Ci sono felicità che si sentono e altre che si vedono. Perché trasformano i volti. Come quello di Sabrina (il nome è di fantasia per motivi di privacy), 63 anni, lo sguardo fiero, il sorriso timido di chi ha attraversato la tempesta ed è tornata a rivedere il sole. «Adesso ho un lavoro. Ho una casa. Ma soprattutto ho me stessa» dice. Fino a poco tempo fa, Sabrina viveva “sospesa”. Vittima di una relazione violenta, con il futuro in frantumi e la paura addosso, stava per perdere tutto, anche la casa in cui abita da più di 30 anni. «Mi sentivo invisibile, inutile. Pensavo di non valere più niente» continua. Ma qualcosa ha fatto breccia. E da lì è iniziato un cammino: passo dopo passo Sabrina ha riscoperto la sua forza, le sue competenze. Ha ritrovato un lavoro, la propria indipendenza economica. Ha ricostruito il suo presente.

Oggi quel sorriso, che sembrava perduto, è tornato. A dimostrazione che ricominciare si può

RinaSHEta, il percorso verso l’indipendenza economica

Come Sabrina, tante donne stanno trovando la forza di riprendere in mano la propria vita grazie a RinaSHEta, il progetto di Fondazione Libellula nato nel 2022 e pensato per accompagnare chi ha vissuto, o rischia di vivere, situazioni di violenza, fragilità e vulnerabilità in un percorso concreto verso l’indipendenza personale ed economica. Nel 2024 sono state 80. «La libertà, quella vera, passa anche da un lavoro, da strumenti per poter scegliere» spiega Marzia Scuderi, responsabile dei progetti di cura di Fondazione Libellula.

L’indipendenza economica non è solo una questione di reddito. Per molte donne è il confine sottile ma decisivo tra restare in una situazione di violenza o potersi salvare

L’indipendenza economica come prevenzione

RinaSHEta offre questa possibilità concreta. «Il percorso dura circa 3 mesi ed è gratuito. Al momento si svolge in presenza a Milano, ma stiamo lavorando perché sia usufruibile anche in altre città e da remoto» spiega Marzia Scuderi. «Non è un semplice accompagnamento o reinserimento nel mondo del lavoro, ma un’esperienza di empowerment e valorizzazione personale». Ogni donna viene supportata nel riscoprire le proprie risorse, competenze e potenzialità acquisendo nuove abilità professionali, ma anche, e soprattutto, la capacità di riconoscere il proprio valore per guardare al futuro con occhi nuovi. «C’è di più: costruire la propria indipendenza economica è anche una forma concreta di prevenzione. Perché, quando una donna è autonoma, ha più strumenti per riconoscere i segnali di una relazione sbilanciata o pericolosa, compresa la violenza economica, quella forma subdola di controllo che passa attraverso il denaro e che troppo spesso impedisce di andarsene e di ricominciare».

Chi può partecipare al progetto di Fondazione Libellula

Il progetto è aperto a tutte: a chi, come Sabrina, sta uscendo da una relazione violenta; a chi vive un momento di fragilità economica e ha bisogno di ritrovare stabilità; a chi è al primo impiego o cerca di ricollocarsi. «In questi anni abbiamo incontrato un mix sorprendente di storie» racconta Scuderi. «Donne che non avevano mai lavorato, ingegnere informatiche, 20enni al primo impiego, over 60 in cerca di un nuovo inizio». Perché non è mai troppo presto, né troppo tardi, per rimettersi in piedi. Per farlo, però, serve qualcuno che ti tenda una mano. È proprio questo che fa RinaSHEta, con strumenti pratici, formazione mirata e un supporto costante. «Seguito da un’équipe multidisciplinare composta da educatrici, psicologhe, operatrici e professionisti delle risorse umane, il percorso si sviluppa in tre fasi principali, per un totale di circa 18-20 ore di incontri di gruppo, a cui si affiancano momenti individuali».

Le tre fasi del cammino verso l’indipendenza economica

«Si comincia con un lavoro sull’autostima: si analizzano le competenze, i desideri, le esperienze, anche quelle non professionali, per aiutare ogni donna a ritrovare fiducia in se stessa e a riconoscere le proprie risorse. Nessuna viene esclusa: anche chi non ha mai lavorato scopre di avere capacità preziose. La seconda fase è dedicata all’educazione finanziaria, con un approccio concreto che affronta temi fondamentali come la gestione del budget personale e familiare, la protezione dei risparmi, i debiti, la pensione, gli investimenti, i contratti di lavoro e la lettura delle buste paga. Infine, si entra nella fase operativa: in base al proprio bilancio di competenze, si costruisce o si aggiorna il curriculum, si fanno simulazioni di colloqui, si valutano corsi di formazione utili all’inserimento o al reinserimento lavorativo e offerte di lavoro, non solo tra le aziende partner del progetto» aggiunge Marzia Scuderi.

L’assunzione non è la fine del percorso di empowerment

Tra i sostenitori c’è Generali Italia. «Ci impegniamo a promuovere comportamenti che contrastino ogni tipo di violenza e contribuiscano a diffondere una cultura equa e inclusiva. Mettiamo in atto azioni concrete sia verso le nostre persone, come la sottoscrizione del Protocollo Tolleranza Zero contro la violenza sul luogo di lavoro, sia verso le comunità in cui operiamo, sostenendo iniziative come RinaSHEta» spiega Anna Nozza, Country Chief People & Organization Officer. E il sostegno non si interrompe con l’assunzione: per un anno le donne vengono seguite da un tutor di Fondazione Libellula e da un mentor aziendale, che le aiutano a orientarsi nel nuovo contesto, affrontare eventuali difficoltà e monitorare ogni passo del loro nuovo percorso.

Finalmente libere

Una nuova strada è quella che ha trovato Sabrina ed è ciò che ogni donna merita: la possibilità concreta di ripartire, con dignità, autonomia. E l’aiuto di qualcuno che crede in te mentre impari a farlo da sola. «Non pensavo di farcela, ma ora posso dire che sono tornata a vivere» sussurra. E in questa frase c’è tutto: la fatica, il coraggio, la dignità. Perché la libertà, quella vera, spesso non fa rumore. Ma si riconosce. Negli occhi di una donna che ha imparato a guardarsi di nuovo con rispetto.