Hanno sollevato critiche da più parti le affermazioni del il ministro della Giustizia Carlo Nordio a proposito dell’efficienza del braccialetto elettronico, il dispositivo che dovrebbe difendere le vittime di stalking ma che spesso si è rivelato inutile.
«Vittime si rifugino in chiesa o in farmacia»
Durante il question time al Senato, il ministro della Giustizia ha spiegato che il funzionamento del braccialetto elettronico «è molto spesso incompatibile con i mezzi di trasporto delle persone: nel momento dell’allarme nei confronti di una persona, molto spesso la vittima si trova ad una distanza non compatibile con l’intervento delle forze dell’ordine». «Dobbiamo coniugare questi due elementi – ha aggiunto Nordio – dando un’allerta alla vittima, affinché sia in grado, nel momento in cui coglie questo momento di pericolo, di trovare delle forme di autodifesa, magari rifugiandosi in una chiesa o in una farmacia, in un luogo più o meno protetto».
Braccialetto elettronico, 13mila persone monitorate in Italia
Il braccialetto elettronico in Italia è attivato ai polsi o alle caviglie di 13mila persone per vari reati, di cui oltre 5.800 per stalking e settemila per il monitoraggio.

Come funziona il braccialetto “antistalking”
Il braccialetto elettronico “antistalking” è composto da tre dispositivi: uno alla caviglia dell’aggressore, un apparecchio GPS associato (track) e un dispositivo simile (VTU) dato alla vittima. Il VTU permette di localizzare anche la donna e verificare che l’aggressore rispetti il divieto di avvicinamento, solitamente di 500 metri. I dispositivi inviano allarmi alle forze dell’ordine e alla vittima in caso di violazione della distanza, consentendole di mettersi al sicuro prima dell’arrivo della pattuglia.
Braccialetto elettronico, inefficienze evidenti
La misura del braccialetto elettronico non sempre è in grado di proteggere le donne minacciate da soggetti violenti e stalker. A volte non funziona e l’aggressore non viene segnalato, le forze dell’ordine non arrivano sul posto in tempo oppure semplicemente la donna si dimentica di portare con sé il dispositivo che la localizza rendendo la misura inutile.
Denunce e braccialetto elettronico non sono sufficienti
Troppi sono stati i casi anche recenti di femminicidi annunciati, di donne che avevano già denunciato i propri ex. Camelia Ion, Celeste Palmieri e Roua Nabi, uccise in tre diversi episodi nel 2024, l’anno precedente era accaduto lo stesso a Concetta Marruocco nell’Anconetano. L’ex marito, ricorda l’agenzia Ansa, era sottoposto alla misura del braccialetto elettronico ma riuscì ugualmente ad entrare in casa e ad accoltellare la donna senza che la sua presenza fosse rilevata in tempo.
La sorella della vittima: «Il braccialetto è inutile»
L’intervento del guardasigilli è stato duramente criticato dalle opposizioni, dai familiari delle vittime e dalle associazioni che difendono le donne da violenza e stalking. «Mia sorella non era in chiesa né in farmacia, ma era in casa e non era al sicuro, esiste un posto più sicuro della propria casa? Non so se sia un problema di gps o di linea, ma le parole del ministro dimostrano che il sistema è sbagliato e che il braccialetto è inutile e serve solo a stressare la vittima. Facciano misure più efficaci e restrittive, perché gli aggressori non possono restare in libertà e tenere la vittima in un continuo stato di paura», ha dichiarato Raffella Marruocco, 61 anni, sorella di Concetta Marruocco, commentando le parole del ministro.
«Bisogna studiare bene delle alternative, evitando rimedi fittizi che non servono a nulla», ha aggiunto il suo legale Giuseppe Villa. E per l’avvocato Ettore Censano che per anni ha seguito le vicende di Celeste Palmieri, un’altra donna stavolta uccisa nel Foggiano, «Nordio ha detto l’ovvio. Il problema del marito della signora Celeste è che doveva essere custodito in maniera più rigorosa. Ricordo che pochi giorni prima il dispositivo le era suonato e lei aveva trovato rifugio in una chiesa. Purtroppo quel giorno non ce l’ha fatta».
Differenza Donna contro Nordio: «Uno scaricabarile»
L’affermazione del ministro è «un’inaccettabile scaricabarile istituzionale», ha affermato la presidente di Differenza Donna, Elisa Ercoli. «Il braccialetto elettronico, se effettivamente disponibile, funzionante e correttamente monitorato, è uno strumento utile – ha sottolineato – per vigilare sul rispetto delle misure cautelari. Il problema non è il dispositivo in sé, ma l’assenza di un sistema strutturato ed efficiente per la sua gestione. È necessario che le forze dell’ordine siano dotate non solo di strumenti tecnologici, ma anche di personale dedicato al monitoraggio, formato con competenze specifiche sulla valutazione del rischio, sulla recidiva e sulla protezione delle vittime».
Elisa Ercoli ha precisato inoltre che «l’obbligo dello Stato non è quello di indicare alla donna una farmacia o una chiesa dove ripararsi, ma è quello di dotare il Paese di una rete capillare di Centri Antiviolenza e Case Rifugio, affidati a soggetti specializzati e competenti. La protezione delle donne deve essere garantita – ha concluso – da risorse pubbliche, scelte politiche chiare e investimenti stabili in prevenzione, protezione e giustizia».