Donna che lavora al pc, pensando ai "sottoguadagnatori" come lei

Ti fai pagare abbastanza o sei un “sottoguadagnatore”?

Tendi a sottovalutarti, accettare offerte al ribasso, sentirti in colpa nel chiedere un aumento? Probabilmente fai parte dei “sottoguadagnatori”: persone che non riescono a esprimere il loro potenziale. Ma ritrovare fiducia si può. Grazie a gruppi di auto-aiuto per dare una svolta, non solo finanziaria, al tuo futuro

«Frequentando questo gruppo sono riuscita a finire il libro che avevo in mente di scrivere da anni. E non ho dovuto neanche cercare un editore, è venuto lui da me!» racconta in una riunione su Zoom Cecilia, 35enne impiegata in una multinazionale. Il gruppo di cui parla si chiama in inglese Underearners Anonymous (abbreviato UA) e sono bastate le sue parole per farmi sentire nel posto giusto. Perché quando penso al mio manoscritto archiviato in una cartella sul computer mi sale un’ansia a metà tra speranza e rimpianto.

Underearners Anonymous: chi sono i sottoguadagnatori

Cosa c’entri questo con il gruppo UA, nato nel 2006 dalla mente di un pubblicitario americano, si capisce scorrendo i sintomi che caratterizzano i “sottoguadagnatori”: procrastinazione, sottovalutazione, senso di colpa quando si chiede un aumento, bisogno di dimostrare il proprio valore laddove già ampiamente dimostrato.

Basati sui 12 passi degli Alcolisti Anonimi, i gruppi UA sono una sorta di spin-off dei Debitori Anonimi nati negli anni ’60 negli States per “disintossicare” dalla spesa compulsiva chi vive al di sopra delle proprie possibilità indebitandosi con amici, parenti e finanziarie. Pensavo che i sottoguadagnatori fossero persone un po’ dimesse, ai margini. Ho cambiato idea dopo aver conosciuto Cecilia e gli altri partecipanti al gruppo, ne esistono centinaia nel mondo, in Italia ci si incontra online la domenica alle 19.30 (le info sono su sottoguadagnatori.wordpress.com/settima-tradizione).

La guida per i sottoguadagnatori

Indipendentemente dallo stipendio, infatti, «la “fratellanza” UA è un percorso di cambiamento personale per chi non è all’altezza del proprio potenziale di guadagno» spiega Barbara Stanny, autrice di Overcoming Underearning. Five-Step Plan to a Richer Life (Superare il sottoguadagno. Un piano in 5 fasi per una vita più ricca). Riguarda, per esempio, tutti quelli che tendono ad accettare occupazioni sottopagate o anteporre gli impegni altrui ai propri.

«È un autosabotaggio, un modo di pensare che determina un’azione ripetuta, motivata da ragioni per lo più inconsce per cui non si riesce a riconoscere ed esprimere i propri talenti». L’incapacità di provvedere ai propri bisogni è solo la punta dell’iceberg. La missione di Barbara Stanny è aiutare soprattutto le donne ad acquisire più potere economico. Come?

Come funzionano gli UA

Quando lasciano andare una relazione, un lavoro o una convinzione disfunzionale cominciano a guadagnare di più» spiega. «Il cambiamento inizia nel momento esatto in cui si abbandona la comfort zone» sottolinea. Cecilia continua a raccontarsi: «Nonostante nel mio lavoro fossi apprezzata, me ne sono andata per la “noia da stabilità”, uno dei sintomi della sindrome da UA, per buttarmi nella realizzazione di un documentario che non ha mai visto i titoli di coda. Anche lasciare le cose a metà è un chiaro indizio di sottoguadagno» assicura.

Poi, cercando di attutire il contraccolpo della mancanza improvvisa dello stipendio fisso, grazie al passaparola ha trovato sul sito internazionale weareallua.org un gruppo in inglese di cui non perde una riunione. «Mi ha aiutato condividere le difficoltà e partecipare ai “gruppi d’azione” con cui ho messo nero su bianco progetti e obiettivi. Anche nei momenti più duri non mi sono mai sentita sola».

Nelle riunioni UA si incontrano persone con grandi sogni che, però, faticano a realizzare: aspiranti attori che lavorano gratis per compagnie amatoriali, imprenditori che non stanno dietro agli obiettivi aziendali, professionisti che accettano solo impieghi modesti. Una parte delle riunioni è riservata a raccontare progressi e difficoltà dei partecipanti: affitto in rosso, bollette in ritardo, lavoro pressante ma pagato in imperdonabile ritardo. «È un programma d’azione. Si tratta di fare dei passi concreti un giorno alla volta» spiega Patrizia, laureata in Fisica, che gestisce appartamenti b&b.

Un passo alla volta: smettere di essere sottoguadagnatori

Qualche esempio? Fare una lista degli obiettivi, dal trovare il tempo per un corso tanto desiderato al domandarsi “Sono pronto a chiedere di più alla mia vita?”». Tra gli strumenti di recupero ci sono: la scelta di un “partner d’azione”, ossia qualcuno con cui riuscire a essere affidabile, promettendo per esempio di fare quella telefonata scomoda a lungo rimandata, il “taccuino del tempo”, in cui si elencano le priorità giornaliere, soprattutto avere bene a mente la propria visione di prosperità.

Lo spiega Liz, producer musicale connessa da una bella casa londinese: «Fin dalle prime riunioni UA ho capito che volevo una fonte di reddito svincolata dalla mia altalenante attività di freelance. Non solo: prima dei 60 anni volevo anche finire di pagare il mutuo di casa mia, vivere vicino al mare e fare dello scrivere un lavoro remunerato. Ed eccomi qui: a 58 anni ho scritto un’opera teatrale che verrà messa in scena a breve, sto riconvertendo una proprietà per affittarla ai turisti, ho quasi finito di pagare il mutuo e sto anche aiutando mia figlia a compare la sua prima casa. Tutto ciò non sarebbe successo se non avessi fatto parte del programma UA. La mia vita non è perfetta, però sta andando nella direzione giusta».

Liz in passato si paragonava continuamente agli altri «e mi accontentavo delle briciole quando potevo avere tutta la torta. Questo dipendeva dalle mie convinzioni limitanti. L’opposto della paura non è il coraggio, bensì la fiducia». In se stessi.

Se cambi tu, avrai di più: i consigli dell’esperta

  • Arrenditi. Ammettere di essere un sottoguadagnatore significa lasciare andare un modo di pensare e agire che produce privazione per abbracciarne uno che mira alla prosperità.
  • Ringrazia per quel che hai. Paragonarti a chi è più fortunato è un modello di pensiero “al ribasso”. Sii grato per quel che hai, non per forza legato al denaro: dalla salute al caffè con cui fai colazione.
  • Scopri dove finiscono i tuoi soldi. Monitorali usando un taccuino, un foglio di calcolo o un’app come Mint.
  • Tieni viva la “visione”. Anche nei giorni in cui sei sommerso dagli impegni compi 3 azioni che portino verso il guadagno che desideri.
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