Può capitare a tutti i genitori di trovarsi in una situazione scomoda: tuo figlio ha un compagno a cui tiene molto, ma tu proprio non riesci a provare simpatia per lui. I motivi possono essere tanti. Forse è maleducato, troppo invadente o crea scompiglio in casa. A volte, ciò che preoccupa è il modo in cui tuo figlio si comporta quando è in sua compagnia: magari diventa più scontroso, disubbidiente o si lascia coinvolgere in dinamiche che non approvi. Quando i figli crescono, le preoccupazioni possono cambiare, ma il fastidio resta. Potresti temere che quell’amico abbia una cattiva influenza, che utilizzi un linguaggio volgare, che disprezzi l’impegno scolastico o che adotti comportamenti a rischio. Le relazioni amicali, soprattutto nell’adolescenza, diventano centrali e toccano corde profonde, rendendo ogni interferenza delicata.
Cosa non fare con gli adolescenti
Il primo istinto è quello di protezione. È normale che un genitore senta il bisogno di intervenire, ma è importante valutare bene come farlo. Un approccio diretto e critico potrebbe sortire l’effetto opposto, soprattutto con un figlio adolescente. Criticare apertamente l’amico o vietare la frequentazione rischia di rafforzare proprio quel legame che si vorrebbe interrompere. I ragazzi tendono a difendere le proprie scelte e a opporsi alle imposizioni, soprattutto in una fase della vita in cui stanno cercando di costruire la propria autonomia.
Come comportarsi con i bambini piccoli
Con i bambini più piccoli, è possibile stabilire confini chiari e coerenti. Se un compagno di giochi ha comportamenti inappropriati, è lecito fissare alcune regole domestiche: spiegare che certe stanze non sono accessibili o che saltare sui divani non è permesso può aiutare a gestire meglio le dinamiche. Anche intervenire con garbo quando si usano parole offensive o si tengono atteggiamenti aggressivi può insegnare rispetto reciproco senza colpevolizzare. Spostare il gioco all’esterno, in un parco o in giardino, può rendere più semplice la gestione. E se possibile, si può cercare di limitare il tempo condiviso con quel bambino, senza però interrompere bruscamente la relazione.
Cosa infastidisce i genitori
In questi casi è utile anche interrogarsi sul motivo reale della propria reazione. Forse il fastidio deriva da un pregiudizio o da una visione personale che non tiene conto della libertà e dei gusti del proprio figlio. I suoi amici non devono necessariamente piacere anche a te: ciò che conta è che lui si senta rispettato e capito.
Non minare l’autonomia di tuo figlio
Con i ragazzi più grandi, invece, la strada è diversa. Intervenire in modo diretto sulle loro amicizie rischia di minare la fiducia e l’autonomia. Gli adolescenti stanno attraversando un periodo di crescita in cui vogliono affermarsi e prendere decisioni da soli. Anche se si teme che un amico non sia una buona compagnia, imporre un giudizio rischia di avere l’effetto contrario: rendere quella frequentazione ancora più attraente. Lo scopo, in questa fase, dovrebbe essere quello di restare una presenza affidabile. Un genitore a cui potersi rivolgere senza paura di essere giudicati. Mantenere un dialogo aperto e ascoltare senza fretta consente di restare in contatto, anche quando le scelte del figlio non coincidono con le proprie aspettative. Per i bambini più piccoli, le conversazioni possono partire da momenti di calma. Si può chiedere cosa farebbero se un amico li trattasse con troppa durezza, o come reagirebbero a un comportamento poco corretto. Si tratta di piccole riflessioni che aiutano a costruire consapevolezza senza imporre regole dall’alto.
Non forzare il confronto con tuo figlio
Con gli adolescenti, invece, è importante non forzare il confronto. Meglio aspettare che siano loro a voler parlare. In quei momenti, si possono porre domande semplici: cosa vi piace fare insieme, cosa avete in comune, come ti fa sentire questa amicizia. Se si nota disagio o turbamento, è fondamentale resistere alla tentazione di risolvere subito il problema. A volte è sufficiente ascoltare, offrendo comprensione senza giudizio. Un’altra cosa da ricordare è che le amicizie, specialmente in età evolutiva, cambiano. I bambini e i ragazzi crescono, si spostano, cambiano scuola e interessi. È, quindi, probabile che molte di queste relazioni si trasformino o si dissolvano naturalmente con il tempo. Intervenire in modo eccessivo, perciò, potrebbe risultare inutile o addirittura controproducente.
La sfida dei genitori
Ciò non toglie che i genitori abbiano un ruolo fondamentale nell’educare ai rapporti sani. Aiutare i figli a riconoscere cosa li fa sentire bene e cosa no, a rispettare gli altri ma anche a farsi rispettare, è un percorso prezioso. Significa insegnare che le relazioni si costruiscono con empatia, ascolto e rispetto reciproco. In conclusione, se c’è un amico che proprio non ti piace, non è necessario restare in silenzio, ma occorre scegliere con attenzione parole e modalità. La sfida non è eliminare quella persona dalla vita di tuo figlio, ma accompagnarlo nel comprendere da sé cosa sia meglio per lui. In questo modo, non solo si tutela il legame genitore-figlio, ma si contribuisce a formare un adulto capace di scegliere relazioni sane e significative.