Il consumo eccessivo di cibi ultra-processati potrebbe aumentare l’insorgenza precoce dei primi segnali del morbo di Parkinson. Uno studio condotto dall’Istituto di Nutrizione dell’Università Fudan di Shanghai e pubblicato sulla rivista Neurology ha individuato questa correlazione.

Lo studio sui cibi ultra-processati

I ricercatori hanno analizzato le abitudini alimentari di quasi 43mila adulti con un’età media di 48 anni seguiti per un periodo di 26 anni. I partecipanti hanno compilato diari alimentari ogni due-quattro anni, registrando il consumo di alimenti ultra-processati. Questi ultimi includevano: bevande dolcificate artificialmente o con zucchero; condimenti, salse e creme spalmabili; snack o dessert dolci confezionati; yogurt o dessert a base di latticini; pane e cereali; snack salati confezionati.

I segnali prodromici del Parkinson

Lo studio ha esaminato i dati per individuare i segnali prodromici del Parkinson, che compaiono anni o decenni prima dei sintomi distintivi della malattia (tremori a riposo, rigidità muscolare, bradicinesia e difficoltà a mantenere l’equilibrio). L’attenzione si è quindi spostata su disturbi del sonno, depressione, difficoltà visive, dolori diffusi, sonnolenza diurna e riduzione dell’olfatto. Disturbi che sono stati in parte riscontrati nelle persone che consumavano cibi ultra-processati.

ragazza che mangia un hamburger

Ultra-processati e Parkinson

La ricerca ha individuato un collegamento tra i primi segni del Parkinson e tutti i tipi di alimenti ultra-processati, ad eccezione di pane e cereali. Il loro consumo è stato associato a un aumento del rischio di quasi tutti i sintomi, stitichezza esclusa. In particolare chi ha consumato 11 porzioni al giorno di cibo ultra-processato aveva una probabilità 2,5 volte maggiore di manifestare tre o più dei primi segnali del Parkinson rispetto a chi ne ha assunte solo tre.

Meno meno fibre, proteine ​​e micronutrienti

Questa scoperta indica una caratteristica di fondo presente nella maggior parte delle categorie di alimenti ultra-processati, che potrebbe spiegare i risultati. Un motivo potrebbe essere che gli alimenti ultraprocessati contengono in genere meno fibre, proteine ​​e micronutrienti, ma più zuccheri, sale e grassi saturi o trans aggiunti. Gli alimenti ultra-processati possono anche influire sull’equilibrio della flora intestinale, mentre gli additivi possono aumentare l’infiammazione, i radicali liberi e la morte neuronale, afferma l’Università Fudan.

Il consiglio: una dieta ricca di alimenti freschi

I risultati rafforzano le preoccupazioni già esistenti sui cibi ultra-processati, che sono stati collegati anche a malattie cardiovascolari, metaboliche e neurodegenerative. La ricerca suggerisce quindi che una dieta ricca di alimenti freschi e minimamente trasformati potrebbe contribuire a ridurre il rischio di sviluppare il Parkinson e altre patologie neurologiche.