La vacanza da Sdr (single di ritorno)? Potrebbe essere una cosa divertente che non farete mai più. Rubo il titolo all’esilarante cult della letteratura da viaggio di David Foster Wallace, perché riassume la predisposizione d’animo, e il probabile esito, delle ferie per “scoppiati”. Quel nutrito gruppo di persone tornate libere dopo anni di convivenze, matrimoni e relazioni che oggi si ritrovano con un cuscino vuoto in camera da letto, metà del mutuo cointestato ancora da pagare e una problematica spesso ignorata: l’organizzazione delle vacanze estive in versione solitaria. E, nel peggiore dei casi, con un figlio o anche due da scarrozzare.

Vacanza da single: dove, come, con chi?

L’Istat, nell’ultimo rapporto annuale del 2023, inquadra l’Sdr nel 33,2% di italiani single, percentuale che comprende i soli per scelta, i vedovi e i separati con o senza prole. Il Nord-Est pare sia il bengodi della “loneliness”, Milano è la nostra Big Apple dove non è così raro scendere in ciabatte a ritirare la spesa monoporzione, tanto nessuno ti aspetta a casa per cena a parte il gatto. Ho fatto parte per un paio d’anni di questo strano mondo di ex, i “sospesi” tra un passato ricco di viaggi di nozze esotici e di Airbnb nei trulli formato famiglia e un presente a scrollare i travel influencer di notte per placare l’ansia del “dove mi piazzo ad agosto? E con chi? E come ci vado?”.

Tutti i limiti delle vacanze al plurale

L’ultima volta che avevo preso un aereo da sola risaliva ai miei 18 anni. Il ventennio successivo lo avevo trascorso a organizzare vacanze al plurale con le guide Lonely Planet (anche se, visto il nome, dovevo presagire qualcosa), a combinare la mia eterna voglia di mare con la sua indole da montanaro, a prenotare all’ultimo perché tanto non erano ancora tempi di overtourism e overbooking. La nostra passione per le isolette ci aveva portato qui e là per l’Europa, fino alla necessaria resa dei conti: la casa in affitto tutto l’anno per il bebè che ci aveva allietato l’esistenza, demolendo però il nostro concetto di vacanze itineranti al last secondissimo.

Un po’ d’improvvisazione e qualche colpo di fortuna

Che fare dunque a 38 anni, con un ragazzino di 7 e le ferie da gestire metà con lui, metà da sola? Lo scenario, per una Sdr, è ad ampio spettro ma solo a livello teorico. La pianificazione esclude: il parentado stretto, che ancora va alla ricerca del senso del tuo vagare alla soglia dei 40; le mamme della classe, che non appena ti sei separata ti hanno bloccato sulla chat (perché niente è peggio di una single di ritorno a piede libero, soprattutto se in bikini); le amiche spiritualeggianti, che ti trascinano nei cammini di Santiago ma solo a fine settembre perché così costa meno; i villaggi all inclusive per monogenitori, perché sul palco a cantare il karaoke io non ci salgo nonono.

Ristretta la scelta, non rimane che affidarsi a un po’ di sana improvvisazione e a qualche colpo di fortuna. Nel mio caso: il capufficio che propone un viaggio di lavoro a New York a fine estate; un’amica trapiantata a Copenhagen che – scopro su Facebook – libera la sua casa per una settimana; un’insana voglia di intrattenere mio figlio nel parco divertimenti più grande d’Italia, io che non sopporto di salire nemmeno sul brucomela.

Le disavventure in vacanza di una madre single

E via, si parte. Con un trolley che include un outfit versione madre on the road, un po’ di nostalgia per quando avevi un paio di braccia forti a smazzarsi i bagagli, il navigatore del telefono che questa volta parla a te e solo a te, e ti ricorda che tu quella distanza da sola non l’hai mai percorsa perché tanto al volante ci stava sempre il tuo ex. L’emancipazione segue vie misteriose e la mia è cominciata al primo svincolo dell’autostrada grazie a una voce femminile che mi urlava: «Girare a destra e invertire il senso di marcia. Ripeto: invertire il senso di marcia!». Libera da un minuto e avevo già imbroccato l’uscita sbagliata. Sono soddisfazioni!

Niente è più tedioso, dopo le foto delle vacanze degli altri, dei loro dettagliati racconti di quanto sono buffe le scimmiette volanti che ti rubano il cappello nel tempio indù, quindi vi risparmio le mie disavventure da madre single catapultata sulla nave dei pirati di Gardaland, i chilometri in cargo bike nella ridente capitale danese che mi sono costati una pubalgia, la vera malinconia che ti piglia di sera quando guardi il soffitto con tuo figlio accanto che russa, la disco sotto casa in riva al mare pompa musica acida fino alle 3 e tu ti chiedi: a che pro tutto ciò?

Come Julia Roberts, in Mangia prega ama

Le risposte sono sempre contenute nei libri e così le ho trovate proprio lì dove è più banale cercarle: nel duty free dell’aeroporto di Malpensa, in attesa di imbarcarmi per il primo vero viaggio figo di lavoro della vita. Dammi 3 parole: eat, pray, love. E ho detto tutto. La versione inglese del cult Mangia prega ama di Elizabeth Gilbert è finita con me sull’aereo dove si stava consumando il mio viaggio da single più bello. Tempo di avvistare Manhattan e l’avevo già finito, senza ancora sapere che non sarei passata per le ristrettezze alimentari né le saggezze di un guru indiano per ritrovare me stessa, ma attraverso un affittacamere frikkettone con la barba eternamente fumato e ribattezzato al volo Lebowsky grazie alla somiglianza con il protagonista del film.

No, non abbiamo flirtato né si è rivelato l’uomo della mia vita: è stato di più. Un newyorkese grasso e ricco che faceva finta di vivere come uno squatter, con un adorabile cagnolino, una dipendenza da caffeina e la voglia di accompagnarmi in giro per la metropoli come non avrei mai pensato di vederla: su un autobus (ma non vanno tutti in metrò a Ny?), di notte per le strade del Queens, in un ristorante greco di Brooklyn a chiacchierare con una coppia di amici che sembravano usciti da Seinfeld. What else? Un viaggio di ritorno perfetto accanto a un ragazzo dai capelli rossi che poteva essere mio figlio, ma non gliel’ho detto. E il ricordo di un’estate da single di ritorno alla soglia dei 40 anni che così bella – temo proprio – non rifarò mai più.

Vacanza da single: istruzioni per l’uso

Se anche tu sei una Sdr, single di ritorno, alle prese con l’organizzazione dell’estate senza mariti e figli, qui trovi un piccolo vademecum utile prima della partenza.

  • Puoi cominciare con il libro di David Foster Wallace Una cosa divertente che non farò mai più: reportage irresistibile di una settimana in crociera extralusso ai Caraibi, pubblicato per la prima volta nel 1997 e ormai un classico.
  • Poi guarda (o riguarda) Mangia prega ama, film del 2010 in cui Julia Roberts, convinta che nella vita ci sia molto di più dell’avere un marito, una bella casa e una carriera, decide di abbandonare tutto e partire per un viaggio di un anno in giro per il mondo.
  • Non dimenticarti di consultare Viaggiare da soli. Idee, destinazioni, consigli pratici, la guida di Lonely Planet dove troverai tanti consigli utili per un viaggio in solitaria.