Burnout, quali sono le professioni più a rischio?

Burnout, quali sono le professioni più a rischio?

C'è una categoria di lavoratori più esposta alla sindrome legata allo stress cronico dovuto alla propria occupazione. I numeri del gruppo L’Oréal Professionnel

Il burnout è una malattia in costante aumento tra i lavoratori dei Paesi occidentalizzati. Lo stress cronico legato alla propria occupazione è sempre più frequente e comporta un rapido esaurimento emotivo e fisico. Ci sono delle professioni che sono più a rischio per quanto riguarda questa sindrome.

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Cos’è il burnout

Il termine burnout in italiano si traduce con “bruciato”, “scoppiato”, “esaurito”. Lo si usò per la prima volta nell’ambiente sportivo negli anni ’30 per riferirsi agli atleti che, dopo alcuni successi, non riuscivano a mantenere gli elevati standard raggiunti.

Nel 1975 il termine è stato ripreso dalla psichiatra americana Christina Maslach. Questa la sua definizione: “La sindrome da esaurimento emotivo, da depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale che può presentarsi in soggetti che per professione lavorano a contatto con esseri umani, a volte con problemi o motivi di sofferenza”.

Recentemente l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha inserito il burnout nella nuova Classificazione Internazionale delle Malattie, parlando della sindrome non come una malattia a se stante, ma come di un fenomeno occupazionale.

Burnout

Le professioni più a rischio

Le professioni più a rischio di andare incontro al burnout sono le “helping professions” o le “high-touch”, cioè la categoria di lavoratori che offrono educazione, sostegno e cure alle persone in difficoltà, come assistenti sociali, medici e infermieri, psicologi e psicoterapeuti, insegnanti, pompieri e poliziotti. Si tratta di tutte le professioni quindi a elevata implicazione relazionale.

I parrucchieri e il burnout

Anche i parrucchieri rientrano quindi in questa categoria. Il loro ruolo a contatto con i clienti li porta a diventare spesso loro confidenti e quindi a caricarsi delle loro storie anche a livello emotivo. Il 75% delle donne infatti considera la visita in salone come un momento di self-care non solo per i trattamenti beauty ricevuti.

I parrucchieri e il "burnout"

La ricerca di L’Oréal Professionnel

A riguardo, il gruppo L’Oréal Professionnel ha approfondito il tema realizzando due ricerche, anche utilizzando i canali Instagram del brand su 1,8 milioni di follower in 6 Paesi. Lo studio ha evidenziato come il farsi carico delle confidenze dei clienti impatti sulla salute mentale dei professionisti, che nel 65% dei casi durante la propria carriera professionale hanno sperimentato ansia, depressione o burnout.

Per questo il gruppo ha promosso quest’anno un programma per il benessere mentale dei parrucchieri, HEAD UP, realizzato con il supporto di “Progetto Itaca”, fondazione che promuove programmi di informazione, prevenzione, supporto e riabilitazione rivolti a persone affette da disturbi della salute mentale e alle loro famiglie.

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