coppia aperta

Il futuro delle relazioni è la coppia aperta?

Non siamo di fronte alla solita scappatella estiva. Né al classico triangolo marito-moglie-amante. I numeri parlano chiaro: l’Italia è il Paese europeo con la più alta percentuale di insoddisfazione coniugale. E una persona su tre sperimenta (o quantomeno vorrebbe) alternative alla monogamia. Ma dove finisce la coppia aperta e inizia il tradimento?

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Puoi ascoltare il podcast con la nostra direttrice che dialoga con i conduttori di Giornale Radio nella puntata del 1° settembre della rubrica 12 minuti con Donna Moderna.

La testimonianza di Giulia

«Una sera il mio compagno mi fa: “Senti, se decidiamo insieme può essere solo un bene. Voglio dire, se frequentiamo altre persone, la nostra vita sessuale può migliorare”. Lo ascolto e mi chiedo: “Perché? Era messa così male?”. Realizzo che in coppia si corre su binari paralleli pensando invece di viaggiare nello stesso vagone. Non mi sarò accorta di qualche crepa, penso. Mi sento in colpa, prima che diventi una voragine voglio fidarmi di lui. Ok, proviamo. “Potremmo uscire il venerdì con altre persone e poi dedicare il weekend a noi” mi propone. Accetto, anche se mi sembra tutto così arido, come una transazione davanti al notaio…»

«Dopo un paio di mesi, però, trovo il “mio amico” – il mio compagno ha suggerito di chiamarle così queste altre persone – e in effetti devo ammettere che è eccitante. Peccato che, col passare del tempo, non riesca a gestire la gelosia nei confronti del mio compagno, e sotto sotto, nemmeno quella verso il mio amico. Un mese fa ne riparliamo e adesso i “venerdì aperti” sono in pausa». Giulia, 55 anni, pubblicitaria, convive con Claudio da oltre 20 anni e insieme hanno un figlio.

Coppia aperta

Coppia aperta: parlano i dati

Ciò che è successo a loro accade sempre più spesso in Italia, come emerge dall’Osservatorio Infedeltà di Gleeden, app di incontri extraconiugali, che ha rilanciato i dati della ricerca condotta da YouGov su oltre 6.000 persone in 6 Paesi (oltre al nostro, Belgio, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito). L’Italia è quello che registra la più alta percentuale europea di coppie insoddisfatte. Non solo negli ultimi 3 anni il tasso di infedeltà è cresciuto del 20%, ma uno su 3 ha o vorrebbe avere una relazione aperta.

Che sia questo il rimedio contro la monotonia, il nemico numero uno specialmente per gli amori di lunga data? Ni. «Io consiglio sempre di porsi 3 domande», esordisce Ana Maria Sepe, psicologa, coautrice insieme ad Anna De Simone della rivista Psicoadvisor e del saggio D’amore ci si ammala e d’amore si guarisce (Rizzoli). «È un modo per non chiudere una relazione che non funziona? O per alleggerire difficoltà sessuali mai affrontate? O ancora per lasciarsi senza affrontare il distacco? Se le risposte sono affermative, i presupposti non ci sono. Una coppia è pronta per diventare aperta se, sulla base di stima e rispetto reciproci, i partner vogliono esplorare nuovi sentieri senza perdere la strada principale».

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Coppia aperta: le premesse per affrontarla in modo sano

Anche in questo caso ad attendere entrambi, prima o poi, ci sarà comunque un dilemma: dove finisce il patto condiviso e dove inizia il tradimento? «Per risolverlo, i partner hanno bisogno di creare e ricreare continuamente dei confini» osserva Sepe. «Se anche nelle coppie monogame dovrebbe sempre esserci chiarezza, sulle aspettative, le speranze e i bisogni di ciascuno dei due, in quelle aperte la trasparenza è fondamentale, imprescindibile. Mai come in questo caso è forte la necessità di sentirsi sicuri dell’altro, ovvero di quella persona che in ogni caso rimane il nostro compagno di vita». Ecco perché sono importanti i confini di cui l’esperta parlava poco fa. «Occorre costruire uno spazio in cui i partner si vivano in modo esclusivo e, contemporaneamente, stabilire un tempo in cui possano esplorare se stessi all’esterno, fuori dalle “linee” che delimitano l’intimità di coppia. Se però entra in gioco la gelosia, come spesso avviene, bisogna fermarsi. È il segnale che la decisione all’inizio condivisa da entrambi si è trasformata in una scelta subita almeno da uno dei due».

Le coppie aperte esistono forse dalla notte dei tempi, ma sono diventate un fenomeno solo oggi che si ha una maggiore libertà di parlarne. Quel che non si dice è il corredo di implicazioni emotive che l’accompagna. «L’insoddisfazione nell’intimità della relazione primaria è spesso associata a un maggior attaccamento emotivo al partner secondario. Che così diventa il mezzo per rifarsi una vita» aggiunge la psicologa Anna De Simone.

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Coppia aperta: non adatta ai deboli di cuore

«Sa qual è la verità? Per vivere in una coppia aperta ci vogliono molta più autostima e stabilità di quanto si immagini. È vero che dall’esterno si ha la percezione che regni il caos, ma è ancora più vero che con i giusti presupposti si può trovare un buon equilibrio. A patto che alla base ci sia un processo emotivo di questo tipo: io sto bene con me stesso e di conseguenza con il partner, perciò mi sento sicuro del nostro rapporto e quindi valuto l’opportunità di avere relazioni extraconiugali alla luce del sole. Purtroppo il meccanismo psicologico più frequente è opposto: sto male nella coppia, quindi cerco in qualcun altro quello che non trovo nel mio compagno. Ma ricordiamo che le nostre scelte hanno sempre a che fare con il nostro passato. Capire da dove nascono certi bisogni è il primo passo per sentirsi soddisfatti in qualsiasi tipo di relazione». Esiste oggi un modello a cui ispirarsi? «Le rappresentazioni che arrivano dai personaggi pubblici, purtroppo, hanno una connotazione molto maschilista» aggiunge De Simone. «Poco tempo fa, uno di loro ha fatto affermazioni del tipo, “la monogamia non esiste”, “mia moglie, è sempre stata comprensiva”. La monogamia invece esiste eccome, ed è da rispettare al pari della non monogamia. E non si tratta tanto di avere partner comprensivi quanto di compiere scelte affettive condivise».

Se l’infedeltà è virtuale

«Secondo me il vero “True Crime” nel 2023 è il sesso», dice Valeria Montebello, giornalista e autrice in vetta alle classifiche con il podcast È solo sesso (Chora Media) che arriva a un anno dal successo di Il sesso degli altri. «Ho iniziato a scrivere di sesso durante la pandemia perché, date le condizioni, c’è stata un’accelerazione nella virtualizzazione dal sexting a OnlyFans. E, di pari passo, una totale incapacità di decodificare quello che stava accadendo. Ho scritto qualche articolo sul sexting, l’usanza di mandare foto intime in chat. Da lì i miei canali social sono esplosi di domande e confessioni».

E cosa ha scoperto?

«Il sesso resta una priorità, ma adesso si preferisce quello virtuale: non serve metterti in gioco, non ti senti giudicato e quindi non provi ansia. Sono rapporti monoporzione: fai sexting una volta con una persona e non la risentirai più. Oppure lo fai in modo occasionale sempre con la stessa persona, ma senza l’obbligo di andare prima a un appuntamento».

Qualche tempo fa il New York Times ha pubblicato i dati secondo, cui gli americani fanno sempre meno sesso. E in Italia?

«Se ne parla molto e si fa poco. C’è una grande spinta all’apertura, all’eccentricità, alle infinite possibilità, ma solo in teoria. Non siamo poi così liberi come pensiamo e diciamo di essere».

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Sesso e nuove generazioni

Riceve ogni giorno centinaia di messaggi. Da chi in prevalenza?

«Mi scrivono persone di tutte le età, generi e orientamenti sessuali. Mi hanno contattato anche una ragazzina di 12 anni e un signore di 78. Credo che stiamo vivendo un cambiamento epocale per quanto riguarda lessico, comportamenti, preferenze: tutto è da ristabilire. Perciò c’è molta confusione, e questa confusione può bloccarti, paralizzarti. Però porta anche a rimettere in discussione abitudini secolari che erano in fin di vita. So sicuramente come vivono il sesso i 30enni: male. Con disagio. Durante l’adolescenza i primi approcci erano analogici, dopo ci siamo ritrovati in un mondo nuovo, con app, sexting e porno ovunque. Lo spaesamento è forte».

Anche il linguaggio cambia. Si parla di sesso utilizzando nuove espressioni come red flag, campanelli d’allarme prima di una relazione, o situationship, sesso con incontri più o meno regolari senza sentimento. E poi c’è il microcheating: ce lo spiega?

«Prima esisteva un solo tradimento, quello “base”, fisico, pur con varie gradazioni. Oggi, con i social e le app di dating, esistono milioni di piccole infedeltà diverse. E non c’è ancora nessuna regola. Quindi ti viene da chiederti: quanti micro-tradimenti ci vogliono per configurare un tradimento intero? Al decimo like a un’altra lo lasci? Al terzo sexting extraconiugale la cacci di casa? Nessuno lo sa. Almeno per ora».

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