimenti ultraprocessati sarebbero correlati a circa il 4% dei decessi prematuri.

32 patologie legate agli alimenti ultraprocessati

Diversi studi hanno associato un elevato consumo di UPF a 32 diverse patologie malattie cardiovascolari, obesità, diabete, alcuni tipi di cancro e depressione. Per la prima volta, questo studio ha stimato l’impatto dell’assunzione di UPF sui decessi prematuri per tutte le cause in diversi Paesi. Dimostrando che la mortalità attribuibile è significativa in tutti i contesti e che affrontare il consumo di UPF dovrebbe essere una priorità nutrizionale pubblica globale.

Paesi a basso reddito verso modelli alimentari deleteri

L’autore principale dello studio, il brasiliano Eduardo Nilson della Fondazione Oswaldo Cruz, ha dichiarato: “È preoccupante che, mentre nei Paesi ad alto reddito il consumo di UPF è già elevato ma relativamente stabile da oltre un decennio, nei Paesi a basso e medio reddito il consumo sia in continuo aumento, il che significa che, sebbene l’onere attribuibile nei paesi ad alto reddito sia attualmente maggiore, sta aumentando negli altri paesi. Ciò dimostra che sono urgentemente necessarie politiche che disincentivino il consumo di UPF a livello globale, promuovendo modelli alimentari tradizionali basati su alimenti locali freschi e minimamente trasformati”.