Alessandro Impagnatiello è stato condannato anche in secondo grado all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano, la fidanzata al settimo mese di gravidanza, uccisa il 27 maggio di due anni fa nella loro abitazione di Senago, nel Milanese. Lo ha deciso la Corte d’Assise d’appello di Milano, confermando la sentenza di primo grado e le aggravanti della crudeltà e del rapporto di convivenza, escludendo tuttavia la premeditazione. La sentenza è arrivata dopo due ore di camera di consiglio e al termine di un processo di secondo grado durato appena mezza giornata. Impagnatiello è rimasto impassibile alla lettura della sentenza, in lacrime i genitori della vittima.
Esclusa la premeditazione per Impagnatiello
Per i giudici del processo di primo grado, Impagnatiello avrebbe pianificato l’omicidio della compagna per quasi sei mesi, somministrandole a sua insaputa del veleno per topi, sul quale aveva fatto ricerche online a partire dal 12 dicembre 2022. Una ricostruzione, quella che si legge nelle motivazioni firmate dalla presidente della Corte di Assise di Milano, Antonella Bertoja, che ora potrebbe essere stata smontata dai giudici dell’appello. Accogliendo la richiesta della difesa di escludere la premeditazione, la Corte di secondo grado ha fissato il termine per le motivazioni al 15 settembre 2025. Anche la gip Angela Minerva, disponendo la custodia cautelare in carcere e convalidando il fermo il 2 giugno di due anni fa, aveva escluso la premeditazione.
L’ex barman, 32 anni, ha confessato di aver ucciso la compagna con 37 coltellate, dopo il suo rientro a casa la sera del 27 maggio 2023. Quello stesso pomeriggio, infatti, Giulia si era incontrata e confrontata con la donna con cui Impagnatiello aveva da mesi una relazione parallela, facendo così crollare il suo «castello di bugie». Dopo l’omicidio, l’uomo ha tentato per due volte di bruciare il cadavere, decidendo poi di nasconderlo dietro ad alcuni box a poche centinaia di metri dall’abitazione della coppia in via Novella. Nei giorni successivi aveva simulato la scomparsa della compagna, andando lui stesso a farne denuncia, e continuando a inviarle messaggi.
Chiara Tramontano: «Vergogna, è premeditazione»
«Vergogna, vergogna. La chiamano legge ma si legge disgusto». Con queste parole Chiara Tramontano, sorella di Giulia, commenta su Instagram la sentenza del processo in appello, al termine del quale i giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione. «L’ha avvelenata per sei mesi. Ha cercato su Internet: ‘Quanto vleno serve per uccidere una donna’. Poi l’ha uccisa. Per lo Stato, supremo legislatore, non è premeditazione», aggiunge la sorella della vittima. «Vergogna a una legge che chiude gli occhi davanti alla verità e uccide due volte. E smettetela di portare gli assassini ai banchi. Sono assassini. Vanno in cella. Nessuno li vuole liberi, inquinano».

La reazione dei genitori di Giulia
«Preferiamo non dire nulla». Così la signora Loredana, la mamma di Giulia Tramontano, subito dopo la lettura del dispositivo con cui la Corte d’Assise d’Appello di Milano non ha riconosciuto la premeditazione. Mentre i genitori di Giulia hanno lasciato l’aula provati dal dolore, il loro legale, Giovanni Cacciapuoti, non ha esitato a parlare davanti alla telecamere: «Siamo soddisfatti perché nulla sposta», ha affermato in merito alla riforma della sentenza di primo grado con il mancato riconoscimento della premeditazione. «È sempre ergastolo. Siamo soddisfatti».
Legale Impagnatiello: «Valuteremo il ricorso»
«Io sono soddisfatta per quanto riguarda la premeditazione che è caduta. Credo fortemente anche che non ci fossero gli estremi per l’aggravante della crudeltà. Adesso leggeremo le motivazioni e vedremo, anche per capire su cosa si fonda la mancata concessione delle attenuanti generiche. Il termine per il deposito della motivazione è il 15 settembre, valuteremo in quella sede come procedere». Sono le parole dell’avvocatessa Giulia Geradini, legale di Alessandro Impagnatiello, dopo la lettura della sentenza nel processo d’appello per l’omicidio di Giulia Tramontano.
Restano invece le aggravanti legate alla convivenza con la vittima e la crudeltà «in quanto Giulia, durante l’aggressione, avrebbe avuto il tempo», secondo i giudici, «di rendersi conto che stava perdendo figlio» che portava in grembo.
Quanto all’accesso alla giustizia riparativa, per il legale, i giudici decideranno con una provvedimento separato e, qualora Impagnatiello venisse ammesso, «ci vorrà del tempo, molti mesi prima che inizi il suo percorso», ha chiarito Giulia Geradini. Il programma correrà parallelo al procedimento penale e potrà avere ripercussione nell’iter di esecuzione della pena.