fondazione per l'infanzia ronald mac Donald
L'imbarcazione messa a disposizione da Fondazione Tender To Nave Italia ETS: un veliero con armo classico a “brigantino goletta”, che con i suoi 61 metri di lunghezza e i suoi 1300 metri quadri di superficie velica è attualmente il più grande al mondo in navigazione

Migrazione sanitaria: il progetto per i bambini curati lontano da casa

La Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald celebra i suoi primi 25 anni in Italia con un progetto speciale per i piccoli pazienti costretti a curarsi lontano da casa: una traversata per mare su un brigantino d'eccezione. Entro il 2026 amplia anche gli spazi di Milano dedicati alle famiglie

Una straordinaria avventura per mare su una goletta d’epoca, tra fratelli e sorelle, solcando le acque del Mediterraneo. Una miniera di emozioni ed esperienze, per creare dei ricordi vividi, ancora più speciali se quel fratello o sorella sono persone con bisogni particolari, pazienti che stanno seguendo cure in un ospedale lontano da casa.

Il progetto Fratelli d’A-mare

È quanto vuole offrire il progetto Fratelli d’A-mare, reso possibile dalla Fondazione Tender to Nave Italia e dalla Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald. Il progetto è dedicato a cinque piccoli pazienti affetti da gravi patologie e ospitati presso le strutture Ronald MacDonald di Milano, Roma, Brescia e Firenze, e ai loro fratelli e sorelle. Si tratta di una traversata per mare, da La Spezia a Civitavecchia su un brigantino di 61 metri e la superficie velica più ampia al mondo, in compagnia di équipe di medici e professionisti, senza genitori, sotto la guida del personale scientifico della Fondazione Tender to Nave Italia e dell’equipaggio della Marina Militare. Un’occasione speciale per bambini ammalati dai dieci anni in su e i loro fratelli e sorelle. 

La migrazione sanitaria e i bambini

Bambini a cui si vuole offrire la possibilità di vivere una vita “normale” attraverso un’esperienza fuori dal comune, una nuova intimità con il proprio fratello o sorella cancellata dalla malattia e dalla degenza lontano da casa. Perché un bambino costretto alla migrazione sanitaria con la propria famiglia vede la sua normalità stravolta, i suoi ritmi cancellati, la scuola e gli amici troppo lontani e assenti per sentirli ancora vicini. Ai bisogni di questi bambini e delle loro famiglie risponde da tempo la Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald, che celebra quest’anno i primi 25 anni di attività in Italia con questo progetto estivo speciale, ma anche rendendo ancora più concreto e ampio l’aiuto che già offre nel nostro Paese alle famiglie dei piccoli pazienti ricoverati negli ospedali.

La nuova Family Room al Niguarda e la nuova Casa nel 2026

Oggi in Italia le Case di Fondazione Ronald sono cinque: due a Roma, una a Bologna, all’interno dell’Ospedale S. Orsola, una a Brescia e una a Firenze, cui si aggiungono una Family Room all’interno del Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano, una all’interno dell’Ospedale S. Orsola di Bologna, una all’interno dell’Ospedale Infantile Cesare Arrigo di Alessandria e una all’interno dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze.

In particolare nel 2024 la Fondazione punta su Milano e amplia la Family Room all’ospedale Niguarda, che diventa Casa destinata anche agli adolescenti in cura nella struttura. Mentre nel 2026 inaugura una nuova casa in via Bramante, dedicata ai piccoli pazienti dell’ospedale Buzzi e Policlinico. Spiega Marco Giachetti, Presidente Fondazione IRRCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. «Il Policlinico insieme a Fondazione Ronald McDonald ha avviato il progetto della prima Casa Ronald di Milano all’interno di uno degli edifici storici appartenuti all’ospedale. Nella bellissima area di via Sarpi e via Bramante sorgerà una nuova corte di appartamenti, molti dei quali già con una vocazione sociale in quanto affittati a canoni calmierati per le fasce più deboli della popolazione, all’interno della quale troverà spazio la Casa Ronald: sarà un ambiente accogliente, dotato di tanti servizi e in centro città, ben collegato con l’ospedale. In questo modo il Policlinico rafforza la sua secolare vocazione di accoglienza nei confronti di chi ha bisogno, affiancando l’eccellenza nelle cure mediche con l’aiuto concreto e l’assistenza nello spirito della Ca’ Granda».

Migrazione sanitaria: quanti i bambini curati negli ospedali di Milano 

Milano e la Lombardia sono in effetti la città e la regione più attrattive per i pendolari della salute. Nel 2023 il Buzzi ha accolto 8.329 bambini; il Policlinico ha visto aumentare del 5% il numero di bambini rispetto al 2022, si è infatti preso cura di 11.379 bambini, di cui il 17% ha dovuto percorrere più di 40 km per raggiungere la struttura, con una degenza media di circa 6 giorni. «Ogni anno all’Ospedale Buzzi accogliamo oltre 500 famiglie di bambini provenienti da altre regioni e dall’estero e sempre di più ne accoglieremo con il Nuovo Ospedale. Il tema della migrazione sanitaria è quindi di estrema rilevanza e attualità e ringraziamo Fondazione Ronald per essere parte di questo ambizioso progetto»commenta ilDott. Enrico Frisone, Direttore Sociosanitario Asst Fatebenefratelli Sacco.

La migrazione sanitaria in Italia

L’Italia è sempre più spaccata in due, come dimostrano le ultime rilevazioni di Fondazioni Gimbe, divisa tra pazienti di serie A e pazienti di serie B. I primi vivono nel nord Italia, tra Lombardia, Emila Romagna e Veneto, ma anche in Lazio, Piemonte e Toscana. Gli altri nelle Regioni che restano, da cui in molti casi sono costretti a migrare per seguire le cure. Spostamenti che si traducono in un valore economico: più di tre miliardi e 300 milioni, con saldi estremamente variabili tra le Regioni del Nord e quelle del Sud. Il saldo è un dato che risulta dalla differenza tra mobilità attiva, ovvero l’attrazione di pazienti da altre Regioni, e quella passiva, cioè la “migrazione sanitaria” dalla Regione di residenza. Sotto questa voce sono racchiuse vite, tempo, risorse, sogni, paure, desideri di intere famiglie. A tutte queste persone si dedica Fondazione Ronald Mac Donald attraverso spazi speciali negli ospedali ma anche intere case, che possano consentire a genitori e fratelli e sorelle dei piccoli pazienti di seguire una vita il più possibile normale: stanze in cui poter lavorare e studiare, case in cui vivere anche con altre famiglie, condividendo momenti così particolari come le cure pediatriche. 

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