C’è una sola foto di Charles Frederick Worth, l’uomo che inventò l’haute couture: è datata 1892 e, sulle prime, fa pensare che sia il ritratto di un artista in posa. In un certo senso è così: perché è Worth, inglese di nascita e parigino d’adozione, che ha elevato la moda ad arte. È lui il padre dell’alta moda, quella che ancora oggi mescola sogno e meraviglia, incanto e innovazione.

A 200 anni dalla sua nascita, Parigi lo celebra con una mostra straordinaria: Worth. Inventing Haute Couture, frutto di una sinergia tra Palais Galliera e il Petit Palais (petitpalais.paris.fr), che ospita l’esposizione fino al 7 settembre. È la prima retrospettiva interamente dedicata alla maison Worth con oltre 400 opere tra preziosi abiti, oggetti d’arte e opere grafiche provenienti da tutto il mondo, da Palazzo Pitti di Firenze al MoMA di New York, che ricostruiscono l’affresco di una storia lunga un secolo, quella di una casa di moda rivoluzionaria e del suo fondatore geniale.
Worth, dal Lincolnshire a Parigi
Nato nel Lincolnshire nel 1825, Worth lavorò sin da piccolo tra le stoffe coltivando il desiderio di disegnare abiti. A poco più di 20 anni abbandonò l’Inghilterra per inseguire il suo sogno e approdare a Parigi, capitale mondiale della moda e della cultura. Lì trovò impiego come commesso ai grandi magazzini Gagelin e fece carriera fino a diventarne socio. Fu lui a far aprire nel negozio una sartoria interna dove realizzava abiti da donna, ruolo di solito allora riservato alle sarte. Per questo lavoro, venne premiato a Londra e a Parigi. Sempre lì, tra gli scaffali di Gagelin, incontrò la moglie Marie Vernet, che sarà il suo braccio destro, abile tessitrice di pubbliche relazioni e tra le prime indossatrici della storia della moda. Mostrare i vestiti, non più solo su manichini, ma su donne in carne e ossa fu una delle tante intuizioni di Worth. Nel 1858, grazie al sostegno di Otto Bobergh, ricco uomo d’affari svedese, Worth aprì la sua maison al numero 7 di Rue de la Paix: diverrà emblema del lusso, della raffinatezza e del savoir faire francesi.

Worth e il palazzo dedicato alla haute couture
Nel palazzo di otto piani, dal 1870, lavoravano più di mille persone tra disegnatori, mannequin, sarti, fotografi e altre figure addette alla confezione dei vestiti. Qui nasceva la haute couture firmata Worth, dai primi eleganti abiti monocolore con gonne plissettate, crinoline e corpetti ai capolavori riccamente decorati, fino alle silhouette lineari e grafiche dell’era Art Déco, dei figli Gaston, Jean-Charles e Jacques. Fu la principessa Pauline von Metternich, moglie dell’ambasciatore austriaco in Francia, a far conoscere gli abiti di Worth all’imperatrice Eugenia, icona di stile dell’epoca, che gli commissionò interi guardaroba.

Worth e il successo della haute couture
Il successo fu istantaneo: Worth cominciò a vestire attrici, teste coronate e danarose borghesi, come oggi gli stilisti vestono le celebrità. I suoi abiti si intrecciavano a personalità eccezionali che comunicavano in modo avanguardista con la moda, diventando influencer ante litteram. Come la leggendaria Elisabetta d’Austria: è di Worth lo spumeggiante abito da ballo bianco con ricami di stelle con cui la ritrae il pittore Franz Xaver Winterhalter, quadro diventato una delle immagini più note dell’imperatrice.
L’haute couture di Worth era uno status symbol
La fama della maison non ebbe uguali. Gli abiti di Worth, costosissimi e sontuosi, erano considerati status symbol. Dall’Italia agli Stati Uniti, dall’India al Giappone, le creazioni in esposizione lo dimostrano. Pensiamo al manto di corte di raso ghiaccio con ricami floreali di organza, sfoggiato alla corte dei Savoia da Franca Florio, considerata tra le donne più affascinanti della Belle Epoque. O il fantasmagorico abito da tè di seta cangiante blu e verde, con intarsi di velluto e pizzo, il sontuoso vestito in velluto di seta nero e inserti a forma di rami di giglio, fili d’argento e ricami. Era stato creato per la contessa Greffulhe, che ispirò a Marcel Proust il personaggio della duchessa di Guermantes, in Alla ricerca del tempo perduto.

Il mito del couturier
«Le donne vengono a trovarmi per chiedermi le mie idee, non per seguire le loro» affermava Worth, il padre della haute couture. Ed è stato questo uno dei tasselli della sua rivoluzione. Prima di lui gli abiti venivano realizzati su indicazione di chi aveva commissionato il vestito, seguendo modelli già esistenti, con Worth cambiò tutto. La professione di stilista non esisteva, fu lui a costruire il mito del grande couturier. «Creava pezzi unici che firmava con la sua etichetta autografa e li proponeva a una clientela prestigiosa, imponeva il suo stile, sempre pronto a evolversi con il tempo, e si aspettava che le sue clienti si fidassero completamente. Era lui, come creatore, a decidere cosa dovevano indossare» spiega Raphaële Martin-Pigalle, una delle curatrici della mostra. «Mago della seta e del tulle che domina la Parigi mondana» lo definivano i giornali della sua epoca.
Worth inventò il sistema moda
Charles Worth stravolse il senso tradizionale della moda. A lui si devono non solo le modelle dal vivo, ma anche l’uso della macchina da cucire, le collezioni stagionali, un prêt-à-porter ante litteram presentato durante feste che anticiparono le moderne sfilate. Collaborò persino con Vuitton e Cartier e fu tra i fondatori, nel 1868, di un primitivo sindacato della moda, embrione dell’attuale Fédération de la Haute Couture et de la Mode. Dopo la sua scomparsa, nel 1895, la maison continuò l’attività grazie a figli e nipoti. La portarono avanti fino agli anni ’50, presentando a ogni stagione nuove collezioni.

L’eredità di Worth
Se l’epoca d’oro della maison oggi rivive nei costumi della serie tv americana The Gilded Age (molte ricche americane vestirono i suoi capi), va detto che l’eredità di Worth è ancora viva. John Galliano, Iris van Herpen, Alessandro Michele (dichiaratamente ispirato anche a lui per la sua prima collezione Valentino Haute Couture) sono solo alcuni dei designer contemporanei che ne hanno raccolto il testimone. Charles Frederick Worth non ha solo fondato una maison. «Ha inventato il sistema della moda e dell’haute couture così come li conosciamo oggi, con i défilé e le strategie di marketing» sottolinea Pigalle. Ha creato il fascino della griffe. E ha reso la moda ciò che è ancora oggi: uno spettacolo di creazione, visione e potere.