Alcune nonne domandavano addirittura: «È arrivato il Marchese?». Le nipoti – che si chiedevano, con un filo d’ansia: ma chi? ma quando? – preferivano giri di parole più terra terra, ma altrettanto imprecisi. «Sono indisposta». O peggio ancora, «ho le mie cose». Specie tra chi ha superato i quaranta, capita di sentire ancora espressioni del genere, che fanno sorridere ma pure pensare. Perché “mestruazioni” e “ciclo mestruale” sono termini che, in effetti, ingarbugliano leggermente la lingua, ma la tendenza a evitarli tradisce disagio e imbarazzo. Reazioni emotive che, quando si tratta di toccare questo tema, possono cogliere anche donne solitamente disinvolte e sicure di sé.

Le più giovani affrontano così il ciclo mestruale

Secondo una ricerca effettuata dall’azienda Initial, fra le nate tra gli anni ’80 e la fine dei ’90, una su tre afferma di aver affrontato il primo ciclo mestruale senza saperne quasi nulla. Ci sono arrivate con maggiore consapevolezza le ragazze della Generazione Z (nate tra la metà dei ’90 e i primi anni del 2010): 78 su cento dicono di essersi sentite “preparate”, 31 su cento “libere di parlarne”. «In genere, le più giovani si confrontano molto tra loro e mostrano una certa dimestichezza anche nella gestione pratica del ciclo: ci sono ragazzine di 13, 14 anni che mi chiedono informazioni sugli assorbenti interni, fino a poco tempo fa era impensabile» racconta Chiara Gregori, ginecologa e autrice di Oggi mi sento una favola!, libro che spiega come la ciclicità degli ormoni influenza la vita femminile, il nostro benessere e il nostro umore.

Mamme, occhio a non drammatizzare

Da una parte c’è chi minimizza (“Non è niente, succede a tutte”), dall’altra c’è chi ne fa un dramma (“Poverina! Lo so, è terribile”). «Di fronte alle figlie che scoprono il ciclo mestruale, alle mamme tocca – tanto per cambiare – trovare un equilibrio: empatizzare va bene, ma dobbiamo restare lucide, evitando che il nostro vissuto, magari irrisolto, condizioni la capacità di essere di supporto e di accogliere il loro malessere e i loro stati d’animo» suggerisce la dottoressa Gregori. «La sfida è prenderle per mano, aiutarle a gestire al meglio i sintomi e, al tempo stesso, a familiarizzare con i cambiamenti che il loro corpo vive ogni mese, tenendo a mente che alla base c’è una spiegazione ormonale». Anche dietro ai giorni più complessi.

Durante il ciclo mestruale, gli ormoni “danzano”

Il ciclo mestruale è come una danza e, con il passare dei giorni, il corpo cambia coreografia. Durante le mestruazioni, ci sentiamo concentrate e reattive: merito degli estrogeni, che ricominciano a salire. Con l’ovulazione, ecco un’ondata di energia: siamo forti, quasi inarrestabili. A quel punto, però, entra in scena il progesterone, che rallenta il ritmo e ci spinge all’introspezione: l’entusiasmo si affievolisce, possono subentrare irritabilità e senso di insicurezza. E poi il ciclo riparte daccapo. «Sapere che è il nostro corpo che ci fa vedere tutto un po’ più grigio (e che no, non stiamo impazzendo!) è utile e rassicurante» afferma la dottoressa Gregori. «E lo è ancora di più rendersi conto che, poi, passa: il mondo tornerà a colori, e questa è una lezione di vita preziosa. Si attraversano fasi sgradevoli, ma non bisogna identificarsi con quel sentire. Noi – come le nostre figlie – siamo ben altro».

Congedo mestruale, la legge che non c’è

«Dovremmo letteralmente vietare alle donne di lavorare nella settimana delle mestruazioni. E anche nella settimana prima, a dire il vero: ne parlerò con la Casa Bianca»: l’ha dichiarato nel corso di un’intervista a Vogue UK la modella Bella Hadid, che soffre di endometriosi, condizione che può rendere il ciclo mestruale molto doloroso. Uno spunto per tornare a parlare della legge sul congedo mestruale che, ad esempio in Spagna, sancisce la possibilità di prendersi del tempo libero retribuito durante il ciclo. «In Italia non esiste una norma al riguardo, il congedo mestruale è concesso a macchia di leopardo, da alcune scuole e aziende a chi presenta un certificato medico» spiega la ginecologa. «Di certo, se il dolore mestruale coinvolgesse gli uomini avremmo già da tempo svariate normative ad hoc».

Sincronizzarsi con il ciclo mestruale? Sì, con buon senso

Il metodo del cycle syncing suggerisce di schedulare la propria quotidianità sincronizzandola con le fasi del ciclo mestruale. Si consiglia, per esempio, di dedicarsi alla vita sociale durante l’ovulazione (quando si è più sicure), o di aumentare il consumo di verdure cotte dopo le mestruazioni, per contrastare ritenzione idrica e aumento dell’appetito. «Nella stragrande maggioranza dei casi gli interventi che richiamano l’attenzione sul tema sono comunque preziosi» spiega Gregori. «Poi, ovviamente, l’ideale sarebbe mettere a punto soluzioni che tengano conto del fatto che il livello e la tempistica dei sintomi legati al ciclo non sono esattamente gli stessi per tutte le donne». Imparare ad ascoltarsi è, al solito, la chiave. Nella speranza che la società, là fuori, adegui il suo sguardo.

Il mondo faccia la sua parte

«Mentre noi impariamo ad accettare con gentilezza la nostra complessità, sarebbe importante che il mondo del lavoro rallentasse, cominciasse a essere attento più all’aspetto umano che alla performance: un cambio di rotta che converrebbe a tutti» suggerisce la dottoressa Gregori. «Tra l’altro, è molto probabile che ci sia un vantaggio evoluzionistico e antropologico nel fatto che, nel corso del mese, le donne modifichino la propria percezione delle cose, vedendo prima tutto complesso e poi più fattibile. Questo osservare le realtà con sfumature e punti di vista diversi, ci permette di essere risorse speciali, potenzialmente in grado di proporre un’ampia gamma di soluzione per ogni problema. Naturalmente a patto di non sentirci sbagliate e di non essere etichettate come “isteriche”». Aggettivo che, come “il marchese” delle nonne, non si può più sentire.