Qual è l’ingrediente che ci fa stare bene con noi stesse? Qualcuna potrebbe rispondere l’autostima, la fiducia nelle proprie capacità. Ma, secondo molti studiosi, è l’autocompassione a migliorare le nostre vite.

Infatti, l’autostima implica un giudizio. Migliorare la fiducia in noi stesse può essere un percorso ricco di insidie, poiché l’autostima è legata alla convalida esterna, come i complimenti al lavoro o i like su un post su Instagram. Quando le cose non vanno per il verso giusto, si insinuano paragoni, sentimenti di isolamento, critiche.

Autostima o autocompassione: cosa è meglio?

Supponiamo che tu sia in ritardo con la consegna di un lavoro. Potresti pensare: “Mi impegnerò di più perché mi sento inadeguata”. A breve termine, potrebbe funzionare. Ma nel lungo periodo? Quando ti abbatti, finisci per dubitare di te stessa. Il che rende più difficile correre rischi, imparare e crescere. Hai paura di fallire ed è più probabile che tu ti arrenda, piuttosto che riprovare.

Ma esiste un modo privo di insidie per mostrare a te stessa quanto stai lottando, fallendo o riuscendo: l’autocompassione. Infatti, mostrandoti qualcosa che non ami di te stessa, ti spinge a preoccuparti per te durante i momenti difficili, a perseverare e creare veri cambiamenti.

Il potere dell’autocompassione

Di solito, tendiamo a pensare all’autocompassione come qualcosa di poco produttivo. Ma non è così. Se devi partecipare a una maratona e sei indietro con gli allenamenti, l’autocompassione ti farà dire: ci proverò perché mi preoccupo di me stessa e non voglio soffrire.

Questo tipo di motivazione porta a una maggiore fiducia in se stesse. Quando riesci a sederti con il tuo dolore e a pensare a ciò di cui potresti avere bisogno per raggiungere il tuo obiettivo, come svegliarti prima per le corse o programmarle sul calendario del telefono, invece di rimuginare su tutti i modi in cui stai fallendo, supererai le sfide, costruendo fiducia in te stessa mentre lo fai.

I due volti dell’autocompassione

L’autocompassione ha due facce: un lato tenero, che incarna l’idea che, sebbene tu sia imperfetta, sei comunque degna di esistere. E un lato feroce, che ti dice che se ti preoccupi veramente di te stessa, dovresti accettarti ma senza approvare tutti i tuoi comportamenti, specialmente quelli dannosi. Prendersi cura di se stesse significa adottare misure attive per cambiare. Ed è proprio qui che entra in gioco il potere dell’autocompassione.

Eppure, tendiamo a essere più gentili con gli altri più di quanto non lo siamo con noi stesse. Siamo sempre pronte a giudicare i nostri difetti e fallimenti. La buona notizia è che l’autocompassione si può sviluppare. Puoi imparare ad accettare con gentilezza quando commetti un errore e a darti spazio per fallire, rialzarti e prosperare. Come? Per esempio, chiedendoti di cosa hai bisogno.

Supponiamo che tu non abbia rispettato una scadenza. Invece di cadere in una spirale di dialogo interiore negativo, cerca di capire di cosa hai bisogno per risolvere i tuoi problemi di tempo: qualche ora in più di assistenza all’infanzia? Ridurre i tuoi impegni? Così facendo, fornisci a te stessa risorse e strumenti per il cambiamento, generando fiducia mentre migliori.

Rifletti su come parli a te stessa

La voce nella tua testa è positiva o negativa? Parlare a noi stesse in modo positivo, soprattutto quando si affrontano le difficoltà, è un ottimo punto di partenza per praticare l’autocompassione. Perché ci si dà grazia e comprensione nel momento di affrontare situazioni difficili.

Quando commetti un errore, cambia la tua prospettiva e rifletti su ciò che puoi imparare. E poi: riconosci le piccole vittorie. I grandi cambiamenti spesso iniziano con piccoli passi.

Pratica la gratitudine verso te stessa

Se sei delusa per qualcosa che hai fatto, invece di cadere in una spirale di dialogo interiore negativo, permettiti di perdonarti e vai avanti. Sii gentile con te stessa, pratica l’amor proprio e la gratitudine.