Secondo un recente studio ci sarebbe un legame fra lo stato civile di una persona e la salute del cervello, nello specifico il fatto di essere sposati sarebbe correlato al rischio di incorrere nella demenza. Lo rivela uno studio condotto dalla Florida State University College of Medicine, in collaborazione con l’Università di Montpellier, e pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia dell’Alzheimer’s Association.

Single, vedovi e divorziati: minor rischio di demenza?

Tenendo conto di età e sesso, i ricercatori hanno scoperto che le persone vedove, divorziate e mai sposate presentavano un rischio di demenza, inclusi il morbo di Alzheimer e la demenza a corpi di Lewy, pari a circa il 50% o inferiore rispetto alle persone sposate. Questa correlazione si è mantenuta anche per gli anziani divorziati e mai sposati, dopo aver tenuto conto di età, sesso, razza, etnia, istruzione e vari fattori di rischio per la salute.

Uno studio su 24.107 anziani per un periodo di 18 anni

Per analizzare i risultati, gli scienziati hanno esaminato le cartelle cliniche del National Alzheimer’s Coordinating Center, uno studio longitudinale in corso su 24.107 anziani (età media 71,8 anni) per un periodo di 18 anni, per poi dividerli in quattro gruppi: sposati, vedovi, divorziati e mai sposati.

Tutti i partecipanti hanno iniziato lo studio senza essere portatori di demenza, anche se alcuni presentavano un deterioramento cognitivo lieve. Durante l’intero periodo di osservazione, ogni partecipante ha ricevuto valutazioni neuropsicologiche annuali ed esami clinici.

Declino cognitivo, perché le persone non sposate ne soffrirebbero meno

I ricercatori hanno solo azzardato delle ipotesi sul perché le persone non sposate abbiano meno probabilità di sviluppare demenza rispetto a quelle sposate: i single, si è supposto, sarebbero più abili nel mantenere legami sociali e nel sapersi auto gestire nella vita di tutti i giorni. “Le persone che non si sono mai sposate – ha affermato la coordinatrice della ricerca Selin Karakose – hanno maggiori probabilità di socializzare con amici e vicini e di adottare comportamenti più sani rispetto alle loro controparti sposate”. Queste ultime sembrerebbero avere una minore integrazione sociale e a interagire meno frequentemente e con una qualità inferiore nelle reti sociali, che nel tempo fungerebbero da fattori protettivi contro la demenza. In un’intervista a MedPage Today, Karakose ha aggiunto che le persone single potrebbero essere più autosufficienti, ciò che contribuirebbe a spiegare le capacità cognitive più durature.

Matrimonio e demenza, cosa potrebbe inficiare questa correlazione

La correlazione fra demenza e condizione di single, vedovanza o divorzio potrebbe tuttavia essere soltanto apparente poiché, avvertono gli studiosi, potrebbe non tenere in debito conto le diagnosi tardive nelle quali incorrono con più frequenza le persone non sposate. Le persone sposate, infatti sarebbero “più propense a ricorrere a cure mediche preventive rispetto alle persone non sposate, potenzialmente a causa dei partner che notano i sintomi precoci. Le persone nelle fasi iniziali della demenza potrebbero non essere consapevoli dei propri sintomi e potrebbero non riconoscere o ritardare la diagnosi, soprattutto tra le persone non sposate che potrebbero non ricevere il feedback di un partner stretto”.